di Claudia Moschi
Will Smith è uno di quegli attori molto bravi che nella disperata ricerca del blockbuster si precludono molte possibilità di eccellere. Divenuto il primo nome nella lista dei casting per i film di fantascienza, la delusione per non aver vinto nessun Oscar a dispetto delle due nomination (per Alì e per La ricerca della felicità) deve avergli fatto voltare le spalle al cinema raffinato per abbracciare anima e corpo le grandi produzioni americane, quelle che sbancano i botteghini senza un perché.
Hancock ne è un esempio. E’ la storia sconclusionata di questo reietto con superpoteri, alcolizzato e sociopatico, che nei brevi intervalli di tempo in cui è sobrio si lancia in acrobatici e maldestri tentativi di salvare ora un uomo, ora una balena, o per arrestare dei malviventi. Fa più danni che altro ed è odiato dall’intera popolazione di Los Angeles che non perde occasione per insultarlo. Soltanto un idealista filantropo, interpretato da Jason Bateman, pensa di poterlo redimere trasformandolo in un vero super-eroe, sobrio ed educato, con tanto di tutina attillata. La moglie, Charlize Theron, è scettica: sembra essere convinta che quelli come Hancock non possano cambiare. Ovviamente verrà smentita e, ça va sans dire, si rivelerà indissolubilmente legata alle sorti del protagonista perché anche lei appartiene alla stessa specie, estinta, di titani.
Una trama inesistente, un ritmo lentissimo interrotto solo da qualche sporadica risata, sequenze non eccessivamente spettacolari che non valgono il prezzo del biglietto, volgarità in quantità tali da farmi dubitare dell’etichetta “film per famiglia”. Persino la morale appare contorta e, mi auguro, fuorviante: sembrerebbe suggerire che quelli nati per stare insieme, le due metà della mela, perfettamente complementari e compatibili non possano vivere felici e contenti, anzi! Se vogliono sopravvivere devono stare lontani uno dall’altra.
Cinico, non c’è che dire.
Hancock, 2008.
Regia di Peter Berg.
Con: Will Smith, Charlize Theron, Jason Bateman.