120 anni dalla nascita di Deng Xiaoping, il leader socialista riformista che modernizzò la Cina

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Deng Xiaoping (1904 – 1997) fu il leader socialista cinese che, guidando la Repubblica Popolare Cinese dal 1978 al 1989, la seppe trasformare in una potenza mondiale, attraverso aperture al mercato, ma al contempo mantenendo il carattere socialista della Repubblica e adattandolo alla mentalità cinese.

Deng viene infatti ricordato come un grande modernizzatore.

Il prof. Giancarlo Elia Valori, fine analista geopolitico e Honorable de l’Académie des Sciences de l’Institut de France, in diversi suoi articoli ha ricordato le celebri “Quattro modernizzazioni” lanciate da Deng Xiaoping nel 1978: “agricoltura, scienza e tecnologia, industria e difesa nazionale”.

E ha altresì fatto presente come “La modernizzazione cinese non è una visione che la Repubblica Popolare vuole imporre ad altri Paesi, come il caso dei tentativi d’occidentalizzazione che a tutti i costi quel sistema di produzione cerca d’imporre al mondo. Cercare la soddisfazione per il popolo cinese e il ringiovanimento della nazione è la missione base della modernizzazione cinese” (…) L’era del socialismo con caratteristiche cinesi fornisce una garanzia istituzionale più completa, una base materiale maggiormente solida, nonché una forza spirituale più attiva verso la modernizzazione nazionale. Si combinano i principi fondamentali del marxismo con caratteristiche cinesi attraverso la realtà specifica della Cina e con la sua cultura tradizionale. La spinta alla modernizzazione, l’approfondimento della sua comprensione teorica, la continua maturazione strategica e l’arricchimento della pratica, sono state avanzate in una serie di idee, nuovi punti di vista e lungimiranti conclusioni, che arricchiscono e sviluppano teorie modernizzatrici. Essa è una nuova analisi delle teorie che hanno promosso da anni le conquiste e i cambiamenti storici del Paese.

E questo sin dal 1978, grazie a quel Deng Xiaoping apprezzato anche dall’allora nostro grande Presidente del Consiglio socialista Bettino Craxi, il quale lo incontrò in visita ufficiale in Cina nel 1986, ove fu ricevuto con tutti gli onori.

E dall’ex Ministro degli Esteri, il socialista Gianni De Michelis che, apprezzando molto il nuovo corso socialista riformista cinese, come ha ricordato recentemente Paolo Franchi nella sua biografia edita da Marsilio, un giorno – entrando in polemica con il fratello Cesare – gli disse “Mettiti in testa, caro Cesare, che i centomila libri della tua biblioteca puoi anche bruciarli, e sostituirli con l’opera omnia di Deng Xiaoping”.

A Deng Xiaoping è stato dedicato, il 22 agosto scorso, un simposio organizzato dal Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese (PCC), per commemorarne il 120esimo anniversario dalla nascita.

Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, ha ricordato il prestigio di Deng, considerato “un grande marxista, un grande rivoluzionario proletario, statista, stratega militare, diplomatico e un combattente comunista di lunga data”.

Xi ha altresì ricordato Deng quale pioniere del socialismo con caratteristiche cinesi, dell’apertura, della modernizzazione e teorico della pace globale e dello sviluppo del mondo, aspetti che peraltro aveva appreso dai suoi studi di gioventù in Francia e in Russia, che lo portarono ad aderire al marxismo.

Il Presidente Xi Jinping ha, inoltre, sottolineato come Deng Xiaoping abbia contribuito a rafforzare il socialismo in Cina, entro la fine del suo mandato, proprio in un’epoca in cui tale idea di emancipazione sociale stava tragicamente tramontando, in Europa orientale.

Queste le parole di Xi, in merito: “Il compagno Deng Xiaoping ha difeso fermamente la gloriosa bandiera del socialismo. Nel processo di riforma e apertura, ha sempre preso una posizione netta contro la liberalizzazione borghese. Sullo sfondo del crollo dell’Unione Sovietica e dei drastici cambiamenti nell’Europa orientale, un grave tumulto politico si è verificato in Cina a cavallo tra la primavera e l’estate del 1989. Nel momento critico, il compagno Deng Xiaoping ha guidato il partito e il popolo a prendere una posizione netta contro i tumulti e a difendere risolutamente il potere dello Stato socialista, in modo che il partito e il Paese resistessero alla dura prova di venti e onde pericolose. Dopo di che, ha riassunto profondamente le lezioni nel processo di riforma e apertura e ha sottolineato la necessità di concentrarsi sulla costruzione del partito, rafforzare il lavoro ideologico e politico e l’educazione nelle belle tradizioni, migliorare il livello di leadership del partito e la capacità di governo e garantire la stabilità del Paese rosso. Ha ammonito il popolo con voce assordante: “Il socialismo in Cina non può essere cambiato. La Cina seguirà certamente la strada socialista che ha scelto fino in fondo. Nessuno può schiacciarci”.

Xi Jinping ha, inoltre, ricordato alcune profezie di Deng Xiaoping relative al futuro della Cina: “Entro la metà del prossimo secolo la Cina sarà in grado di avvicinarsi al livello dei Paesi sviluppati nel mondo, e questo sarà il grande cambiamento. A quel tempo, il peso e il ruolo della Cina socialista saranno diversi, e saremo in grado di dare maggiori contributi all’umanità”.

Oggi la Cina del socialista riformista Xi Jinping si muove seguendo questo stesso esempio.

Non a caso nel suo discorso commemorativo, Xi, ha fatto presente che “La Cina è una forza risoluta per la pace nel mondo. Dobbiamo sempre tenere alta la bandiera della pace, dello sviluppo, della cooperazione e dei risultati win-win, promuovere la costruzione di una comunità con un futuro condiviso per l’umanità, promuovere i valori comuni di tutta l’umanità, implementare la Global Development Initiative, la Global Security Initiative e la Global Civilisation Initiative, partecipare attivamente alla riforma e alla costruzione del sistema di governance globale e continuare a fornire nuove opportunità per il mondo con nuovi progressi nella modernizzazione in stile cinese”.

In proposito mi ritorna alla mente un interessante passaggio di un articolo del prof. Giancarlo Elia Valori, che ho già citato all’inizio di questo mio pezzo:

Adesso è prematuro affermare se la modernizzazione cinese rappresenterà una nuova forma di civiltà umana, ma una cosa è certa. Essa – al contrario di altre modernizzazioni – non vuole imporsi al mondo con la violenza, ma cerca di migliorare il proprio Paese. Se poi sarà presa ad esempio anche da altri Popoli e Stati solo la Storia potrà dircelo.

Al contrario la modernizzazione portata avanti dall’occidentalizzazione non rappresenta il passato, ma è un’applicazione attuale di tragiche epoche condite da due guerre mondiali volute dall’imperialismo, e da sciagure immani, quali la Shoah, le bombe atomiche sul Giappone, e lo sterminio di interi popoli dell’emisfero occidentale, il saccheggio dell’Africa, ecc. solo per limitarmi a questi esempi emblematici”,

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

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