Giornalisti, zelanti ficcanaso, negli affari della camorra

di AUSILIA GUERRERA

Il mondo è diviso in due iperstati, in guerra fra loro. Dopo Siani, caso eclatante di un’informazione passata al setaccio da “cosa nostra”, nonché di una vita frugata nei suoi minimi intimi dettagli e infine stroncata dalla camorra, si allunga la lista dei giornalisti la cui vita è messa a repentaglio   –  un esempio fra tutti Roberto Saviano –   dal loro lavoro di cronaca,  fatto di scandaglio e di indagini accurate e meticolose, con fughe in avanti riguardanti i loschi traffici internazionali di “cosa nostra”. La camorra, che tutto vede e tutto sa, come un grande fratello del male, ne segue passo-passo la “carriera”, spiandone di continuo le piste, cercando di mettersi di traverso, ostacolando la vita di questi purosangue dal fiuto sicuro, rendendogliela amara. La camorra interviene contro i giovani cronisti, mentre la società civile tutta, compatta, dovrebbe lottare sia per garantire, in primo luogo, il diritto sacrosanto all’informazione, senza oscurantismi di sorta, da parte dei poteri vari chiamati in ballo, sia per conservare un granello di umanità. Cosa indovinano i giornalisti, dediti alle loro inchieste sulla mala, che fanno tanto allarmare mafiosi e camorristi?

Evidentemente tutto, o niente. Delle due, l’una: così tirano a indovinare i mafiosi, che rilanciano con minacce versus i giornalisti, purché cali il sipario su “cosa nostra”. Appunto! L’importante è il silenzio e l’ombra, per affari, legali e illegali, sempre più inveterati nella realtà economica del Belpaese. Una compromissione ai limiti della legalità che non permette che si scavi veramente mai a fondo, che si arrivi al bandolo della matassa, perché le propaggini tentacolari della “piovra”, si irraggiano dovunque, senza che si arrivi mai alla matrice di quegli interessi ultramilionari profondamente compromessi con il Potere. Mentre la trasparenza del potere, connotato essenziale della democrazia, non è affatto assodata e pare cedere il passo a forme e luoghi di decisione sempre più concentrati, oscuri, clandestini. La rinascita sempre e comunque della camorra, che come la fenice rinasce dalle proprie ceneri, va fatta all’ombra, o comunque nel silenzio di una società civile omertosa. Il potere della camorra va combattuto, oltre che dallo sforzo istituzionale e organizzativo peculiare della magistratura, anche a suon di articoli (che schiaffeggino la camorra) per rompere e scuotere l’indifferenza e l’omertà che tollera queste forze annichilenti – qualunque siano, in qualunque tempo.  Azzardare indagini, nel momento in cui ci si adopera semplicemente nel fare il proprio mestiere, per i tanti giornalisti, meno noti di Saviano, ma altrettanto brillanti pervicaci e pugnaci,  fa sì che, purtroppo, s’ingrossino le fila delle persone minacciate dalla camorra. La preparazione da parte della camorra delle minacce dell’odio che fervono per intimidire chi fa il proprio dovere, silenziando sul nascere qualunque rivelazione in merito, non può lasciarci indifferenti.

Occorrerebbe dedicarsi, settimanalmente, alla produzione di pamphlets, con tanto di elenchi di minacce ricevute dai cronisti,  atti a destare un’attenzione pubblica sopita, impiegata in blocco, per un movimento d’opinione, in specie giovanile, totalmente prodigo a far scuola di pensiero e così blindare la coscienza di fronte all’insostenibilità e alla ripulsa a pelle delle atrocità nemiche, anche solo psicologiche; in nome di un’intolleranza dell’opinione pubblica tutta versus ogni manifestazione della criminalità organizzata, per riavviare un sistema informativo dei giovani che punti a ricostruire qualche modello di riferimento culturale diverso dallo scambio (ineguale) di merci.      In un gioco delle parti, in cui i termini di paragone sono da un lato la società civile libera di esprimersi su tutti gli aspetti, anche e soprattutto negativi, della società civile (per in-formarla), e dall’altra la mela marcia delle organizzazioni criminali che non attecchisce più nel cuore della nostra vita, pur tramando nell’ombra, sfuggente le previsioni i controlli e le inchieste giornalistiche.

Una bella idea di dissociazione su tutta la linea e di dissoluzione dell’idea stessa di qualsivoglia germoglio della camorra, è in potenza per un offuscamento reale della camorra, che non deve però accompagnarsi alla sua emarginazione (una sorta di eclissi…) dalla memoria collettiva (mai dimentica), che vigili invece sempre sulle indagini in corso, per una costante riflessione storico-culturale. Dunque pamphlets come bollettini di guerra, in una guerra-guerreggiata di intimidazioni e risoluzioni violente contro la cronaca, come autentico supporto  psicologico-morale,  per chi è vittima del male per antonomasia. Perché l’importante è che se ne parli: sempre e comunque. Ci si dovrebbe indignare e prodigare in una razione giornaliera di notizie, opere e omissioni, di fatti e misfatti, dove nulla è lasciato al caso, e nulla è intentato. Un’incisione a pelle sulle nostre coscienze che non lasci grumi sporchi di domande inevase inquietanti e vibranti sulle arterie e sui giri di affari della mafia e della camorra e sulla loro azione cogente la libertà di espressione per antonomasia: la libertà di stampa. Silenzio stampa, dunque, secondo la camorra.

Lo psico-reato se è vero che non comporta la morte, la prepara. È la morte. È un’incisione nelle pieghe e nelle righe delle pagine e delle giornate dei cronisti, che incute paura, ma che non spezza il fiato in gola di questi giornalisti che continuano a parlare e a scrivere soprattutto dei loro vessatori. Escamotage troppo ovvio e inconcludente, perché la minaccia, messa a cavallo delle giornate dei purosangue dell’informazione, non disarciona mai questi zelanti ficcanaso.

 

No Comments Yet

Leave a Reply

Your email address will not be published.

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

©2013 LiberalCafe'. All rights reserved.

Testata giornalistica registrata al Tribunale di Roma - n.228/6 luglio 2011

Creative Commons License

Immagini, contenuti e marchi citati in queste pagine sono copyright dei rispettivi proprietari.
Se qualcuno, vantando diritti su immagini e/o testi qui pubblicati, avesse qualcosa in contrario alla pubblicazione, può scriverci per richiederne la pronta rimozione.