Coase e Pigou: confronti “Sull’economia e gli economisti” a Lodi Liberale

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Nella 221esima serata di Lodi Liberale è stato presentato il libro di Ronald Coase “Sull’economia e gli economisti“, pubblicato dall’Istituto Bruno Leoni, insieme a Nicola Giocoli (Professore di Economia politica all’Università di Pisa), Giovanni Battista Ramello (Professore di Economia industriale all’Università di Torino) e Carlo Stagnaro (Direttore ricerche e studi dell’Istituto Bruno Leoni).

 

“L’autore di questa sera ha avuto una lunga attività, grazie anche alla sua longevità, gli ospiti di questa sera parleranno di un autore che è stato oggetto di studio dell’Istituto Bruno Leoni nella serie di biografie in podcast 25 pensatori liberali, curate da Lisa Kinspergher”. Ci sono pochi pensatori altrettanto ricchi nel pensiero economico contemporaneo, ma certamente la serata porterà i giovani ad essere interessati nel suo lavoro!”

Il presidente di Lodi Liberale Lorenzo Maggi ha introdotto la serata spiegando alcune peculiarità dell’autore, in economica.

“Il mercato è il sistema dei prezzi, ma perché esistono le imprese? Con l’analisi comparata delle istituzioni l’autore arriva a mettere insieme prevalentemente i mercati e le imprese, ma ci sono dei costi di mercato, definiti come costi di transazione, dove – in alcuni casi – conviene usare le imprese, in altri no. In realtà l’autore non parla mai di costi di transazione, ma in realtà possiamo unire tutti questi costi con questa parola.” Il professor Giampaolo Garzarelli ha spiegato che secondo l’autore i contratti che gestiscono mercati e imprese sono diversi: i mercati sono utili per le transazioni immediate e semplici, le imprese invece servono per le transazioni più complicate.

“A determinare i costi ci sono molti fattori: esiste tuttavia anche una dimensione ottimale dell’impresa, rispetto al mercato, calcolando il numero di transazioni che hanno luogo al suo interno. Questo saggio in realtà si basa su delle intuizioni teoriche che egli ha avuto nel 1932, anche se è stato pubblicato 4 anni dopo, basate su fatti reali.”

IL TEOREMA DI COASE

“Coase nel 1959 scrive un articolo sulle assegnazioni delle frequenze della radio e della TV, lo fa perché vuole parlare del monopolio dei media: in questo articolo si scontra con il problema che a dare le frequenze è un organo amministrativo, che lo fa senza sapere i costi e i benefici, le preferenze e gli utilizzi. Da questa prima riflessione molto specifica e molto concreta – spiega il professor Nicola Giocoli – esce poi nel 1960 un articolo completo che riguarda i Social cost, dove egli affronta in generale il problema dei fallimenti del mercato, mettendone in discussione la soluzione attuata, cioè che quando il mercato non riesce a funzionare adeguatamente, massimizzando il benessere sociale, si applicava la soluzione Pigouviana, basata sull’aumento del prelevamento sociale, con divieti e imposizioni da parte della Pubblica autorità e così via.”

“Coase in una maniera molto rivoluzionaria dichiara che esiste un modo alternativo per risolvere i problemi del fallimento del mercato, consentendo che sia la negoziazione privata a poter rilevare il conflitto tra le parti in causa, risolvendo il caso. Il Teorema dice che se le parti possono negoziare e non ci sono costi di transazione, l’accordo tra le parti è quello meno costoso che porterà al massimo benessere sociale. E non dipende da chi ha il diritto di proprietà.”

 

“Il messaggio di questo Teorema è che Coase ci mostra l’esistenza di due possibili mondi: uno in cui non ci sono i costi di transazione in cui le parti possono contrattare e scambiare tutto il possibile, in quel mondo il teorema in fondo è una tautologia, seppure molto utile. In assenza di costi di transazione ci sono solamente il mercato e la legge.”

“In un mondo dove esistono costi di mercato, invece, è importante studiare le istituzioni, in modo che non ci siano delle ingiustizie tra chi fruisce dei vantaggi giuridici e sono legittimati in azioni di diritto che invece sarebbero di altri.”

 

“Coase è un autore che ha scritto una trentina di saggi di cui una mezza dozzina sono quelli che hanno lasciato il segno: si tratta di paper e di articoli che sollevano veri e propri vasi di Pandora, in senso positivo. Vi sono essenzialmente due tipi di approccio: uno nel mondo pratico e uno nel mondo del pensiero. In questo articolo la sua posizione è ben piantata in entrambi i mondi, le sue teorie sono argomentate da esempi concreti radicati nell’esperienza storica e nella documentazione di quello che era stato discusso nelle corti. Alcuni articoli, invece, sono finalizzati a fare storia dell’economia, tra i quali quello del 1974 che parla di una serie di grandi economisti del suo tempo e gli fa il contropelo.” Il professor Carlo Stagnaro ha illustrato il saggio che parla della Teoria del Faro, che tutti utilizzano come paradigma di un oggetto che rappresenta il fallimento del mercato, in supplenza dell’intervento pubblico, che però non ha una giustificazione scientifica: il paradosso del faro ci spiega che nella società non tutte le cose sono sempre state così. Ad esempio tra il XVIII e il XIX secolo erano tenuti in mano dai privati e da coloro che gestivano i porti. Noi non lo penseremmo mai.

 

 

“Coase non era nuovo a fare delle indagini di questo genere, in alcuni casi andava a toccare anche i suoi amici, cercando di indagare come funzionavano gli investimenti tra le industrie e le aziende.

 

“Se l’obiettivo degli economisti è di spiegare come funziona il mondo, allora è loro compito anche verificare come funzionano realmente le cose. Quello che rende interessanti questi saggi – infatti – è che spesso ricostruisce sia le vicende personali degli economisti che le riflessioni che riguardano il metodo economico; tutto questo nasce dalla sua profonda curiosità di sapere come funzionano le cose.”

Lisa Kinspergher, studentessa della Duke University, predisposta per la carriera accademica, liberalista, è intervenuta in merito alla decisione di allocare i diritti e la giurisprudenza nel mercato. La domanda che ha posto riguarda i principi di legittimità e di libertà a confronto. Chi decide cosa e perché? Chi è più liberale tra Coase e Pigou?

“Le mie domande portano Coase sul suo legame con il liberalismo classico, se c’è un legame: lui crede che gli individui non abbiano diritti ma interessi, mentre i diritti vengono allocali dai giudici, non è allora più liberal Pigou che pensa che esista un diritto di proprietà e lo Stato lo tassa, o viceversa? Quanto in relazione alla teoria soggettivista o marginalista della scuola austriaca noi possiamo pensare che i diritti possano essere effettivamente allocabili?”

“In effetti una delle problematiche di uno studioso contemporaneo è proprio determinare che tipo di liberalismo appartiene a questi pensatori. E’ chiaro che tra i pensatori ci sono punti di vista in cui, relativamente al diritto, Coase si riferisce spesso allo stato, ma questo non lo esclude dall’essere soggettivista o liberale, semplicemente non fa parte della Scuola austriaca – ha detto il professor Giampaolo Garzanelli – Coase è un liberale classico.”

Martina Cecco

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