Il discorso del re

da CINEANGEL

Viaggiamo nella coraggiosa Inghilterra che si appresta a vivere tre “colpi bassi” in poco tempo: la morte di un re carismatico come Giorgio V, l’infatuazione dell’erede per un’attrice americana…ed un nuovo re (il fratello del precedente) timoroso ed inatteso, alla vigilia della seconda guerra mondiale. Fossimo stati in Italia, non sarebbe stata una tragedia, ma nella nebbia lugubre della seriosa Londra la situazione è amara.

Alla fine Giorgio VI sarà l’asso nella manica di Churchill e dei servi di Sua Maestà. “Il Discorso del Re” è un film interamente concentrato su un discorso e se solo vi fermaste al titolo, cambiereste subito sala, ma c’è tutto quello che si può trovare nella modernità di questi giorni e che molte volte non trova giustizia: uomini che fuggono dalle responsabilità per infatuazioni e soggetti inadatti a grandi compiti che si ritrovano a doverli compiere e lo fanno al meglio, ma c’è anche il razzismo verso gli “immigrati” di allora, il sospetto verso gli autodidatti, quelli che di fronte ad attestati, protocolli e cartacce, fanno valere il loro talento e la loro…voce.

Se ormai l’Oscar non spetta al miglior film ma alla “migliore idea” (ricordate The Millionaire o The Hurt Locker), allora questo film può meritarlo, perché ci mostra quanto è importante il carisma di un uomo ma anche la sua umiltà, merce rara in tempi di reggenti superman e di consiglieri relegati ad autisti di barbie girl. Non darlo a Geoffrey Rush l’Oscar, sarebbe un delitto, il suo ruolo di maestro vi ricorderà un Robbie Williams un altro professore poco ortodosso ma molto orgoglioso e sottovalutato.

Valutazione: 3 angeli e mezzo

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