di BIANCA MARIA SEZZATINI
Geppi Di Stasio nasce a Roma “per errore”. Errore perchè, pur amando profondamente questa città, la sua vera origine, quella che sente dentro essendoci vissuto per più di trent’anni, avendone anche i genitori e non solo, è Napoli.
Pur vivendo a Roma, Napoli è il suo background, la sua crescita, la sua cultura, la sua vita.
Geppi. Quando ti è venuta la passione per il teatro???
La passione per il teatro non mi è mai venuta. E’ nata con me perchè sono anche figlio d’arte. Praticamente, non avrei saputo fare altro. Ma in teatro ho svolto tutte le funzioni.
Parlaci dei tuoi primi lavori, il significato intrinseco e cosa volevi comunicare al pubblico.
Se parli dei miei lavori come autore posso dirti che la cosa principale che intendo comunicare, prima di essere qualcosa di gradevole, sia qualcosa su cui si possa discutere. Anche se faccio teatro comico non disdegno mai il contenuto e, se serve, la polemica.
Perché ad un certo punto hai iniziato a diventare scrittore e regista delle tue rappresentazioni? A che cosa ti sei ispirato e cosa ti ha spinto?
A un certo punto della mia vita ho pensato, sbagliando, che il lavoro dell’attore fosse solo quello di eseguire e che non fosse creativo e mi sono messo a studiare la regia. Poi, conoscendo le avanguardie storiche e le tecniche, ho capito che ero in errore e ho ripreso a recitare. Autore ci sono diventato dopo che, come regista, sentivo sempre più la necessità di manipolare i testi per adattarli meglio alla scena del mio tempo e ho capito che avevo una certa vena.
In merito alla scuola di teatro, quali gli obiettivi che ti sei dato?
Non ho una vera scuola di teatro, ma solo un gruppo che ha tanta passione, pur provenendo da altri ambiti, e che muore dalla voglia di esprimersi in scena guidati da un professionista.
Quali sono i tuoi autori preferiti e perché?
Shakespeare è poesia, anima, psicanalisi letteratura della scena a tutto tondo. Molière è il Teatro! Tra i napoletani amo Annibale Ruccello per il suo essere così liricamente maledetto.
Il tuo giudizio sull’attuale trend teatrale a Roma ed in Italia
Credo che l’Italia non sia un paese civile perché investe troppo poco sulla cultura. 500 anni prima di Cristo Pericle sul teatro ci fondò la Democrazia che è una cosa di cui non sappiamo cosa fare al punto da volerla esportare a tutti i costi. A Roma c’è tanto fermento sia buono che cattivo, ma rischia di avvitarsi tutto su sé stesso se lavorano sempre gli stessi che, provenienti dalla televisione, cercano nel teatro solo una cittadinanza. E possono farlo perchè a Roma è più comodo perchè si è vicini a tutto.
Progetti futuri?
Per la prossima Stagione conto di mettere in scena almeno altre mie tre commedia nell’ambito del Cartellone del Teatro delle Muse; commedie ironiche immerse nella nostra realtà. Ma sicuramente anche qualcosa di musicale che ammicchi alla tradizione ma con brani originali che strizzano l’occhio al café chantant pur parlando di fatti di oggi. Posso anche dirti che mi piacerebbe non rimanere solo nel mio spazio, ma marcare una presenza anche in altri Cartelloni romani. Naturalmente tutti i miei prodotti sono esportabili al di fuori del Lazio, come fortunatamente spesso accade.
Grazie Gepi e “in bocca al lupo”. A noi non resta altro che aspettare per venirti a vederti.