Il colore del melograno

Giuseppe Scelsi, magistrato di lungo corso nella Direzione Distrettuale Antimafia (Dia) e, oggi, alla Procura Generale di Bari, venerdì 21 dicembre, alle ore 18.00, nella suggestiva scenografica della caffetteria “Bar Grande”, presenterà il suo romanzo: “Il colore del melograno”.

L’iniziativa è promossa dall’associazione culturale “Terra del Mediterraneo”. La presentazione dell’opera letteraria sarà a cura di Tommaso Forte, giornalista de “La Gazzetta del Mezzogiorno”, e dell’avvocato Vito Cutrone. Il romanzo. Protagonista della storia è il sergente albanese Filip Galimuna, convinto di servire con amore la sua Patria e il suo popolo, si rivelerà, invece, spettatore, suo malgrado, della distruzione della sua famiglia prima e del disfacimento della sua Terra poi.

Un romanzo vero che vuole mettere in luce le tragiche conseguenze della fine di regimi ingannevoli e totalitari, quelli che hanno messo in ginocchio interi popoli. Uno scritto, quello di Scelsi, che spinge alla curiosità verso una terra, l’Albania, appunto, della quale siamo non solo “fratelli”, ma anche spettatori privilegiati di ben note vicende storiche e politiche. Scelsi, dunque, racconta una storia vera, autentica, appassionata, attraverso il sapiente intrecciarsi di vicende storiche e umane. Insomma, una storia tutta da leggere.

Info: 346.8262198

Il presente in Italia da acclamato pianista e il passato albanese da sergente dell’esercito comunista rappresentano le due esistenze di Filip Galimuna, le cui ferite dell’animo non sono ancora sanate: è lui il protagonista del Colore del melograno (Besa Editrice, pp. 138, euro 15), prima prova letteraria del magistrato Giuseppe Scelsi.
La vita di Filip e quella della fedifraga moglie Iliria sono, però, soprattutto il pretesto per raccontare l’Albania attraverso i drammi della storia recente e le fiabe ispirate alla tradizione balcanica, spesso innestate di forza nella narrazione. Tra queste la triste storia del principe Aziz e della sua amata Melograno, da cui è tratto il titolo del romanzo: «il sangue di Aziz cadde confondendosi sul terreno con quello di Melograno, fino a penetrare entrambi nelle viscere della terra. Passarono i mesi, gli inverni, su quel terreno spuntò un albero […], da quell’albero nacque un frutto rosso come il cuore, dal quale presero a sgorgare perle trasparenti e dolci, la lacrime di Aziz». Ma quello del melograno è anche il colore su cui si staglia l’aquila nera del vessillo albanese; il colore dell’illusione comunista di riscattare i sogni di un popolo; il colore della vendetta a lungo covata da Filip nei confronti di Dritan, spacciatore di droga e amante di Iliria…
Scelsi vuole innanzitutto dar voce ai vinti, dare espressione ai loro traumi, che non possono essere superati oltrepassando semplicemente l’Adriatico, ed è questo intento che giustifica e riscatta qualche ingenuità narrativa (ad esempio la lunga e un po’ confusa sezione che riguarda l’occulto intervento straniero nella recente politica interna albanese) e che sostanzia il personaggio principale: «Filip urlava, perché la forza delle urla potesse sopprimere il dolore; e quando non ebbe più voce, prese a piangere, perché le lacrime diluissero l’amarezza di quei giorni; e quando smise di piangere, prese a scrivere; scriveva, perché immaginava che lasciare traccia del suo dolore, vedere le parole che lo descrivevano, fosse un modo per prenderne le distanze, ma […] la tristezza di quei momenti era talmente vasta da non poter essere contenuta nelle parole».

Giovanni Turi

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