Revisionismo laico e democratico: la questione democratica

Questo è il trattamento che il Regno d’Italia ha riservato ad alcuni dei suoi principali padri fondatori; si potrebbero analizzare trattamenti anche peggiori, riservati a patrioti di minore fama; ma, in questa sede basti sottolineare che un simile comportamento, definibile più che irriconoscente avverso, trova spiegazione nelle idee, repubblicane, democratiche e federaliste, sulle quali i vari Garibaldi, Mazzini e Cattaneo intendevano fondare un’Italia libera per i cittadini. Per differenza, non risulta difficile identificare le forze reazionarie, che prevalsero e che riuscirono a fondare uno Stato autoritario di sudditi. In breve, le forze risorgimentali conservatrici si saldarono con quelle reazionarie e cattoliche, nonché con quelle feudali del meridione d’Italia e riuscirono a dare vita ad un nuovo Stato Leviatano di hobbesiana memoria, che nel tempo assunse i volti delle repressioni antipopolari del 1898 del Generale Fiorenzo Bava-Beccaris, delle decimazioni perpetrate a seguito della disfatta di Caporetto durante la I Guerra Mondiale, delle imprese coloniali, del fascismo, dell’ipocrisia di una Costituzione repubblicana ricca di valori civili mai realizzati, della ideologia burocratico –statalista e dell’ideologia stalinista, del giustizialismo, dell’impotenza riformatrice e del nulla della così detta seconda Repubblica; per non parlare degli scandali finanziari da quello della Banca Romana di Bernardo Tanlongo del 1892 a quello del crac Parmalat del 2003 o dei misteri italiani della Mafia, delle stragi di terrorismo, di Piazza Fontana a Milano, di Ustica, della stazione di Bologna… e di quant’altro la Magistratura non ha potuto o non ha voluto chiarire. Sullo sfondo di questo scenario ha sempre campeggiato una permanente ingerenza religiosa cattolica nella vita civile e laica del Paese, per non parlare di quella straniera, francese e britannica nel periodo risorgimentale, alle quali si aggiunse quella tedesca nel periodo post unitario ed, in fine, quella nordamericana, che accompagna l’Italia dalla fine della seconda Guerra Mondiale. Si potrebbe dire, senza timore di esagerare, che attualmente in Italia operano con modalità sincronica ben tre governi gerarchicamente ordinati secondo la seguente gerarchia in ordine di importanza crescente: il governo italiano, il governo papalino ed il governo statunitense.

Qualcuno potrebbe obiettare che se la storia d’Italia è stata questa non poteva essere altra. In altre parole, se il Risorgimento non fosse stato quello che fu, probabilmente, non si sarebbe realizzata neppure l’Unità d’Italia. Sicuramente la storia non può essere né riscritta sulla base di mere ipotesi e non è neppure opportuno ipotizzare esiti diversi della medesima, fondati su semplici desideri; tuttavia è non solo lecito, ma addirittura necessario evidenziare i carattere salienti, che hanno fornito alla storia il volto che al presente possiede. In questo solco non è possibile tacere, che il carattere profondamente conservatore e moderato della storia italiana ha impedito lo scoppio di quelle rivolte popolari, che in altri paesi europei sfociarono in vere e proprie rivoluzioni sociali. Ossia la grande assente della storia italiana è proprio la rivoluzione e, conseguentemente, da tale assenza si comprende la mancanza di quello spirito di fiera, combattiva ed indomita autonomia, che caratterizza e deve caratterizzare i cittadini delle moderne democrazie per distinguerli dai sudditi delle antiche monarchie.

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