la presentazione venerdì 27 marzo alla Libreria Aseq di Roma
Un anno di vita nel tentativo di conoscere se stessi attraverso la quotidianità. E’ questo il filo conduttore del romanzo del giornalista Alberto Samonà dal titolo “Il padrone di casa”, uscito in tutta Italia per Robin Edizioni
Dodici sono i mesi raccontati nelle pagine de Il padrone di casa, racchiusi in altrettante lettere che il protagonista scrive a un’amica lontana. E tuttavia, il tempo è anche metafora di un ritmo “circolare” che, in un certo senso, scandisce tutto lo svolgersi del racconto, affidato alla forma del romanzo epistolare.
Il libro sarà presentato venerdì 27 marzo, alle 20,30, alla libreria Aseq di Roma (in via dei Sediari, 10, fra piazza Navona e il Pantheon). Sarà presente, fra gli altri, il giornalista Bent Parodi, autori di decine di saggi su argomenti simbolici e tradizionali. L’ingresso è libero.
In 156 pagine viene esposto un anno di vita, vissuto da un uomo, che racconta all’amica le “confessioni” sulla propria condizione spirituale. Il punto di vista del protagonista è quello di un affermato studioso di argomenti tradizionali ed esoterismo, che dopo una vita trascorsa a incassare i complimenti dell’intellighenzia e degli intellettuali suoi colleghi, vive un’esperienza che lo pone in una condizione nuova. A seguito di questo avvenimento, che suona come uno shock, egli apre gli occhi e si rende conto di avere trascorso troppo tempo a studiare sui libri l’universo della simbologia esoterica e della spiritualità, senza però sentirne mai l’intimo significato connesso a un reale lavoro su di sé. Da questa presa di coscienza, l’uomo è come se rinascesse in una condizione differente, della quale scrive nelle proprie lettere, raccontando i tentativi e le impressioni nuove della vita ordinaria, che appaiono così sorprendenti e ricche agli occhi di chi prova a osservare al di là del velo. La destinataria delle lettere non risponde ed è forse proprio lei la figura principale del romanzo: il suo prolungato silenzio, infatti, la rende misteriosa e regale. È quasi come l’esatto opposto dell’anonimo intellettuale che scrive freneticamente i propri resoconti: la sua perfetta polarità contraria, quella che invece di scrivere e parlare, vive in un “centro di gravità permanente”, in quiete e in silenzio.
L’ammissione della propria condizione di “nullità” da parte del protagonista e la comprensione di una possibilità contrassegnano le pagine del romanzo, in cui l’autore sembra riferirsi in più di un’occasione all’insegnamento del filosofo armeno G.I. Gurdjieff, pur senza citarlo mai in modo diretto. Nelle pagine de Il padrone di casa sono anche presenti riferimenti, ben celati, alla simbologia ermetico-alchemica.
Il libro è stato erroneamente ritenuto da certa critica come un romanzo psicologico o a sfondo introspettivo. E invece, il lettore più attento può cogliere gli autentici significati “esoterici” e di ricerca interiore, connessi ad un sincero lavoro su di sé, che il libro traccia in modo inequivocabile. Ben diverso dalla narrativa ordinaria usa e getta. Il padrone di casa, appare, dunque come un saggio sul percorso iniziatico, solo “travestito” da libro di narrativa. E anche per questa ragione, Samonà pone una domanda, lasciandola volutamente senza risposta: “Quando il padrone di casa farà ritorno nel “luogo” che gli appartiene?”
Alberto Samonà, giornalista, vive e lavora a Palermo. Ha pubblicato i libri Le colonne dell’eterno presente (2001), La Tradizione del Sé (2003). È autore dello spettacolo teatrale Una fiamma a Campo de’ Fiori e di diversi racconti, alcuni dei quali messi in scena a teatro.
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