La nostra volontà di dare un nuovo e concreto impulso alla memoria di quelle migliaia di onesti lavoratori che contribuirono alla crescita economica e socio culturale della Tunisia ci ha condotto, ad un anno dalla nascita della Nuova A.N.I.T. associazione nazionale italiana rimpatriati dalla Tunisia, ad un grande evento previsto per il 21 giugno 2013, il 1° CONVEGNO NAZIONALE DELL’ASSOCIAZION NUOVA A.N.I.T. per la “rivalutazione degli indennizzi delle aziende agricole espropriate in Tunisia”.
La nostra storia parte da lontano. Già dalla fine dell’800 fino alla prima metà del 900 fiorì in quella terra una comunità formata da agricoltori, artigiani e operai specializzati che all’interno di una realtà complessa e multietnica incrementarono il lavoro e lo sviluppo stabilendo con i tunisini ottimi rapporti di collaborazione. I nostri padri avevano acquistato terre e realizzato opere in ogni settore con il sudore della propria fronte. Noi non eravamo coloni come ancora qualcuno erroneamente afferma. Tutto ciò che i nostri nonni e i nostri padri possedevano era stato acquistato con grande spirito di sacrificio in quanto la Tunisia era sotto il protettorato francese.
Fu grande, infatti, l’apporto degli italiani in termini di modernizzazione degli apparati produttivi del paese nordafricano. L’agricoltura, in particolare, conobbe un profondo e sostanziale sviluppo che vide la trasformazione di larghi appezzamenti di terre abbandonate e incolte in aziende di alta e sofisticata qualità; vennero create le prime industrie che si avvalsero di competenze e macchinari moderni e molte furono le opere pubbliche che testimoniano il proficuo e nobile passaggio degli italiani in Tunisia.
Oggi, pertanto, si delinea la volontà da parte della ‘Nuova A.N.I.T.‘ di rendere giustizia morale e concreta allo smacco subito che ancora non trova risposte esaurienti all’umiliante ‘cacciata’ del 1964, anno nero dell’espropriazione delle terre e del tempestivo e selvaggio rimpatrio di migliaia di famiglie in Italia. L’esproprio avvenne in tempi brevi ci ritrovammo sulla nave, trasferiti alla rinfusa in vari campi profughi d’Italia. Il tutto accadde senza preavviso. Molti italiani persero le radici, il lavoro, le case, le terre.
Ora si riaccende il coro dei figli e dei nipoti che nel rispetto della memoria di un passato encomiabile chiedono risposte concrete come recita l’articolo 3 dello statuto dell’Associazione ‘per esercitare ogni e più opportuna azione a tutela degli interessi morali ed economici e delle condizioni di lavoro dei profughi rimpatriati dalla Tunisia’.