La scoperta della pittura di Vittorio Mosca

di STEFANO ZUFFI

Dal 4 al 31 maggio 2012 presso lo spazio espositivo di via Sant’Andrea 21 a Milano avrà luogo la prima personale di Vittorio Mosca.
Saranno esposti circa 100 opere tra disegni e dipinti eseguiti da Vittorio Mosca negli ultimi due anni. La mostra è a cura di Simona Bartolena.

La serata inaugurale è prevista per giovedì 10 maggio, dalle 18 alle 22 e sarà a favore dell’Associazione Amici del “Centro Dino Ferrari” dell’Università degli Studi di Milano per la ricerca contro la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), a questa sarà devoluto il ricavato della vendita di una parte delle opere in mostra messe a disposizione dell’autore in Limited Edition.

La mostra sarà aperta al pubblico dal lunedì al sabato con orari 10.30-13,30 e 15,30-19,30 e sempre su appuntamento.

La scoperta della pittura

La circostanza è stata del tutto particolare, una situazione personale assai delicata: ma la scoperta della pittura è stata per Vittorio Mosca come l’apertura improvvisa di una diga. Chissà: forse il riserbo innato come tratto caratteristico dell’educazione, forse la memoria (consapevole o inconscia) della straordinaria e “segreta” vicenda artistica della madre Carla Maria Maggi, forse l’appagamento venuto dal fatto stesso di aver trascorso la vita professionale di grande successo accanto a forme, linee, colori applicati al tessile di qualità.

Fatto sta, che la creatività espressiva è sgorgata di colpo, con una felicità e una quantità di opere che appaiono quasi liberatorie. Raccolte in uno spazio cronologico che si conta nel giro delle settimane e dei mesi, le opere pittoriche e grafiche di Vittorio Mosca appaiono ovviamente “imparentate” fra loro, anche se è comunque possibile tracciare una linea di sviluppo creativo che va dall’esercitazione sulle singole teste (tanto da comporre un’ironica “galleria” di tipi fisici e psicologici) alle cosmogonie più complesse, passando attraverso la serie dedicata ai sensi, le visioni oniriche, le combinazioni di personaggi, e soprattutto alle superfici specchianti, che sono forse una delle tappe più rilevanti del percorso.

Base irrinunciabile di ogni espressione figurativa è il disegno, esercizio di stile severo e controllato, passato al vaglio delle cancellature, dei ripensamenti, delle modifiche. Solo dopo essere davvero convinto e soddisfatto del dato grafico avviene il passaggio a tecniche più “permanenti”, dal pennarello al pennello, fino al risultato finale, talvolta coloratissimo. Eppure, questa elaborazione intimamente “classica” appare totalmente riassorbita in dipinti di grande freschezza e immediatezza, che sembrano (ma non sono!) nati di getto, quasi à l’impromptue non senza una leggera e gradevole memoria del più luminoso surrealismo.

Ma quello che stupisce gradevolmente chi osserva una singola opera o una ampia selezione di lavori è l’equilibrio. Ogni dipinto di Vittorio Mosca appare perfettamente bilanciato, grazie a un senso davvero “umanistico” dei rapporti tra linea e superficie, tra immagine e spazio. Ogni elemento della composizione si armonizza con gli altri e con il tutto, con grande semplicità e immediata efficacia. Ne nasce sempre un’impressione di piacere, di limpidezza; una “facilità” di lettura che non è affatto superficialità, ma il frutto di una educazione all’immagine che si è profondamente sedimentata nell’indole di Vittorio Mosca, e che ci viene restituita come forma visibile di una ricerca, logica, giusta e umanissima, di una possibile felicità.

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