Silvio Berlusconi ci mancherà

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Silvio Berlusconi ci mancherà.

E dovrebbe mancare anche a quegli sciocchi che lo hanno denigrato per tutti questi anni.

Perché si renderanno conto anche loro – presto o tardi – che, tutto sommato, è stato il politico meno peggiore degli ultimi trent’anni. Di fronte ai Prodi, D’Alema, Letta, Renzi, Gentiloni, Monti, Conte, Draghi e Meloni, è stato un gigante.

Un gigante che ha saputo prospettare e lavorare per un mondo multipolare, fatto di stabilità e pace. Ottenendo accordi economici vantaggiosi per l’Italia e stringendo amicizie con tutti, con il sorriso, senza le sciocche contrapposizioni della classe dirigente occidentale odierna.

Una classe dirigente – da Biden a Scholz, dalla Von Der Layen alla Meloni, passando per Macron – inetta e incapace, che fomenta divisioni e guerre e conseguenti crisi economiche.

Berlusconi seppe dialogare con leader socialisti e democratici quali Chavez e Gheddafi e riuscì a mettere pace fra Putin e Bush. Fu amico leale del leader socialista Bettino Craxi, che finirà poi perseguitato dai Poteri forti e dalla grancassa mediatico-giudiziaria.

Come ho ricordato in un mio articolo dell’aprile scorso (https://amoreeliberta.blogspot.com/2023/04/silvio-berlusconi-leader-alternativo.html), nel 1994 mise i bastoni fra le ruote a quella pseudo-sinistra catto e post-comunista radical-chic, che, dalle ceneri del vero e unico centro-sinistra che l’Italia abbia mai avuto (guidato da socialisti, democristiani, repubblicani, liberali e socialdemocratici), aveva pensato di vincere a man bassa.

Berlusconi, strutturando sì il suo partito in modo verticistico, ma allo stesso tempo cercando di unire e recuperare i consensi di socialisti, democristiani, repubblicani, liberali e socialdemocratici – abbattuti dal golpe mediatico-giudiziario che Bettino Craxi battezzò “Falsa rivoluzione” e i media “Tangentopoli”, si accingeva ad evitare che il Paese cadesse nelle mani di quei poteri forti che Bettino Craxi aveva sempre tentato di arginare.

E sì, Berlusconi lo fece sdoganando partiti impresentabili come il MSI e la Lega Nord, che pur avevano cavalcato l’onda anti-democratica contro il Pentapartito.

Sdoganò la destra più per calcolo e vantaggio politico che per altro. Ma cercò sempre di tenerla a bada.

Il suo scopo fu quello di lanciare una battaglia anti-burocratica e anti-statalista, ma allo stesso tempo aumentò le pensioni minime, abolì l’ICI sulla prima casa e la tassa di successione, introdusse bonus per i ceti meno abbienti, attuando così misure in favore della terza età e dei ceti medio-bassi.

Proposte, peraltro, quella sulle pensioni e sull’abolizione dell’ICI, promosse già da Rifondazione Comunista guidata da Bertinotti e Cossutta, verso la quale e verso i quali Berlusconi nutrì sempre rispetto e talvolta sintonia.

Si dirò che Berlusconi era anticomunista, ma il suo “anticomunismo” suonava più come slogan ed era rivolto direttamente al PDS-DS (poi PD), che aveva contribuito alla fine politica di Bettino Craxi. Un PDS-DS che in politica estera finì per appiattirsi all’atlantismo più estremo e che in politica interna promuoveva un’Unione Europea oligarchica, fatta di privatizzazioni e liberalizzazioni e rigorismo economico.

In un’intervista ricordo che egli arrivò a definirsi “liberale di sinistra” e, oltre a candidare nelle fila di Forza Italia il filosofo marxista – già partigiano antifascista del Partito d’Azone – Lucio Colletti, dialogò con i nuovi socialisti di Gianni De Michelis, una delle menti più brillanti del Partito Socialista Italiano di Bettino Craxi.

Benché, vista la sua età e condizioni di salute, negli ultimi anni fosse più lontano dalla politica più attiva, non lesinò critiche alla Meloni e al suo partito, spesso incoerenti e inesperti, in particolare in politica estera, dichiarando – nel febbraio 2023: “Io a parlare con Zelensky se fossi stato il Presidente del Consiglio non ci sarei mai andato perché come sapete stiamo assistendo alla devastazione del suo Paese e alla strage dei suoi soldati e dei suoi civili: bastava che cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e questo non sarebbe avvenuto, quindi giudico, molto, molto, molto negativamente il comportamento di questo signore”.

A Berlusconi in molti devono tutto della loro carriera, in particolare nella coalizione di centrodestra, che senza di lui da tempo è fatta di incoerenza, inesperienza e inconsistenza, capace di ottenere voti solo perché il PD, i Cinque Stelle e il duo Renzi & Calenda, sono persino peggiori.

Berlusconi, ad ogni modo, come scrissi già in quel mio articolo di aprile, non ha gettato le basi per una successione politica, ma, vista la qualità del personale politico degli ultimi decenni…la scelta di una successione era e rimane pressoché impossibile.

E’ stato l’ultimo politico di razza della sua generazione e, anche se non la pensavamo totalmente come lui, gli abbiamo voluto bene e ci mancherà.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

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Nato a Roma nel 1979, è blogger dal 2004 (www.amoreeliberta.blogspot.it). Dal 2000 collabora e ha collaborato con diverse riviste di cultura risorgimentale, esoterica e socialista, oltre che con numerose testate giornalistiche nazionali, fra le quali L'Opinione delle Libertà, La Voce Repubblicana, L'Ideologia Socialista, La Giustizia, Critica Sociale, Olnews, Electomagazine, Nuovo Giornale Nazionale, Liberalcafé. Suoi articoli sono e sono stati tradotti e apprezzati in Francia, Belgio, Serbia e Brasile. Ha pubblicato i saggi "Universo Massonico" (2012); "Ritratti di Donna (2014); "Amore e Libertà - Manifesto per la Civiltà dell'Amore" (2019); "L'Altra Russia di Eduard Limonov - I giovani proletari del nazionalbolscevismo" (2022) e "Ritratti del Socialismo" (2023)

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