Forse perché donna, forse perché straniera, forse perché la fama di suo marito Giuseppe, del quale fu sempre innamorata ed al quale diede quattro figli, ne oscurò la fama. Forse perché la sua vita fu breve e durò solo 28 anni.
Ana Maria de Jesus Ribeiro de Silva, questo il suo vero nome. Aninha per i suoi affetti più cari. Anita per la Storia che la consacrò a Eroina dei Due Mondi, per aver combattuto, a fianco al marito, sia in Brasile, contro l’oppressione imperiale, che in Italia, contro l’oppressione pontificia e clericale.
Ragazza ribelle sin da bambina e amazzone senza pari, mal sopportò il matrimonio che la famiglia le impose con il calzolaio Miguel Duarte, che lei mai amò e che morirà pochi anni dopo, combattendo nell’esercito imperiale contro i rivoluzionari.
Si innamorerà subito di Giuseppe Garibaldi, il rivoluzionario, il democratico, il repubblicano venuto dall’Italia, amante della causa degli oppressi, che sposerà e con lui intraprenderà la lotta per l’indipendenza del Rio Grande dall’Impero del Brasile e, successivamente, dopo aver dato alla luce Menotti, Rosita (che morirà di scarlattina a soli 2 anni), Teresita e Ricciotti, si trasferisce a Genova dalla madre di Garibaldi ed il marito la raggiungerà qualche mese dopo, assieme ad Andrea Aguyar, ex schiavo di colore, originario dell’Angola ed ormai divenuto fedelissimo Tenente del Generale in camicia rossa, sino alla morte avvenuta nel corso della battaglia in difesa della Repubblica Romana del 1849, contro le truppe franco-pontificie.
Anche in Italia, Anita, seguirà le imprese del marito, sino alla morte prematura causata dalla malaria e che la colpirà proprio allorquando la Repubblica Romana sarà ormai perduta., con Garibaldi in fuga e lei che viene trasportata dal marito e dai compagni su un vecchio materasso, nei pressi di Mandriole di Ravenna.
Una grande perdita per un grande uomo. Una grande perdita per l’Italia che, da tempo, l’ha dimenticata e da tempo tende a voler dimenticare Garibaldi o a sminuirne l’opera di eroe senza macchia e che, a sprezzo del pericolo – cosa che oggi pressoché nessuno avrebbe il coraggo di fare – combattè, armi in pugno, per un’Italia libera e sovrana, oltre che per un’Europa di nazioni sorelle e unite dall’ideale repubblicano e socialista umanitario. Pochi infatti sanno o ricordano che, Garibaldi, assieme a Mazzini, a Bakunin, a Marx e ad Engels, fu fra i fondatori della Prima Internazionale dei Lavoratori, nel 1864.
Oggi l’Italia, schiava dei tecnocati di Bruxelles e l’Europa, schiava del Grande Mercato Transatlantico e del Fondo Monetario Internazionale, necessiterebbero di una nuova Anita e di un nuovo Giuseppe Garibaldi in grado di liberare ancora una volta i popoli dai nuovi oppressori: politici, imprenditoriali e finanziari.
Oggi, l’Italia e l’Europa, necessiterebbero di un nuovo moto d’orgoglio e di riscatto nazionale e morale, sull’esempio seguito dall’America Latina degli ultimi quindici anni, con particolare riferimento all’Uruguay dell’ex Presidente José “Pepe” Mujica, garibaldino dei giorni nostri.
Studiamo e diffondiamo la Storia, per quel che ci riguarda e compete. Evitando soprattutto di scadere in sciocchi e stupidi revisionismi neoborbonici e neoclericali, che certo non onorano la memoria dei combattenti di ogni epoca, ideale e Paese d’origine.
Anita Garibaldi (1821 – 1849) è un’eroina dimenticata.