Una biennale ‘Illuminante’

di VITTORIA BIASI

La prima conferenza stampa ha ufficializzato le direttive della 54° Esposizione Internazionale d’Arte raggruppando le mostre in uno schema che procede nella creazione di pilastri espositivi, come li ha definiti il Presidente della Biennale di Venezia, Paolo Baratta.

Il primo è costituito dai Padiglioni dei Paesi che partecipano in modo permanente (28 con 30 Paesi titolari). Si aggiungono spazi all’interno dell’Arsenale o in luoghi di Venezia. I Paesi che hanno confermato l’adesione sono 88 e se il Giappone potrà essere presente con animo emozionato visiteremo l’opera di Tabaimo (vero nome Ayako Tabata).

Il secondo pilastro è costituito dalla mostra internazionale del curatore della Biennale Bice Curiger. Il curatore ha il pregio di portare per la prima volta in Biennale un percorso di luce, costruito attorno ad una ricerca filologica fino ai linguaggi contemporanei.

Il Terzo pilastro è costituito dal Padiglione Italia a cura del prof. Vittorio Sgarbi, che ha aperto lo sguardo della Biennale su realtà di artisti italiani che vivono all’estero, dando rilevanza agli Istituti di Cultura che rappresentano il panorama culturale all’estero, alle istituzioni no profit, agli Istituti, alle Accademie e Università, coinvolte nel discorso artistico – creativo. La Biennale si propone come un polo, un’occasione di partecipazione attiva che deve attraversare i mesi espositivi.

All’interno della Biennale e dei suoi eventi collaterali, oltre i possibili itinerari visivi, emerge per me un primo percorso di collegamento tra la mostra internazionale ILLUMInazioni e altre due esposizioni.

Il curatore Bice Curiger con ILLUMInazioni privilegia gli artisti che hanno affinato un pensiero, un’intuizione ‘sulla luce generata dall’incontro con l’arte, sull’esperienza illuminante, sulle epifanie derivanti dalla comunicazione reciproca e dalla comprensione intellettuale’. Il progetto curatoriale racchiude, impagina gli intenti di creare possibilità partecipative del pubblico, proponendo un percorso filologico sulla poetica rivelazione della luce.

In tal senso la Biennale fa emergere accanto agli artisti una lettura di ampio respiro, introdotta da altri curatori. Con ciò rammento Targetti Artlight collection e la relativa pubblicazione di Ammon Barzel (1998) che poneva l’itinerario contemporaneo della creatività della luce tra il Manifesto Futurista e Piero della Francesca, Pontorno, Caravaggio e George de la Tour. Il linguaggio estremo della luce, per quel progetto, è stato rappresentato da artisti che hanno proseguito nella direzione luministica, come Fabrizio Corneli.

Lo studio progettuale di Bice Curiger individua altre origini e traccia un percorso contemporaneo partendo da Gianni Colombo e dalla sua vibrante concezione della luce.

La ricerca di Colombo, artista del gruppo T, è l’epicentro di una storia di luce, che, nell’esposizione del curatore, manifesta le possibili declinazioni, come nell’opera di Jack Goldstein (Untitled 1985), fino alle accumulazioni di luce di Monica Bonvicini, ai moduli neon di Navid Nuur.

Monica Bonvicini Light Me Black, 2009 147 fluorescent lights, white metal fixtures, steel structure, electrical cables, 2 breakers, steel chains approx. 160 x 550 x 140 cm, height variable Installation view: Galerie Max Hetzler, Berlin, Monica Bonvicini, Bet Your Sweet Life, 2010 Photo credits: def image
La ricerca della luce collega al bianco, all’artista Paolo Di Capua che, da vari anni vive a Seoul (Korea), dove prosegue la ricerca sulla candida monocromia in un rapporto costante tra pittura e materiale povero, nella creatività infinita tra il bianco e la sua luce. L’artista confronta la monocromia con i materiali poveri, estrapolando segni del vedere e del sentire la superficie. Nasce un percorso velato all’interno dei legni, che divengono porte visive, musicali di un oltre. Il direttore dell’Istituto di cultura italiano in Corea, dott. Lucio Izzo, ha proposto le opere di Paolo di Capua secondo un concetto di identità culturale, di tradizione pittorica riconosciuta, stimata all’estero. L’artista riveste, con bianche velature, le narrazioni lignee, conducendo i sussurri materici nei silenzi siderali, sottili incontri tra spazio e corpo.

Paolo Di Capua, Crescita di piante notturne 2001/2011 steli in alluminio e acciaio
Tra gli eventi collaterali, che fanno emergere realtà territoriali, vi è la mostra della Fondazione Pino Pascali, diretta da Rosalba Branà, che, (1 giugno – 31 luglio, Palazzo Bianchi Michel di Venezia), ha la centralità nell’esposizione di opere inedite di Pino Pascali, suddivisa per tematiche. Saranno presenti inoltre le installazioni sul tema dell’acqua, introdotto da un’opera di Domingo Milella.

L’eco della particolare personalità di Pascali è all’origine della seconda sezione della mostra con una ricognizione storica del Premio Pascali conferito, negli anni, a personalità di rilievo, che hanno interagito con lo stesso artista. La terza sezione illustra i linguaggi creativi della Regione Puglia tra cui gli artisti Miki Carone, Daniela Corbascio, Claudio Cusatelli, fino a Massimo Ruiu, Giulio De Mitri, Iginio Iurilli.

Riprendendo le parole del Presidente Paolo Baratta, la Biennale offrirà una possibilità di conoscenza delle forze trasversali che attraversano la cultura, portando a livelli di coerenza e professionalità alcuni momenti celati dell’arte.

Vittoria Biasi
Storica dell’arte, critico e curatrice internazionale

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