Convivenze

Si è inaugurata sabato 23 giugno al Museo Archeologico di Amelia la mostra “Convivenze. Un percorso tra archeologia e arte contemporanea”. La rassegna, articolata nei due piani del Museo presenta una cinquantina di opere tra dipinti, disegni, sculture e fotografie di venti artisti contemporanei diversi per generazioni e aree di appartenenza. Un nobile “dialogo” tra i molteplici linguaggi dell’arte astratta e figurativa e i reperti archeologici della storia amerina, raccolti negli scavi della città e nei suoi dintorni.

Il biglietto da visita dell’esposizione è l’installazione di Cecilia Bossi che interpreta la statua del germanico, utilizzando materiali diversi, segnati da tracce pittoriche. Il percorso continua con le opere di Antonella Pernarella, cariche di ricchezza cromatica, e con i recenti lavori di Fabio Santori che trasforma in opere d’arti legni di recupero. A seguire altri artisti legati da un unico filo conduttore: la ricerca del vero. Paul De Hann  e Selly Avallone si soffermano sul tema della natura morta, realizzate con una minuziosità che non tollera semplificazioni. E se Rosita Sfischio prende in esame il tema della figura femminile catturata nella sua intimità, Maurilio Cucinotta mette in scena storie fantastiche e misteriose.

Di nobiltà tutta letteraria invece la pittura di Stefano Sorrentino, che sovrappone al tessuto pittorico parole tratte dai manoscritti della vita dei grandi musicisti. La visita prosegue con le tele del periodo “emozionista” di Nuccia Amato, dipinte con una purezza formale e i lavori, lampeggianti di luce e di colore di Anna Salvati. La quotidianità è ripresa anche nella grande tela “Naufraghi” di Egidio Scardamaglia densa di particolari narrativi e nei paesaggi del Gargano, orlati di una felicità cromatica di Vincenzo Esposito. E ancora una scelta di disegni sul nudo femminile di Vincenza Costantini, definiti da una linea intensa e armoniosa e uno straordinario reportage, di scatti in bianco e nero “Sguardi del nostro tempo” di Robbi Huner.

La sezione finale della mostra presenta alcuni esempi di pittura materia e lirica: Angela Scappaticci si esprime con la tecnica del cretto elevando la materia a protagonista dell’opera; Anna Seccia, figura di primo piano della pittura aniconica, riflette sul valore della pittura stessa articolata con venature e giustapposizioni cromatiche che dal 1986 lascia spazio all’azzurro del cielo; Cristina Messora esplora la musicalità del segno con tinte cupe e inserti collagistici. Lirici anche i paesaggi lunari di Felixandro, notturni monocromatici spolverati da superfici luminose. Punteggiano il percorso espositivo le sculture in pietra di Beatrice Palazzetti, un modellato tentato dall’astrazione per il loro movimento curvilineo e le sculture in plexiglas di Rodolfo Fincato con inserti di foglie colorate.

Un panorama molto variegato dell’arte nostra ultima che si confronta in un dialogo  a distanza con le opere del museo.

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