L’Ultima cena

Il Museo Diocesano di Arte Sacra S. Apollonia di Venezia (Calle della Canonica – ore 10-17, chiuso mercoledì) espone l’Ultima Cena del maestro udinese Giovanni Cavazzon. Si tratta di un’originalissima opera (tempera acrilica su tavola, cm.200×100) il cui tema è incentrato sulla luce che brilla sulla mensa, con l’effetto delle pitture su vetro medievali; la plasticità delle figure anima il parallelismo, accentuando le linee ritmiche che inseguono i movimenti e gli atteggiamenti coordinati dei commensali. Il colore fluido e armonioso previene o suggerisce la concatenazione compositiva”.

L’autore così commenta la sua opera: “Il tema dell’Ultima Cena è particolarmente affascinante e per un artista costituisce una sorta di sfida, proprio per la grande concentrazione di temi ed anche per la difficoltà tecnica e scenografica che comporta.

Ho provato ad affrontare questo quadro a modo mio, partendo innanzitutto da un punto di vista diverso da quello a cui la tradizione mi ha abituato, per provare a dare nuove prospettive e suggestioni. Ho poi scelto di raffigurare l’immagine di un solo modello per rappresentare l’unicità del messaggio cristiano e perché tutti noi siamo parte di tutto e tutto è parte di ognuno di noi.

Già nell’impostare il disegno ho provato un grande coinvolgimento che si intensificava via via, mentre il quadro prendeva forma e colore: non mi sentivo spettatore di ciò che si andava svolgendo in una qualche stanza, ma mi sentivo pienamente partecipe dell’avvenimento. Avvertivo il vociare degli Apostoli, sentivo su di me lo sguardo del Cristo, mi sentivo colpire dalla luce.

Ecco, la luce. Questo è un elemento che ho ritenuto particolarmente importante: è degradante, si irraggia da diversi fuochi e raggiunge anche Giuda, il peccatore. Ma non colpisce tutti: cambiando la lettura del quadro, gli uomini non sono più i dodici apostoli ma sono metafora dell’umanità. Un personaggio è chino, ma basterebbe un suo atto: basterebbe che si alzasse e sarebbe abbracciato e scaldato da quella luce.

E quella luce scalda anche me.”

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