Stefano Disegni e Greg: due artisti tra musica e fumetto

di GIANNI CELA

Stefano Disegni e Claudio Gregori, alias Greg, sono due artisti dai molti talenti e con una caratteristica in comune: il grande amore per il fumetto e per la musica, in particolare il rock ‘n’ roll, e su questi due argomenti abbiamo ascoltato i loro pareri. Prima, per i pochi che non dovessero conoscerli, riassumiamo la storia delle loro carriere.

Stefano è autore e disegnatore satirico, autore televisivo, scrittore, nonché motociclista duro e puro e, naturalmente, musicista. Tra le tappe fondamentali della sua carriera, ricordiamo gli inizi con Radio rabbia alternativa, libro di satira sul mondo delle radio della sinistra (era la fine degli anni ’70) e del loro modo di parlare: poi iniziarono le collaborazioni con “la Repubblica” “Il Manifesto”, “Paese Sera” e così via. Una tappa molto importante fu l’inizio della collaborazione con Massimo Caviglia, durata (con il marchio Disegni & Caviglia) fino al 1997, e con cui lavorò al satirico “Cuore” (di cui Disegni è stato anche direttore) e insieme al quale approdò in TV, negli anni ’80, nella trasmissione Lupo Solitario dove i due parodiavano a fumetti i film più (e meno) quotati. E’ di questo periodo l’invenzione dello Scrondo, un piccolo mostro verde, con la coda e i capelli biondi, sgraziato, politicamente scorretto, volgare, e con uno spiccato accento romanesco, ma dalle battute fulminanti e irresistibili: nato come fumetto, divenne personaggio televisivo in carne e ossa nelle trasmissioni Matrioska e L’araba fenice. La collaborazione tra Stefano e Massimo portò in seguito a pubblicare, nel ’92, Razzi amari, primo musical a fumetti della storia, con allegata musicassetta da ascoltare durante la lettura, con pezzi cantati e suonati da Stefano con il suo Gruppo Volante. A questo fece seguito, nel ’95, Il figlio di Razzi amari, secondo musical a fumetti della storia, anche questo con cassetta allegata, dove Stefano stavolta cantava e suonava l’armonica con gli Ultracorpi.

Ricordiamo, poi, le molte vittorie al Premio per la Satira di Forte dei Marmi, sia con Caviglia che da solo, sia con le testate giornalistiche con cui ha collaborato, sia con le trasmissioni televisive di cui è stato autore. Tra le collaborazioni giornalistiche di Stefano, oltre a “Cuore”, sono da citare quelle con il “Guerin Sportivo”, “Linus”, “L’Unità”, “La Moto”, ma soprattutto con “Ciak” e il “Corriere della Sera”, sui quali da anni pubblica le sue strips. E’ attualmente direttore del “Misfatto”, il settimanale satirico del quotidiano “Il Fatto Quotidiano”.

Ha pubblicato varie raccolte delle sue strisce, tra cui Ve lo do io il bel calcio, Telescherno, Al cinema con Stefano Disegni, e soprattutto il mitico Due ruote e una sella, sul mondo dei motociclisti visto da uno di loro. L’ultima uscita è stata Indemoniato!.

Come scrittore ha pubblicato vari libri: citiamo La coscienza di Zen, Dodici atti impuri, Non sai che t’aspetta, uomo!, e alcuni libri per bambini.

Come autore televisivo ha collaborato a trasmissioni come Convenscion, Mediamente, Crozza Italia, Cronache Marziane, Ciro Visitors, Tintoria. Occasionalmente, è anche attore: è stato il Dottor ASL – parodia del Dottor House- nel pluri-replicato Tintoria.

E’ un valente armonicista, cantante e autore di canzoni e attualmente il suo gruppo è Ruggine…

Greg è attore, e, in coppia con il suo storico partner Pasquale Petrolo, alias Lillo, forma un celebre ed esilarante duo; è talentuoso chitarrista e compositore; illustratore autore e disegnatore di fumetti e, insieme a Lillo, autore e conduttore radiofonico. Ha pubblicato nel 2007, in coppia con Lillo e con la collaborazione di Fabrizio Trionfera, Questo libro cambierà la vostra vita’e, da solo, sempre nel 2007, AgGregazioni. Dal 2005 al 2008 Greg e Lillo hanno collaborato con “La Repubblica”.

Greg inizia la sua carriera come autore e disegnatore di fumetti: i suoi personaggi sono Sergio e i Sottotitolati. Nella stessa casa editrice per cui lavora, la ACME, Greg conosce Lillo, anch’egli autore dei suoi personaggi a fumetti, e da lì inizia la loro storica collaborazione. Quando la casa editrice fallisce, i due decidono, nel 1991, di dare vita, insieme a Paolo Di Orazio, al gruppo rock-demenzial-cabarettistico Latte & i suoi derivati, che, dopo un inizio poco incoraggiante, incontra il successo e pubblica diversi CD: da Greatest Hits a 57 quaranta 170 06 per chi chiama da fuori Roma, a 22 celebri motivi… per sognare, a Sei sicuro che era solamente tabacco?, a Noi e gli animali. Greg, del resto, aveva già militato in altri gruppi musicali, di cui il più importante era stato quello dei Jolly Rockers.

Nel 1997 Greg dà vita ai Blues Willies, con musicisti di prim’ordine, e dove spicca la personalità del fantasmagorico Max Paiella: i fratelli Maranzano (questo il loro nome d’arte) propongono classici blues, swing, rock ‘n’ roll, r’n’b d’annata e ironici brani originali. Oltre a pubblicare due CD, Greg & the Blues Willies e Suonare Stella, hanno partecipato a varie trasmissioni televisive, tra cui Mmhhh con Serena Dandini, Telenauta ‘69, poi Bla bla bla e Suonare Stella. Si sono inoltre esibiti al Concerto del I Maggio a Roma.

Dal 2004 Greg e Lillo sono autori e conduttori della fortunata trasmissione radiofonica 610, in onda su Radio 2, insieme all’altro conduttore Alex Braga e con la regia di Fabrizio Trionfera: tra i vari personaggi, tormentoni e gag spicca, interpretato da Greg, l’esilarante opinionista grande capo indiano Estiqaatsi.

Le partecipazioni di Greg e Lillo a trasmissioni televisive sono moltissime, e tra queste ricordiamo: Le Iene, di cui sono tra i fondatori, L’ottavo nano con Serena Dandini e Corrado Guzzanti, B. R. A. Braccia Rubate all’Agricoltura di Serena Dandini, ed anche Abbasso il frolloccone e Un medico in famiglia. Inoltre commentano le puntate dello show giapponese Takeshi’s Castle. Poi ancora Parla con me, della Dandini, con la parodistica Greg Anatomy, e Victor Victoria e Mettiamoci all’opera. Sono ospiti di Sanremo 2011, nella serata dei duetti, con Max Pezzali, e, attualmente, prendono parte al nuovo programma di Serena Dandini The show must go off su La 7.

Al cinema Greg è protagonista di Tre mogli di Marco Risi, partecipa al corto Gix di Monica Zullo ed è premiato al Fano Film Festival Internazionale come attore protagonista nel corto Metodo di Chiara Siani; è inoltre protagonista de Il fascino discreto della parola, corto di Maurizio Costanzo. In coppia con Lillo citiamo la partecipazione a Blek Giek di Enrico Caria, e Lillo e Greg- The movie, composto da una serie di sketch.

Innumerevoli, poi, i lavori teatrali che Greg e Lillo scrivono e interpretano o che scrive uno e interpretano entrambi. Ricordiamo, tra gli altri, 57 quaranta 170 06 per chi chiama da fuori Roma, Il mistero dell’assassino misterioso (riproposto anche da Rai 2), Work in regress, The Blues Brothers- il plagio, La baita degli spettri, Rockandrology, interpretato dai Blues Willies, AgGregazioni, tratto dal libro omonimo, Intrappolati nella commedia, e, ancora, La Dolce Diva- Burlesque Show e il surreale L’uomo che non capiva troppo.

Chiediamo ai due poliedrici artisti:

Oltre ad essere molte altre cose, siete entrambi disegnatori-autori di fumetti e musicisti: in che maniera si è sviluppato in voi questo intreccio, e che influenze reciproche hanno avuto musica e arti visive (fumetto, illustrazione, pittura) nella vostra formazione?

Stefano: Per me non è stata una decisione a tavolino, quella di passare dal fumetto alla musica e viceversa. Fumetti e musica (rock ) sono sempre stati qualcosa che ha accompagnato tutta la mia vita fin dalla più tenera età, sia letti e ascoltati che disegnati o suonati in prima persona. Ad essere sincero non mi sono mai soffermato troppo a chiedermi cosa stessi facendo e perché. Si è trattato di un’eruzione spontanea continua, non poteva accadere diversamente. Così sono stato un ragazzino tutto rock e fumetti che hanno finito per permeare indelebilmente anche l’adulto. E mi piace pensare che quel ragazzino sia ancora qua da qualche parte, non nell’infantilismo, ma nella curiosità tipica e nell’onnipotenza dei ragazzi che fanno le cose e basta, sarà la realtà poi a decidere se le sanno o non le sanno fare. Io l’ho fatto, coniugare le due cose che amo di più in un’unica proposta, si chiamava Razzi Amari, il protagonista del fumetto cantava le canzoni che potevi ascoltare in cuffia, cantate da me con la mia band. Musica e fumetti, in fondo sono due strumenti al servizio di una stessa esigenza, almeno per me: narrare. Raccontare storie con consistente tasso di emozioni da condividere con gli altri. E’ quello che faccio praticamente da tutta la vita, divertendomi e stupendomi a volte di essere pagato per questo.

Greg: Non saprei dirlo con esattezza. Credo sia un’alchimia sviluppatasi in parallelo. Ricordo che a cinque/sei anni disegnavo, seduto al tavolo di formica azzurra della cucina, mentre alla radio passavano i brani dei Beach Boys, dei Beatles e di Tom Jones. Oppure mentre ascoltavo i dischi di Jazz e di Swing di papà. Lui dipingeva quadri d’Impressionismo astratto. Li trovavo perfettamente fusi con la musica di King Oliver e di Fletcher Henderson.

A mio parere nella storia della musica popolare americane e in arte in quella dell’arte visiva italiana è possibile individuare un continuum fluido, un gioco di richiami e rimandi tra forme alte e basse che non esiste, invece, nella storia della musica italiana, dove le divisioni tra musica colta, leggera, e popolare sono più nette, e, tutto sommato, creano tante fette di ascolto di nicchia, ma che, in fondo, sono una povera eredità di una grande tradizione musicale: che ne pensate e, se siete d’accordo, quali potrebbero essere le cause di questo fenomeno?

Stefano: E’ senz’altro vero: il continuum di cui parli, nella musica americana, è dovuto, secondo me, ad una assenza di pregiudiziali nei confronti dell’espressione artistica povera o popolare che viene considerata non già in base a criteri di confronto con una presunta musica nobile (che peraltro in America non c’è o non è influente, non avendo quel paese tradizioni e radici culturali antiche come le nostre, voglio dire in America c’è stato il gospel ma non certo il Barocco) ma in base alla capacità di coinvolgimento dell’ascoltatore, qualsiasi sia il genere.
Da noi c’è stato il bel canto, la melodia, la musica alta, i grandi maestri: un tacito continuo riferimento, con confronto e complesso di inferiorità, ha fatto sì che soltanto negli ultimi decenni si siano affrontate avventure musicali infischiandosene del suddetto complesso e cantando con l’anima piuttosto che con la tecnica.
Per l’arte visiva è stato diverso: in Italia, non so per quale motivo, sarà l’aria, la ricerca artistica è stata incessante da sempre, con artisti che si sono mossi in totale libertà tracciando spesso la strada a movimenti nati all’estero, utilizzando tecniche di ogni tipo.

Greg: Io sono fortemente convinto che l’Arte negli Stati Uniti abbia avuto tre precise matrici: quella Afroamericana, quella Ebraica e quella Italiana. Il primo brano di Jazz inciso (1917) fu Tiger Rag, scritto e suonato da Nick La Rocca, un cornettista nato a New Orleans da genitori siciliani. Ma di cognomi palesemente italiani ne troviamo a migliaia nella musica, nel cinema, nella letteratura ed in qualsiasi corrente artistica che abbia influenzato il Nuovo Mondo. Quindi non mi sento così distante dalla musica d’oltreoceano.
Non va nemmeno dimenticato che in Italia il filo della nostra tradizione musicale si è interrotto quando arrivò il Jazz. I compositori nostrani si uniformarono immediatamente ai nuovi ritmi e non fu più possibile tornare indietro. Dopodiché giunsero lo Swing, il Rock’n’Roll, il Beat, lo Shake, il Folk, il Rock e la musica italiana fu decisamente seppellita.

Che ne pensate della musica leggera (pop, rock ecc.) attuale, in generale, rispetto a quella degli anni ’60 e ’70 e del fumetto italiano attuale (con le sue filiazioni artistiche) rispetto a quello del periodo, a mio parere innovativo, della fine degli anni ’70?

Stefano: La musica leggera o pop attuale, paga, a mio avviso, una grossa mancanza: quella di un establishment musicale da contrastare, da ribaltare, da far saltare. Oggi non c’è musica in contrapposizione che proponga modi forti e creativamente urticanti rispetto alla musica di consumo. L’ultima innovazione dei linguaggi secondo me risale agli anni ’90, poi tutto è stato assimilato, digerito, riproposto o quando va bene…rappato. Negli anni ’60 e ’70 ogni giorno nasceva un linguaggio nuovo, ogni giorno esplodeva una nuova fisionomia artistica. Oggi al massimo si scimmiottano quei linguaggi sapendo che funzionano, ma non c’è molto di innovativo.
Quanto al fumetto, la penso diversamente: la differenza non è nell’assenza di talenti che possano reggere il confronto con i disegnatori di allora, dirigo un giornale di satira e mi arrivano proposte di tanti giovani disegnatori bravissimi e innovativi.
Oggi la differenza con gli anni ’70 e ’80, quelli per intenderci in cui sono nato professionalmente io, è nella drammatica mancanza di spazi.
Prima in edicola c’erano un florilegio di riviste a fumetti, preziosa palestra per chi voleva fare questo mestiere. Ora la carta stampata è in crisi, non ci sono giornali a fumetti o di semplice umorismo disegnato, forse inevitabilmente viste le nuove tecnologie, Internet per prima; ed è difficilissimo per chi ha una buona mano e intelligenza narrativa trovare spazi per far arrivare il proprio prodotto al pubblico.

Greg: Negli anni Settanta ancora c’era una divisione al 50 per cento tra musica commerciale ed alternativa ed entrambe erano di ottima fattura. Il decennio successivo già vede restringersi drasticamente la nicchia della musica alternativa, mentre quella commerciale diventa sempre più discutibile. Si arriva negli anni Novanta, dove troviamo una nicchia assai esigua e l’egemonia di una musica commerciale di bassissima qualità.
Oggi c’è molta confusione. In Italia non esiste il Rock, ma soltanto una pletora di cantanti di musichetta leggera, da vasco rossi a gianna nannini, dai negramaro a fabrifibra, dai tiro mancino a ligabue. Per non parlare delle gabbie aperte da trasmissioni televisive come i vari Io canto, x-factor e Amici. Negli States, forse, qualcosa di meglio c’è. Ma anche loro hanno una bella immondizia da gestire, tra rihanna, shakira, mika e tutta la corrente r’n’b e hip-hop.

Senza pensarci troppo: quale autore vi ha influenzato di più graficamente e quale musicalmente?

Stefano: E’ una domanda difficile, sono troppi quelli che ho trovato grandi e che consapevolmente o no, possono avermi influenzato: Schulz senza dubbio, per la sua capacità di raccontare mondi con quattro segni, Johnny Hart che con l’assurdità delle storie di B.C. mi ha affascinato con l’imprevedibilità folle delle battute, Walt Kelly con la surrealtà pura delle storie della Palude di Okefenokee…e poi Moebius per la totale libertà creativa che si permetteva infischiandosene a volte persino della comprensibilità delle storie a vantaggio del fascino delle immagini. E poi Altan, le cui battute sono un grandissimo esempio di come si possa fare satira usando il cervello senza mai puntare ai bassi istinti, leggi parolaccia facile. Musicalmente, io sono esattamente la generazione che vide la luce grazie ai Beatles, che aprirono praterie di colori e fantasia musicale, anticipando praticamente tutto quello che è stato fatto dopo, insegnando che si poteva perfino distruggere quanto fatto poco prima a vantaggio del nuovo. Un grande insegnamento. Poi crescendo, assolutamente Rolling Stones, sesso, rock e vita veloce, forse quelli che amo tuttora di più. Ho avuto anche un grande amore, non ancora cessato per Brian Eno e tutto ciò che ha prodotto, Talking Heads per primi. Ma anche qua se mi metto a pensarci non la finisco più, meglio fermarsi.

Greg: Ho tre riferimenti grafici: Robert Crumb, Benito Jacovitti ed Elzie Crisler Segar, in questo ordine. Nella musica invece ho tratto ispirazione da Buddy Holly, inizialmente, poi da Chuck Berry ed adesso da Brian Wilson.

Queste le opinioni dei Nostri su rock ‘n’ roll e fumetti e, per concludere, un consiglio: se capitate dalle parti di un concerto dei Ruggine o dei Blues Willies non ve lo perdete per niente al mondo…

Per la redazione dell’articolo, l’autore ringrazia Chiara C. per la collaborazione.
© Artapartofculture

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