54° Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. Per il 150° Dell’Unita’ D’ITALIA. Urbino – Orto dell’Abbondanza. Dal 29.06 al 27.11.2011
a cura di Vittorio Sgarbi
Mai sito è più appropriato quale quello scelto nella Regione Marche ad Urbino, per ospitare la 54 Esposizione d’Arte Internazionale della Biennale di Venezia , nell’anno del 150° dell’Unita’ d’Italia: l’orto dell’abbondanza.
In effetti la Biennale di Venezia curata da Vittorio Sgarbi, è davvero un “proliferare di frutti eterogenei”, che rendono tangibile la vastità della ricchezza di linguaggi, nel patrimonio contemporaneo delle arti visive.
All’Orto dell’Abbondanza martedì 28 giugno alle ore 17.30 ad Urbino nel padiglione più sconosciuto in assoluto nella scena internazionale dell’arte contemporanea , vale a dire , il Padiglione Italia, in quanto tenuto sempre ai margini ,ossia non riconosciuto dal sistema museale , verrà presentata la 54. esposizione internazionale d’arte contemporanea. In via del tutto eccezionale quest’anno per l’ occasione delle celebrazione del 150° sarà , come un vorticoso gioco, o meglio un rompicapo, poiché seguirà in itinere un Paese, l’Italia, dove nasce prima il suo idioma che lo Stato, dove nasce prima la Cultura che la sua Nazione.
Le Marche avranno per l’occasione due mostre una nel capoluogo della regione ad Ancona , alla Mole Vanvitelliana ed una ad Urbino , città che si candida a città della Cultura in Europa, con appunto la mostra all’Orto dell’Abbondanza , dove partecipano ben 53 artisti contemporanei.
In questo “caos” narrativo, istituzionale, storico che è il Paese –Padiglione Italia , così lontano nel bene e nel male da ogni parvenza di “ sistema virtuoso concettuale e/o museale” e ancor più , da ogni tentativo di programmare un percorso di conoscenza e/o di esposizione , stabilendone quindi dei parametri e dei limiti, si arriva inesorabilmente alla celebrazione per la prima volta forse, dell’essenza stessa dell’arte, ossia : “ alla strada, alla strada che compie il pensiero e la materia , un’esperienza lucida e paranormale al tempo stesso , nelle menti, nei cuori e foss’anche negli spiriti che, liberi, danno la vita agli artisti nelle opere “.
Uno di questi” spiriti liberi”, ospiti al Padiglione Italia nella 54 Esposizione Internazionale d’Arte alla Biennale di Venezia ad Urbino c/o l’Orto dell’Abbondanza è, l’emergente Madalin Ciuca , artista romeno che vive nelle Marche a Macerata, talento interessante che merita un certain regard,
per la ricerca oltre “il formalismo pittorico” che con le sue opere compie, dove il risultato visibile è un’immagine di una “poetica pura” ma non semplice.
Il reale viene da Madalin Ciuca intrappolato in realtà arbitrarie e stranianti , in logiche astratte e quindi estremamente parziali dove i toni chiaro scuri spesso drammatici e reali tendono a manifestare la presenza soggettiva dell’autore che in questo modo cerca di rappresentare la sua individualità virtuosa sull’impersonalità della pura forma pittorica.
Questa volontà di “presenza” all’interno dell’Opera-Madalin Ciuca, rivela una concezione artistica-virtuosa-manuale, da considerarsi forse ancora meccanica ma che, paradossalmente rivendica un concetto ardito, ovvero l’assenza della mano , della mano stessa.
Madalin Ciuca , produce un’opera d’arte organica, nel senso che tratta il materiale come qualcosa di vivente , ne rispetta i significati come se originassero da una concreta situazione vivente, e dove dallo studio spasmodico della luce effettuata sempre dallo stesso, si evince la “vita del materiale “ in continuo divenire, cioè estratto dal contesto funzionale che gli conferisce la forma.
Ecco che allora si esce dal puro significato che rivela la forma, propria della teorica neo