di PIETRO PAGANINI
Il liberalismo è metodo, e in quanto tale fonda la propria sostanza sul metodo scientifico: risolvere i problemi sociali attraverso l’implementazione di un metodo scientifico il cui scopo è quello di confutare costantemente le teorie esistenti attraverso il processo empirico della prova ed errore. Per questa ragione ai Liberali interessa la scienza. La scienza come il Liberalismo è prima di tutto “dubbio”. Karl Popper ha introdotto lo strumento della “falsificazione”, come strumento di progresso. Se noi falsifichiamo, cioè dimostriamo che le teorie esistenti sono errate, dovremmo essere in grado di proporne di migliori e nuove: questo è il progresso scientifico. Ma è anche il progresso sociale, in un ottica Liberale. Il Liberalismo è infatti progresso, proprio perchè opera per falsificare i dogmi esistenti proponendo costantemente alternative migliori. Più una società è plurale e aperta e più sarà in grado di trovare alternative e produrre novità. Al contrario, più una società e chiusa e monolitica e più sarà dogmatica.
I Liberali dovrebbero perciò partecipare al dibattito che a volte ritorna sul concetto di “dogmatismo scientifico”. Nella “Logica delle Rivoluzioni Scientifiche”, Thomas Kuhn descrive la scienza come processo ciclico che alterna fasi di grandi scoperte (le rivoluzioni scientifiche) a fasi “normali”, in cui si istituzionalizza un paradigma scientifico, ossia un insieme di regole e di procedure accettate da una comunità che si è consolidata proprio su quel paradigma. Le comunità scientifiche sono conservatrici per natura perchè tendono a difendere la propria “norma”. Il modello elaborato da Kuhn non è solo applicabile alla scienza, esso è estremamente utile per descrivere le dinamiche con cui una comunità si istituzionalizza e opera attorno ad una norma. Comunità e norme di riferimento entrano in crisi quando una o più idee originali ne minano i fondamenti. Tali novità saranno rivoluzionarie se riusciranno a smantellare il vecchio paradigma convincendo la comunità di riferimento. Ogni rivoluzione determina una nuova norma e una sua comunità di riferimento. E’ un ciclo a spirale con salto in avanti, che genera nuovo sapere.
Le comunità tendono a conservare la norma vigente, diffidano della diversità, sono ambienti chiusi: condividono al loro interno ma escludono tutto ciò che è diverso. La Società Aperta di Popper propone un modello epistemologico opposto, che esalta la diversità da cui potenzialmente potrebbe derivare la crisi del paradigma esistente e quindi un nuovo sapere che ci avvicina ancor di più alla verità. Più si opera per falsificare le norme e gli usi di una comunità e più verosimilmente si smantella il paradigma esistente. Chi opera per falsificare è spesso osteggiato dal conservatorismo. Le comunità dovrebbero invece apprezzare il dubbio da cui deriva la volontà di falsificare il paradigma esistente. Così non succede. Anche le comunità che si definiscono “progressiste” sono conservatrici, perchè allontanano da sè la diversità che non risponde ai canoni comunitari. Kuhn e Popper non sono in dissenso ma, al contrario, consequenzialmente utili per noi. Il primo è stato ingiustamente accusato di “marxismo” perchè ci fornirebbe una visione storicista della scienza e della società. Nulla di più falso. Egli prova a spiegare la produzione di conoscenza, osserva e descrive semplicemente come opera la scienza. Il modello che ci fornisce è applicabile anche ai fenomeni sociali. Popper al contrario non descrive, ma ci dice come la scienza dovrebbe operare. Con Kuhn descriviamo la politica, con Popper la affrontiamo. Il Liberalismo è dubbio prima di tutto, è la propensione a falsificare quanto le comunità precostituite dogmatizzano.
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