Scempio della cucina italiana all’estero e dei prodotti dell’enoalimentare

Una delle sfide da vincere all’estero è raccontare la biodiversità italiana. La crisi delle teorie identitarie generata dal metissaggio culturale e dalle dinamiche di ibridità della globalizzazione spersonalizza concetti, luoghi e contenuti dando vita a nuove scale di valori e a nuovi codici di lettura.

Il bisogno di meditare sui sani valori che fanno leva sul senso di appartenenza territoriale e l’informazione corretta da condividere con le culture di altri popoli rappresentano un valido baluardo a salvaguardia delle tradizioni, delle emozioni, della laboriosità, dell’essenza creativa e dei sentimenti dal sapore antico che esprimono i prodotti dell’enoalimentare italiano. Le opinioni esposte dalla promoter-sommelier Eva Kottrova, est europea ma pasionaria del gusto italiano in cucina e infaticabile ricercatrice di biodiversità alimentare di nicchia, nell’ambito del Prestige Reserve Wine Tasting di Budapest dedicato alla selezione dei cento migliori vini internazionali, non sono state immuni da severe critiche nei confronti degli interventi poco tempestivi del nostro labile “Sistema Paese” nella lotta al cosiddetto “Italian sounding”, nei riguardi della paura di osare nel comunicare e per le troppe contaminazioni mistificatrici subite dalla ristorazione italiana all’estero.

Ha altresì esortato gli ungheresi a far conoscere fuori del proprio territorio l’ottima cucina magiara pressochè sconosciuta nel mondo e bacchettato inoltre pesantemente la moltitudine di comunicatori esteri che al di fuori del suolo italiano in varie forme divulgano contenuti assolutamente non corretti e fuorvianti dati in pasto agli stranieri appassionati dell’enogastronomia del Belpaese, oltre ai tantissimi locali italiani all’estero che spacciano pietanze a dir poco inquietanti sotto l’egida della cucina italiana, partorendo violenze culturali ove l’ignoranza di alcuni operatori diviene fonte di ampio inquinamento.

Ovviamente le critiche mosse non hanno riguardato in alcun modo i tanti ristoratori artefici di esaltanti esperienze sensoriali e i sani operatori del settore che con la loro maestria hanno reso grande il nome dell’Italia nel mondo ma che purtroppo non rappresentano la maggioranza tra gli oltre centomila locali tricolori sparsi per i continenti che hanno l’onere, oltre che il privilegio, di educare lo straniero alla nostra straordinaria cultura culinaria.

Prosegue testualmente la promoter: “Il condominio delle responsabilità collettive per la mancanza di serie politiche di protezione e l’utilizzo incontinente del brand Made In Italy, apposto indiscriminatamente su ogni genere e in ogni dove, unitamente al proliferare di improbabili certificazioni e marchietti tutti improntati all’eccellenza genera confusione, omologazione qualitativa dei prodotti e forte calo di credibilità disorientando i fruitori finali. L’Italia è protagonista assoluta nel comparto ma ancora non ha piena coscienza della sua meravigliosa identità; è necessario rivalutare l’utopia della bellezza, del sublime, di tutto ciò che è dato dall’intrinseca relazione tra sapere e ben fare innalzando il grado di consapevolezza degli operatori del settore poiché oggi sorprende la facilità con la quale si regala il termine eccellenza ad ogni prodotto dell’enoalimentare”.

Sulla rotta di un futuro globale e condiviso, dove il reale valore è rappresentato dalle differenze culturali tra i popoli, non per dividere ma arricchire, l’enoalimentare di livello e la buona interpretazione del sapere culinario divengono ambasciatori esclusivi dell’immenso patrimonio culturale radicato nella nostra terra e divulgatori di suggestivi messaggi che superano la mera fruizione dell’alimento. “Nel genoma della gens italica è custodito un ricchissimo patrimonio di storia, arte, cultura ed è un paradosso l’aver accettato nel tempo l’utilizzo del testimonial anglosassone riferito al marchio “Made in Italy”, quando nel mondo si affannano a creare ed imitare loghi con chiaro riferimento alla lingua di Dante. Voi italiani comunicate Italian life style, Made in Italy, Magic Italy e all’estero si ostinano a copiare termini come: Pasta, Pizza, Cappuccino,….”.

Eva Kottrova docet,… anche se in questo preciso momento dello stile di vita all’italiana molti stranieri farebbero volentieri a meno!

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