Aperitivo in Concerto 2013-2014

Ventinove anni di“Aperitivo in Concerto” , quasi tre decenni di esplorazioni di tutte le musiche possibili, un lungo periodo interamente dedicato a delineare la più creativa colonna sonora della nostra contemporaneità.

La rassegna prodotta e organizzata al Teatro Manzoni di Milano da Mediaset e Publitalia ’80, in collaborazione con Peugeot Italia e H3G Italia, rappresenta da anni un caso ben particolare. Innanzitutto perché è interamente sostenuta e finanziata da fondi privati (fatto, purtroppo, ancora infrequente, in Italia); perché ha sin dalla sua nascita (inizialmente più attenta alla musica accademica europea) puntato su nuovo repertorio e nuovi interpreti; perché da anni conduce un’esplorazione accurata e approfondita del processo di globalizzazione all’interno del mondo musicale, offrendo testimonianze preziose di linguaggi nuovi o riscoperti, di sincretismi, di contaminazioni e delineando un inedito panorama della creatività musicale internazionale ai nostri giorni. Ciò avviene in un contesto nazionale e locale in cui innovazione e sperimentazione musicali che non siano eurocentriche e museali sono largamente assenti. Non a caso, la programmazione di Aperitivo in Concerto” da lungo tempo ormai s’è impegnata nel presentare eventi caratterizzati solo ed esclusivamente da un pensiero fortemente originale e creativo, al di là di ogni steccato stilistico o linguistico.

La ventinovesima edizione di “Aperitivo in Concerto” in programma al Teatro Manzoni di Milano (13 ottobre 2013 – 2 marzo 2014, è stata dedicata più specificamente del solito all’improvvisazione africana-americana e alle molte forme con cui essa declina la propria e le altrui tradizioni. In un momento storico in cui la grande tradizione musicale europea cede in parte il passo alle nuove realtà linguistiche, sempre più dinamiche, provenienti da quello che un tempo veniva definito Terzo Mondo e che oggi invece si appresta ad assumere ruoli dominanti non solo politico ed economici, ancora una volta il “laboratorio” polietnico americano si propone come modello principale di incontro/scontro fra culture diverse. E viene facile riconoscere al jazz e ai suoi discendenti un ruolo primario nell’assimilare, conciliare e rimodellare creativamente i contributi di mondi diversissimi fra di loro. La stessa tradizione africana-americana, come quella americana tout court, è a sua volta estremamente composita e riflette una molteplicità di intrecci e sovrapposizioni culturali: il nuovo cartellone di “Aperitivo in Concerto” cerca perciò di prendere in esame questo peculiare, unico e vastissimo fiume carsico di dati, eredità, linguaggi, costumi e tradizioni, che ha prodotto e continua a produrre correnti ed individualità che contribuiscono in modo determinante alla creazione di nuovi sincretismi e di nuove dinamiche culturali in tutti i Nuovi Mondi che si sono affacciati alla ribalta negli ultimi decenni.

La ricchezza e la varietà creativa di un sommovimento culturale che è nato oltre un secolo fa dalla confluenza di più tradizioni europee ed extra-europee e che è diventato linguaggio comune ben oltre i luoghi in cui si è inizialmente definito ed affermato, sono evidenti nel cartellone di “Aperitivo in Concerto”, che prende il suo avvio in modo sontuoso con due grandi protagonisti: David Murray  (13 ottobre), grande esponente dell’improvvisazione più innovativa degli ultimi quarant’anni e che, raggiunta la classicità con la sua capacità di rileggere e reinterpretare la tradizione africano-americana del sassofono, da Ben Webster a Paul Gonsalves, alla guida di  Infinity Quartet trova nella voce di Macy Gray, celebrata esponente del neo-soul, un riallaccio spettacolare alle radici popolari della musica improvvisata. E sono altre due voci a dare la misura dell’impatto che la musica improvvisata ha avuto anche nel dare vigore espressivo alle aspirazioni delle minoranze e degli oppressi: nella poesia straordinariamente evocativa di Amiri Baraka (27 ottobre) emerge l’inarrestabile forza delle rivendicazioni degli africano-americani grazie anche ad un gruppo musicale che comprende artisti di grande levatura come il pianista D. D. Jackson, il batterista Pheeroan AkLaff e il sassofonista René McLean (figlio di quel Jackie McLean che è stato leggendario protagonista del jazz); allo stesso modo, Anthony Joseph (24 novembre), poeta, narratore, drammaturgo e musicista, leader della ben conosciuta The Spasm Band, riversa nei suoi versi e nella trascinante musica rovente che li commenta le inquietudini, le aspirazioni, i sogni che agitano l’affascinante e composito universo afro-caraibico.

Un evento, in particolare, è letteralmente esemplare delle pressoché infinite capacità di coniugarsi della tradizione africano-americana e di esprimere le tensioni e le dinamiche di culture anche apparentemente troppo lontane per poter partecipare ad un’espressività che sa delineare come nessun’altra la inquieta mutevolezza della nostra contemporaneità: Where Afrobeat meets Kung FU, recita l’apparentemente improbabile motto Amayo and The Fu-Arkist-Ra (17 novembre): “dove l’Afrobeat incontra il Kung Fu”. Amayo è da anni la voce solista di un celeberrimo gruppo interetnico di Brooklyn, Antibalas: nel 2000 fonda la Fu-Arkist-Ra, gruppo di interpreti d’elezione del cosiddetto FU-Afrobeat, un linguaggio dall’espressività fisica semplicemente spettacolare che – sulla scia della geniale afro-psichedelia delineata da Sun Ra e della sua Arkestra – fonde in un unico, irrefrenabile contenitore i ritmi e le movenze rituali delle tradizionali danze del Leone cinesi, ritmi spirituali africani, highlife, funk e jazz. Non è un caso, d’altronde, che la maggior parte dei componenti della FU-Arkist-Ra abbia militato a lungo nei gruppi guidati dall’indimenticabile genio africano Fela Kuti.

         Nicole Mitchell (15 dicembre), superba compositrice e fenomenale flautista, segna con il suo ritorno ad “Aperitivo in Concerto”, dopo il grande successo ottenuto nella scorsa stagione, un momento particolare nel delineare non solo la continua attualità della cultura improvvisativa africano-americana ma anche la sua capacità di darsi forme complesse in costante evoluzione, adattando e aggiornando con straordinaria acutezza il proprio linguaggio, rendendolo sempre più raffinato senza mai abdicare ad una vitalità espressiva le cui radici affondano nelle tradizioni popolari africano-americane: When Life’s Door Opens, in prima europea, è un lavoro di intensa poeticità, scritto espressamente, non a caso, per un periodo di festività peculiari come quelle natalizie. Uno spettacolo che è molto più di un concerto: un inno alla vita, un trascinante rito collettivo fatto di ineffabili melodie e di ritmi ancestrali scanditi da musicisti di eccezionale rilevanza e scelti appositamente per questa prima, come il batterista Tomas Fujiwara, il contrabbassista Ken Filiano, il cornista Vincent Chancey, il chitarrista Marvin Sewall, la turntablist e compositrice Val Jeanty (meglio conosciuta come Val-Inc), di supporto alle voci della stessa Mitchell e di Jamika Ajalon, Fay Victor, Kiran Ahluwalia.

La continuità fra tradizione africano-americana e le proprie radici popolari è ulteriormente esemplificata dall’esibizione dello straordinario violoncellista Erik Friedlander (26 gennaio), protagonista di innumerevoli progetti di John Zorn, strumentista virtuoso quanto potentemente lirico ed espressivo. Il gruppo Bonebridge, suo nuovo progetto, basato sulla collaborazione con artisti di assoluta rilevanza come il batterista Michael Sarin, il contrabbassista Trevor Dunn e, soprattutto, il ben noto chitarrista Doug Wamble, ci porta verso il Sud degli Stati Uniti e verso il blues elettrico, frequentato anche da musicisti ammirati da Friedlander nella sua giovinezza come Johnny Winter e gli Allman Brothers: il violoncello si piega a sonorità inusitate nel dialogare con la evocativa slide guitar di Wamble: un’entusiasmante rilettura della tradizione che attraversa l’intera cultura musicale americana, da New York al Tennessee e che oscilla fra la danza collettiva e l’esaltazione della musica puramente strumentale.

         Un altro abituale partner di John Zorn (artista con cui “Aperitivo in Concerto” ha stabilito da oltre un decennio un rapporto particolarmente fecondo), il bassista Shanir Blumenkranz (16 febbraio), a capo del gruppo Abraxas, con cui interpreta una serie di composizioni zorniana dal secondo Book of Angels, ci illustra la fagocitante capacità della tradizione improvvisativa di assimilare i più distanti e complessi linguaggi, le più articolate culture: il mondo di Abraxas nasce nel coacervo del Medio Oriente, nelle estatiche scale musicali ebraiche, nell’ascensionale cantillazione, in quella tradizione ebraica che, nelle sue diverse ramificazioni, ashkenazite e sefardite, ha saputo farsi ponte fra Europa, mondo slavo e mondo arabo-islamico. Da questo crogiuolo Blumenkranz estrae una primeva forza vitale, rievocando il dramma delle voci dei Profeti nel deserto grazie all’energia al calor bianco di due autentici e spettacolari virtuosi della chitarra, l’israeliano Eyal Maoz e l’armeno-americano Aram Bajakian.

I ben noti Jazz Passengers (2 marzo), guidati dal sassofonista Roy Nathanson e dal trombonista Curtis Fowlkes, (con il violinista Sam Bardfeld, il vibrafonista Bill Ware, il contrabbassista Brad Jones e il batterista EJ Rodriguez), offrono un intelligente e sapido spaccato, imbevuto di humour e ironia quanto speziato da molteplici allusioni e citazioni, delle infinite possibilità linguistiche del mondo improvvisato, fra molteplici diversità di materiali, sovrapposizioni di commistioni, inesauribili sincretismi: il tutto con un approccio in cui il grande virtuosismo strumentale si piega ad ammiccanti approcci teatrali che prendono ispirazione da un artista come John Lurie e dai suoi Lounge Lizards (in cui sia Nathanson che Fowlkes hanno a lungo militato): non a caso, i Jazz Passengers, con le loro  curiose e stimolanti collaborazioni con artisti quali Elvis Costello, Deborah Harry, Tom Waits, sono stati definitiun gruppo hard bop come lo avrebbe sognato Frank Zappa”.

Il cartellone di “Aperitivo in Concerto” si completa con tre “intervalli” dedicati all’aspetto più cameristico e più intimamente dialogante dell’improvvisazione: Aaron Parks (10 novembre), brillantissimo quanto lirico pianista che ha in passato collaborato con Terence Blanchard, Joshua Redman, Gretchen Parlato, Christian Scott e Kurt Rosenwinkel, si presenta per la prima volta a Milano a capo del suo trio, fresco di un’incisione per la prestigiosa etichetta ECM. Strumentista raffinato ma dal piglio vibrante, capace di arricchire la propria poetica di una tavolozza ricchissima di colori, e di melodie,   Parks mostra di sapere essere un innovatore raffinatissimo e trasversale, ideatore di temi affascinanti ed originali ma cui non manca il retroterra della tradizione esemplificata da artisti mitici come Bill Evans e Paul Bley.

         Il quartetto di un fenomenale e sofisticato improvvisatore come il pianista Aaron Diehl (19 gennaio), con il contributo dello stupefacente vibrafonista Warren Wolf, del contrabbassista David Wong e del notissimo batterista Rodney Green, affresca invece un omaggio ad una delle più raffinate menti creative del jazz, John Lewis, geniale e leggendario pianista, eccezionale compositore e co-fondatore del Modern Jazz Quartet, esibendo ancora una volta il valore formale e compositivo che l’improvvisazione sa aggiungere alla propria, incontenibile vitalità espressiva.

Per concludere, un significativo omaggio al grande jazz storico. E’ sempre stata consuetudine di “Aperitivo in Concerto”, nella sua costante esplorazione di tutti “i mondi possibili” in campo musicale, di dedicare alcuni suoi eventi in cartellone al jazz, progenitore di ogni creativo sincretismo musicale novecentesco e oltre. In questa stagione la rassegna ospiterà una delle ultime leggende viventi del jazz, il grandissimo pianista Junior Mance (1 dicembre), che al Teatro Manzoni festeggerà 75 anni di carriera. Eccezionale pianista e accompagnatore di artisti come Gene Ammons, Lester Young, Charlie Parker, Coleman Hawkins, Dinah Washington, Cannonball Adderley, Dizzy Gillespie, Mance, fra i grandi esponenti del cosiddetto soul-jazz e leader di un trio storicamente longevo, è stato da poco inserito nella International Jazz Hall of Fame, accanto ai grandi pionieri del jazz. Si presenta per la prima volta a Milano a capo del suo originale trio, formato dal contrabbassista Hide Tanaka e dalla violinista Michi Fuji, per un emozionante viaggio attraverso e oltre il bop. Egli viene così ad aggiungersi ai tanti protagonisti storici che in questi quasi trent’anni di attività “Aperitivo in Concerto” è stato onorato di ospitare: Hank Jones, Tommy Flanagan, Sonny Rollins, Frank Wess, Max Roach, Dave Brubeck, Ahmad Jamal e altri ancora.

 

**********************

Teatro Manzoni 

13 ottobre – 2 marzo

11 concerti


Abbonamento n. 11 concerti   € 110
in vendita alla cassa del Teatro
02 7636901
dal 18 giugno al 12 ottobre 2013
posti fissi e numerati
Prevendita
dal 30 settembre 2013
alla cassa del Teatro – 02 7636901

Numero Verde 800-914350
circuito Ticketone + Call Center 892.101
link www.aperitivoinconcerto.com

Info:
TEATRO MANZONI
Via Manzoni, 42
Milano – 02 7636901
info@teatromanzoni.it
www.aperitivoinconcerto.com
www.teatromanzoni.it/aperitivo

posti fissi e numerati
Biglietto intero € 12 + € 1 prev.
Ridotto giovani € 8 + € 1 prev.

No Comments Yet

Leave a Reply

Your email address will not be published.

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

©2013 LiberalCafe'. All rights reserved.

Testata giornalistica registrata al Tribunale di Roma - n.228/6 luglio 2011

Creative Commons License

Immagini, contenuti e marchi citati in queste pagine sono copyright dei rispettivi proprietari.
Se qualcuno, vantando diritti su immagini e/o testi qui pubblicati, avesse qualcosa in contrario alla pubblicazione, può scriverci per richiederne la pronta rimozione.