Voltaire e le “Lettere inglesi”, nuova edizione presentata a Lodi Liberale

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Nella 283esima serata di Lodi Liberale in cui è stato presentato il libro di Voltaire ”Lettere inglesi“, pubblicato da Silvio Berlusconi Editore, insieme a Antonio Gurrado (Assegnista in Storia della filosofia dell’illuminismo presso l’Università di Pavia), Claudio Martinelli (Professore di Diritto pubblico comparato presso l’Università degli Studi di Milano – Bicocca) e Debora Sicco (Assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università del Piemonte Orientale).

 

“Questa pubblicazione fa parte di una nuova serie di classici che sono stati ripubblicati dalla rilanciata casa editrice Silvio Berlusconi Editore” il Presidente dell’Associazione Lorenzo Maggi ha presentato gli ospiti della serata, ha introdotto il volume su cui si confrontano i relatori, presentato come un libro molto ricco, importante e curioso, con delle riflessioni molto valide.

 

“Ai tempi di Voltaire la religione e la politica erano fortemente collegate, nella mente dell’epoca la religione era il collante sociale, la libertà religiosa quindi corrispondeva alla libertà sociale e politica. La ricostruzione di Voltaire è interessante. In seguito passa a parlare dell’importanza del commercio e del ruolo degli intellettuali.”

 

“Voltaire era scappato dalla Francia perché sulla sua testa pendeva un mandato di cattura – ha spiegato Gurrado – non era la prima volta che veniva denunciato, ma in questo frangente decide di cambiare aria e di recarsi in Gran Bretagna. La sua vita cambia. Frequenta i teatri e i salotti, frequenta persone in vista nella società e nell’economia britannica e in poche settimane si prende il meglio di una Inghilterra che finisce per idealizzare.”

 

“Voltaire ritiene che gli intellettuali debbano essere liberi, autonomi e indipendenti economicamente e culturalmente. Durante il funerale di Newton riflette sul fatto che in Inghilterra il modo di vivere degli intellettuali è diverso rispetto alla Francia. Con questo libro produce due diversi originali, inglesi e francesi: quando inizia a prendere appunti sull’Inghilterra lo fa in inglese, inizia dal suicidio, dalla tendenza degli inglesi al suicidio. Poi ci saranno cambiamenti, ma non cambia l’intenzione, il libro sarà pubblicato per primo in inglese, perché sono la cronaca di come Voltaire si libera dal ruolo subalterno relegato degli intellettuali francesi. Nel libro c’è un Io della prima lettera di 4 e c’è un Io finale che critica Pascal. E’ una sorta di romanzo di formazione di un lunghissimo procedimento di liberazione, che parte dalle Corti francesi e dall’educazione Gesuita e arriva a un uomo che prende decisioni libere, cambiando il ruolo dell’Intellettuale nel continente.”

 

LA LAICITA’ DELLO STATO E’ GARANTITA DALLA TOLLERANZA’ DI CREDO

 

“L’Inghilterra di Voltaire è quella della Gloriosa Rivoluzione inglese. La tradizione della libertà inglese parte dalla Magna Charta ovvero dal Medioevo: la Seconda Rivoluzione è la chiusura di un lungo periodo che chiude con la riaffermazione della storica tradizione liberale inglese. Gli inglesi, dopo Cromwell – ha detto Claudio Martinelli – provengono da una opposizione del popolo contro il Re, contro la dittatura, contro le imposizioni.” 

 

“La chiusura di questo braccio di ferro è quindi qualcosa di più. Una sorta di aggiornamento delle antiche libertà con una certa attenzione alla centralità del Parlamento. Il Bill of Rights del 1689 ad esempio è stato di notevole influenza in Europa, anche in Italia. Questa è per la storia inglese una nuova fase istituzionale, quella che noi chiameremmo affermazione dello Stato liberale attraverso una specifica forma di Governo, che si identifica con la Monarchia Costituzionale.”

 

 

DAI PHILOSOPHES AI FILOSOFI NATURALI, ESPERTI SCIENTIFICI

 

“A partire dal 1721 la figura del Primo Ministro in Inghilterra diventa particolarmente importante: il primo ministro della storia britannica ha una sua importante anche rispetto a Voltaire. Voltaire nelle sue lettere sviluppa tre filoni: la tematica religiosa, quella istituzionale e quella rispetto alle figure che sono determinanti nel ‘600 inglese per produrre le novità intellettuali e culturali che faranno dell’Illuminismo britannico di Bacon, Newton, Locke, le figure di spicco. Voltaire entrerà in polemica con Cartesio e con Pascal.”

 

“Nel 1726 Voltaire arriva in Inghilterra. Non è ancora il Voltaire che conosciamo: è convinto che la gloria gli deriverà dai poemi epici e dai versi d’occasione, sgomitando fra scrittori di corte ansiosi di compiacere nobili e sovrani. I due anni trascorsi a Londra e dintorni, tuttavia, trasformano la percezione che ha di sé e del mondo. Voltaire entra a contatto con un contesto culturale rivoluzionario, qual è quello di Locke, Newton, Bacon, Pope, Bolingbroke. Va a teatro ogni sera, studia la fisica e impara a essere un filosofo. Soprattutto, in Inghilterra scopre la libertà: quella dell’intellettuale, che rivendica il diritto a esprimere le proprie idee senza censure; quella del commerciante, che col proprio spirito d’impresa contribuisce alla ricchezza della nazione; quella del politico, che tramite la difesa delle proprie idee persegue un ideale di bene collettivo. A partire da queste Lettere, qui tradotte per la prima volta dall’inglese, lingua in cui sono state quasi interamente scritte, Voltaire si prodiga come nessun altro nell’affermazione su vasta scala di questo valore fondamentale per l’umanità. Due anni dopo rientra in patria, importando in Francia le idee che ha assorbito oltremanica: sarà l’inizio della formidabile avventura intellettuale che frutterà il Candido, il Trattato sulla tolleranza, il Dizionario filosofico. Diventando il più grande paladino della libertà, Voltaire non si limiterà a rivedere le proprie ambizioni; cambierà del tutto la storia d’Europa. Voltaire (1694-1778), pseudonimo di François-Marie Arouet, fu un intellettuale simbolo dell’Illuminismo, contributore dell’Enciclopédie. Scrisse decine di opere di filosofia, storia, drammi, romanzi e pamphlet.”

 

LA FIGURA DI VOLTAIRE TRA DUE MONDI CULTURALI DIVERSISSIMI TRA LORO

“La valutazione delle stesure precedenti la prima edizione ufficiale francese, è importantissima, perché presenta l’opera nella sua più ampia prospettiva di fronte a diverse utenze.” Debora Sicco ha presentato l’argomento della pubblicazione cercando di mettere in luce anche il tipo sarcastico e la definizione che Voltaire fa nella presentazione a due pubblici diversi di un contesto, politico, religioso, intellettuale.

 

“Andando a rileggere queste lettere, però, c’è sempre una certa fluidità: mette in luce vantaggi e svantaggi di entrambi i pubblici, cercando di confrontare le istituzioni inglesi e francesi e cercando di far pensare entrambe le utenze: imparare quello che c’è di buono, abbandonare gli aspetti negativi, anche degli Accademici.”

 

“Voltaire inizia anche a occuparsi della letteratura inglese traducendo liberamente alcuni testi con vis polemica. Cerca di fare delle considerazioni di linguistica, mettendo in luce la differenza nella composizione, facendo emergere il suo sogno editoriale di editare in francese le maggiori opere dell’epoca e un dizionario francese.”

 

“Voltaire cerca di fare un’operazione azzardata, difficile, di divulgazione: c’è una volontà piena di provare ad esprimere il suo pensiero arrivando dove altri non arrivano. Si è parlato dell’influenza del pensiero inglese su quello francese: Locke e Newton erano conosciuti anche prima che ci pensasse Voltaire, ma con Voltaire arrivano al grande pubblico.” 

 

Questa pubblicazione diventa interessante a maggior ragione se la si legge alla luce di queste riflessioni e di queste considerazioni.

 

Martina Cecco

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