Il negazionismo non può essere reato

0
979

di LUCA MARTINELLI

Sulla verità non si vota. La verità si determina con i fatti, con lo studio, con la ricerca. Un fatto che non può essere messo in discussione non è una “verità”, ma un “dogma”. È per questo che non condivido affatto l’idea di punire per legge chi nega che l’Olocausto sia avvenuto.

Non ritengo sia necessario dover ribadire quanto già ho scritto sul tema della memoria. Ricordare che “questo è stato” e che mai più dovrà essere è giusto e sacrosanto. È comprensibile lo scoramento degli esponenti della comunità ebraica italiana, di fronte agli ultimi esempi di negazionismo e di come questo venga tranquillamente insegnato nelle nostre università.

Ma punire per legge chi è negazionista è come tentare di bloccare la diffusione di determinati contenuti su Internet: impossibile, inutile e controproducente. Conculcare la libertà di pensiero, anche quando questo è oggettivamente aberrante, non può che portare acqua al mulino di chi pensa in maniera oggettivamente aberrante. Punire i negazionisti per le loro idee non farà altro che renderli “martiri della libertà d’espressione”, cosa che non sono, né saranno mai.

Questo non significa affatto che sia inutile anche continuare la lotta al negazionismo. Anzi, essa va combattuta ogni giorno, ma non con le leggi, bensì con i fatti storici acclarati. Però questo è un compito che spetta agli storici, non ai giudici. I tentativi di tracciare una verità storica in sede giudiziaria sono quasi tutti falliti, e non si capisce perché stavolta dovrebbero funzionare.

Allo stesso modo, non è servito censurare e proibire la diffusione “ufficiale” delle idee nazionalsocialiste: il divieto di pubblicare per intero (anche a scopo critico) il Mein Kampf di Hitler non ha impedito che ne circolassero copie clandestine o di dubbia qualità, né ha impedito che continuassero ad esistere movimenti nazisti. C’è addirittura da ritenere che a partire dal 2017, quando scadranno i diritti d’autore (attualmente in mano al Länd della Baviera) sullo scritto hitleriano, ci sarà un’improvvisa impennata di attivisti e movimenti di estrema destra.

Più che maggiore rigore penale, serve maggiore rigore scientifico. E, magari, più informazione volta a distruggere i pregiudizi e le teorie del complotto. Non semplici condanne di chi non pensa che sei milioni di esseri umani siano stati ammazzati perché ebrei, ma vere e proprie analisi ed inchieste sulle radici di questa negazione – e su quanto esse siano inconsistenti. Servono edizioni critiche degli hate books, serve sensibilizzare sulle radici dell’odio. È la strada più difficile e lunga da percorrere, ma è anche quella che permette ad una società libera di rimanere tale.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci il tuo nome