Adam Smith, la simpatia morale della mano invisibile

Libero-scambio e ruolo dello Stato

Smith critica il protezionismo sostenendo, quindi, la soppressione di freni al commercio interno ed esterno, l’accesso a nuovi mercati attraverso lo sviluppo o il miglioramento della rete di trasporti e la divisione del lavoro aumentando di conseguenza la produzione economica e il benessere collettivo. Tuttavia, libero scambio e economia di mercato, per Smith presuppongono il principio di simpatia. Tant’è che « Nella corsa alla ricchezza, agli onori e all’ascesa sociale, ognuno può correre con tutte le proprie forze per superare i concorrenti. Ma se si facesse strada a gomitate, l’indulgenza degli spettatori avrebbe termine del tutto. La società non può sussistere tra coloro che sono sempre pronti a danneggiarsi e a farsi torto l’un l’altro. »

Il libero-scambio non implica l’assenza assoluta dello Stato, piuttosto ne limita l’influenza. Per Smith, lo Stato doveva ridursi a: (1) tutela della Nazione, (2) amministrazione della Giustizia (un individuo non deve ledere gli interessi di un altro e (3) opere pubbliche e istituzioni pubbliche: per migliorare le condizioni per il commercio e l’istruzione pubblica obbligatoria. Il mercato era un sistema talmente complesso per cui Smith riteneva che meglio valeva non far nulla piuttosto che fare male.

Infine non va dimenticato il contesto storico nel quale Smith emette le proprie teorie, ovvero quello in cui la società inglese aveva realizzato la trasformazione capitalistica della terra e in cui per contro l’attività industriale era al suo esordio. Un contesto da cui nascevano le nuove figure sociali del salariato e del proprietario. Non è intellettualmente corretto estrapolare parti delle teorie di Smith senza contestualizzarle a quanto la storia ci ha poi riservato. Smith non poteva immaginare del tutto le conseguenze dell’industria delle macchine che, se da un lato aumenta la produzione, dall’altro distrugge di continuo competenze e posti di lavoro obbligandoci a un continuo e faticoso adattamento ai nuovi linguaggi delle tecnologie. Il dilemma è tanto più attuale quanto più il ritmo della trasformazione accelera. Vi è chi sostiene oggi che fra il ritmo dello sviluppo umano e quello tecnologico potrebbe aprirsi una forbice: il nostro sviluppo è lineare, quello indotto da informatica o nanotecnologie è in accelerazione esponenziale. Tale sviluppo tocca anche le classi istruite. Vi sono programmi informatici che prendono decisioni al posto dei banchieri sui prestiti da concedere o no. I disegnatori di microchip non aumentano poiché i computer che essi hanno contribuito a creare sono già in grado di sostituirli. Un economista del MIT ha osservato di recente che negli USA la società si è biforcata sotto la pressione dei nuovi strumenti tecnologici: banchieri, attori, campioni dello sport riescono a guadagnare più di prima anche perché la tecnologia moltiplica la loro capacità di operare nel mondo o trovare un pubblico più vasto all’estero. Ma chi è in basso o in mezzo alla scala delle qualifiche rischia di restare ai piccoli e malpagati lavori di servizio solo perché non sostituibili con l’automazione. Smith non poteva prevedere il degrado morale di certa finanza, le delocalizzazioni e che il mondo, idealmente , morale non si è ancora realizzato. Non poteva prevedere il Sessantotto, con la nascita delle politiche dell’identità (neri, donne, gay, ecc…) e nemmeno l’emergere di un egoismo di massa e del mercato che ci hanno portato in un’epoca in cui “nessuno di noi riesce a vivere in armonia con la propria comunità, a operare pensando che ogni contributo al miglioramento di se stesso possa giovare anche a tutti gli altri” come sostiene il filosofo Maffettone che parla di veri e propri “crampi alla mano invisibile” e di necessità di ricreare un legame di fiducia nella nostra società, essendo venuti a mancare quei valori alla base del principio di simpatia e armonia su cui si fondano le teorie di Smith.

ticinonews

No Comments Yet

Leave a Reply

Your email address will not be published.

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

©2013 LiberalCafe'. All rights reserved.

Testata giornalistica registrata al Tribunale di Roma - n.228/6 luglio 2011

Creative Commons License

Immagini, contenuti e marchi citati in queste pagine sono copyright dei rispettivi proprietari.
Se qualcuno, vantando diritti su immagini e/o testi qui pubblicati, avesse qualcosa in contrario alla pubblicazione, può scriverci per richiederne la pronta rimozione.