Un mondo più giusto. Un nuovo ordine mondiale multipolare

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Che il mondo Occidentale di oggi a giuda statunitense (con un’UE che segue acriticamente il Presidente USA di turno), sia meno lungimirante; con scarse prospettive di medio-lungo termine; che ricerchi il conflitto, piuttosto che la cooperazione e il multilateralismo, è da tempo sotto gli occhi di tutti.

Il mondo Occidentale di oggi sembra fermo ad almeno trent’anni fa.

Sembra non notare che, quanto teorizzato dal politologo statunitense Francis Fukuyama nel 1992, ovvero che lo stile di vita occidentale – fondato sul liberal-capitalismo – avrebbe portato alla cosiddetta “fine della Storia”, ovvero alla forma definitiva di governo del mondo, è naufragato da tempo.

Il riformismo socialista cinese, ovvero il “socialismo con caratteristiche cinesi”, a partire dalla fine degli Anni ’70, ha in primis dimostrato che il liberal-capitalismo non è affatto l’unico modello mondiale possibile, ma ha saputo cooperare – in varie forme e a vario titolo – con gran parte di quei Paesi che un tempo appartenevano al cosiddetto Movimento dei Paesi Non Allineati.

La Russia, uscita in malo modo negli Anni ’90, a causa delle svendite di Stato e delle scelte scellerate operate prima da Gorbaciov e successivamente da Eltsin, che hanno portato alla distruzione di una grande realtà pluri-nazionale, unita nel socialismo, quale era l’URSS, è da tempo uscita dal periodo di vacche magre e ha dimostrato di essere ancora una potenza egemone.

E così tutti quei Paesi, dall’America Latina, all’Africa sino all’Asia, che non hanno accettato di piegarsi ai diktat liberal-capitalisti imposti dai vari governanti USA, sempre meno lungimiranti e sempre meno pragmatici.

L’unico a comprendere la necessità di un dialogo e di forme di cooperazione con la Repubblica Popolare Cinese fu Henry Kissinger, fin dai suoi colloqui con l’allora Premier cinese Zhou Enlai. E di tale dialogo e cooperazione fu sempre un convinto sostenitore, sino all’età di 100 anni, quando ancora fu una mente lucida e molto più lucida dei tanti, troppi analisti che riempiono i governi e i talk show occidentali.

Oggi molte sono le sfide che il mondo ha difronte. Fukuyama, a differenza di Kissinger, molto probabilmente non sarebbe riuscito ad immaginare la lungimirante alleanza dei BRICS. Un blocco di Paesi eterogenei, ma uniti dalla necessità di progredire e cooperare.

Un blocco di Paesi spesso in passato maltrattati o sfruttati da un Occidente a guida USA, molto poco lungimirante.

Un blocco di Paesi, dalla Cina, al Brasile, alla Russia, all’India e al Sudafrica, che, grazie ad una globalizzazione che da tempo l’Occidente sta rifiutando, è volto alla creazione di un nuovo ordine mondiale multipolare, in grado di affrontare le sfide del futuro.

Fra i primi analisti ad approfondire e parlare di tali aspetti, il prof. Giancarlo Elia Valori, che di Kissinger e di molti autorevoli capi di Stato e di governo fu ed è amico e di cui mi onoro di essere amico ed estimatore io stesso.

I saggi del prof. Valori, in particolare quelli editi da Rubbettino, sono un balsamo per chiunque voglia approfondire, senza pregiudizi, la geopolitica degli ultimi anni.

Ultimo ma non ultimo, il saggio “Scenari geopolitici globali. Fra nuovo ordine del pianeta e intelligenza artificiale” – con prefazione del prof. Oliviero Diliberto – nel quale il prof. Valori affronta tutte tematiche di scottante attualità, quali lo sviluppo dei BRICS; il conflitto russo-ucraino (spiegandolo senza pregiudizi e senza la sciocca propaganda mainstream ad uso e consumo degli USA e di chi sta loro al traino) e lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, tema di cui egli scrive da ben prima che tale aspetto salisse alla cosiddetta “ribalta delle cronache”.

Uno degli aspetti più interessanti delle tesi del prof. Valori è la cosiddetta “idea di comunità con un futuro condiviso”, ovvero il sostegno allo sviluppo dei Paesi; dare slancio al mantenimento della pace nel mondo; la ricerca di un panorama internazionale inclusivo e, dunque, il superamento della frammentazione globale del mondo odierno.

Oggi – in epoca post-pandemica – c’è da stupirsi che – nel cosiddetto mondo Occidentale al traino dei governi USA – si investa in armamenti, ma non in sanità, ricerca, formazione, sicurezza internazionale, salvaguardia dell’ambiente.

Tutti aspetti che dovrebbero essere al centro dell’agenda di qualsivoglia governo serio del Pianeta e che dovrebbero assorbire ogni energia di qualsivoglia politico serio, che in Occidente manca da moltissimi decenni.

Nell’ottica di un mondo più giusto e di un nuovo ordine economico multipolare, occorre promuovere tali aspetti, così come lavorare con pragmatismo e diplomazia per porre fine al conflitto russo-ucraino a partire dalle cause, che risalgono al crollo dell’URSS, favorito dall’Occidente, con il contributo della pessima classe dirigente sovietica e post-sovietica dell’epoca (Gorbaciov, Jakovlev, Eltsin in primis), che hanno consegnato i popoli delle Repubbliche sovietiche nelle mani delle oligarchie liberal-capitaliste, delle mafie e dei nazionalismi di estrema destra.

Occorre lavorare per porre fine al conflitto in Medio Oriente, riconoscendo lo Stato della Palestina e allo stesso tempo riconoscendo il diritto dello Stato di Israele ad esistere e a entrambi il diritto di vivere in pace, superando ogni forma di conflitto.

Potrà sembrare utopistico, ma se nella NATO entrassero tutte le più grandi potenze del mondo, dalla Russia (che ne aveva chiesto l’entrata negli Anni 2000) alla Cina (ci fu qualche dirigente cinese che, nel 1999 avanzò tale ipotesi), sino alla Corea del Nord, ogni conflitto molto probabilmente cesserebbe di esistere e si potrebbe iniziare a lavorare su cose serie e davvero utili e necessarie: sicurezza internazionale, lotta al terrorismo e al cyberterrorismo, prevenzione delle calamità naturali in primis.

Se pensiamo alla nostra Europa, siamo ben lontani dalla lungimiranza, serietà, pragmatismo e ricerca della sovranità nazionale di Charles De Gaulle e François Mitterrand e, se pensiamo alla nostra piccola e povera Italia, siamo lontani dai fasti dei governi De Gasperi, con Pietro Nenni Ministro degli Esteri e, successivamente, dalla capacità diplomatica e politica di Giulio Andreotti e Bettino Craxi.

A quei tempi dialogavamo con tutti, sia in Europa che in Italia.

Dagli Anni ’90 in poi si sono sdoganati i partiti e il personale politico che faceva parte degli opposti estremismi, ma questi si sono dimostrati più servili ai governanti USA di turno di chiunque altro e soprattutto più irresponsabili.

Ad influire, molto probabilmente, questioni generazionali, ma anche mancanza di idee e valori seri.

Oggi i valori del socialismo democratico, del repubblicanesimo, del cristianesimo sociale e del liberalismo risorgimentale, sono totalmente assenti e in tutta Europa.

Assistiamo – in Italia e UE – a fondamentalismi da ogni parte.

Fondamentalismo atlantista in luogo di pragmatismo; fondamentalismo parolaio e infarcito di slogan, anziché investimenti in settori chiave (sanità, ricerca, formazione, sicurezza interna e internazionale); fondamentalismo guerrafondaio, anziché ricerca del dialogo, della cooperazione e dello sviluppo; fondamentalismo europeista, senza avere un’idea di medio-lungo periodo sul presente e il futuro dell’Europa; fondamentalismo della promozione dello “sballo” e della “vita facile”, anziché promozione dell’inquadramento delle giovani generazioni al lavoro e al contributo nei confronti della società e delle persone più deboli.

La società Occidentale di oggi non ha nulla da insegnare, ma molto, troppo di cui vergognarsi e sembra non rendersene conto. La conseguente politica è il suo drammatico e farsesco specchio.

Abbiamo molto da re-imparare, se vorremo e sapremo farlo.

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