A Lodi Liberale Enzo di Nuoscio, con la sua democrazia su base umanistica

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LUNEDÌ 12 dicembre è stato presentato il libro di Enzo Di Nuoscio “I geni invisibili della democrazia. La cultura umanistica come presidio della libertà”, pubblicato da Mondadori Università, insieme all’autore (Professore di Filosofia della scienza presso l’Università degli Studi del Molise), Augusto D’Angelo (Professore di Storia contemporanea presso l’Università la Sapienza di Roma) e Flavio Felice (Professore di Storia delle dottrine politiche presso l’Università degli Studi del Molise). Questa serata è la numero 201 e sono pochissime le associazioni che possono vantare di aver organizzato una serie così fitta di appuntamenti su argomenti di tipo liberale.

“Il pensiero liberale è molto spesso caricaturizzato e strumentalizzato: di per sé vi sono molti momenti dialettici che lo rendono anche ostico.” Il Presidente di Lodi Liberale ha sottolineato come, alla base delle Scuole di pensiero del Liberalismo, ci sia l’amore per la libertà.”

Le serate via zoom hanno consentito di arricchire con diversi filoni  la proposta di Lodi Liberale: i grandi classici del pensiero, libri di contemporanei e nel V lunedì del mese le figure degli statisti liberali, che si sono distinti non solo per essere rarefatti, ma anche per aver dato impronte decisive alle loro nazioni.

“Il libro di oggi è sottotitolato – la cultura umanistica come presidio di libertà – e viene presentato dall’autore, che questa volta parla del suo libro e non di quello dei grandi classici come eravamo abituati; insieme all’autore anche Flavio Felice e una new entry, il Professor Augusto d’Angelo della Sapienza di Roma.

La serata è iniziata con una telefonata che segue il contributo ricevuto dal Professor Dario Antiseri: il contributo è uno scritto che il presidente di Lodi Liberale ha letto all’auditorio.

“Menti aperte come il più sicuro presidio di una società aperta e non spalancata, questa è una frase in cui si spiega come le scienze sociali e umanistiche siano un baluardo della democrazia e dove filologo e storico diventano parte – come dice Chomsky – della politica.” Il Professor Antiseri ha augurato buon lavoro a tutti.

ECONOMIA E MERCATO SI TENGONO INSIEME

“Il libro è molto bello, io sono uno storico, per cui userò le armi del mio mestiere per commentarlo,– ha detto il prof. Augusto d’Angelo –  merita lettura e meditazione: il libro ci chiama a fare i conti con il nostro presente, ad aspettarci tante sorprese, di passi avanti e di passi indietro. Il libro è agevole, piccolo, ma molto denso. Le pagine meritano anche di essere ben meditate, parlano di filologia, filosofia, storia.”

I DIFETTI NON SONO FALLIMENTI

“Questo libro di dà degli orientamenti: stiamo facendo una ricerca multidisciplinare che tendenzialmente descrive gli ultimi 30 anni come età dell’incertezza. E’ diventato incerto tutto, a partire dalla leadership politica che sale e scende in poco tempo; l’incertezza è anche nelle alleanze, nei programmi.. In questo tempo di grossa incertezza e di ambizione alla certezza, dedicarsi all’idea della filosofia e della disputa è un grande arricchimento, che va metabolizzato da parte di tanti, ma è una grande indicazione.”

“Gli statisti liberali hanno fatto parte della storia, dell’economia, dove ci sono stati molti argomenti relativamente alla discussione sull’etica economica, sul principio della redistribuzione, sul principio della crescita del mercato, che cambia le logiche. Questo libro sottolinea come le scienze esatte/dure non sono necessariamente superiori alle scienze umanistiche.”

LA DEMOCRAZIA E’ “IL” SISTEMA E NESSUNO IN REALTA’ PENSA A COSA POTREBBE ESSSERCI DI MIGLIORE

“I due propositi che a mio avviso, fin dalle bozze, sono più chiari sono: da una parte, un’analisi molto profonda del modo in cui si sviluppa la democrazia oggi; qui Enzo sviluppa i due aspetti più interessanti della nostra epoca e che evidenziano uno dei tanti paradossi della democrazia, cioè che abbiamo una situazione in cui a fronte di una grande abbondanza di informazioni in mano all’homo democraticus, vi è altrettanto un rischio di essere risucchiati nella fallacia di poter credere o essere vittima di raggiro, di falso; errore e incertezza. Dall’altra, invece, ci si pone il proposito di svelare le insidie che minacciano l’homo democraticus, che non potrebbe vivere altrimenti: non è che non vi siano alternative, le alternative ci sarebbero, ma per evitare questa minaccia continua delle insidie della democrazia, l’autore individua delle invisibili sentinelle che sarebbero sui bastioni di una paradossale cittadella democratica, che non ha però mura, e come tutte le città aperte è insidiata da numerosi nemici.” Il professor Felice riassume quindi che il nostro sistema democratico è costantemente sotto minaccia. L’autore non lo affronta da scienziato politico, ma compie un’operazione da filosofo della scienza, tornando all’origine del problema politico: si pone una questione del tipo “Quale ordine politico?”

LA DEMOCRAZIA E’ UNA SCELTA ULTIMATIVA

“Oggi ci domandiamo come gestire le istituzioni, come amministrare e come mantenere la democrazia, ma non ci chiediamo più quale sia l’ordine politico migliore; va da sé che, a questo punto, sembrando tutto democraticamente raggiunto, pareva che la democrazia non avesse altro da dire in termini di innovazione, ovvero che essa avesse ormai raggiunto il suo apice in intensità. Quindi, si pensava che essa potesse essere espansa a tutti i paesi del mondo. Tutto questo, di fatto, non è avvenuto. Ci troviamo di fronte a problemi e questioni che avevamo dimenticato: la domanda che diventa più urgente – adesso – è relativa ai valori e ai presupposti della democrazia.”

IL FILO ROSSO DELLA RICERCA DEL PLURALISMO

“Non esiste – in ambito politico – un’autorità che possa certificare se un valore sia attuale o meno, ma esiste un parametro di valutazione per cui siamo noi a decidere come e se pagarne il prezzo. E quale prezzo.” Secondo il prof. Felice la democrazia non è il capolinea della storia, ma il sistema democratico non è superato, affatto.

FORMARE LA MENTE CRITICA

“Scienza e democrazia sono due fatti che vanno di pari passo – ha detto d’Angelo – e forse tante volte in occidente si parla di altro e non di cultura nel senso stretto del termine. Nei nostri paesi occidentali sono stati fatti pochi investimenti, ma se andiamo a vedere più ad est, l’analfabetismo ha ancora tassi alti di analfabetismo, ancora di più nell’Africa: come si potrebbe mai sviluppare in questo contesto la mente critica? Se poi teniamo presente che il web o Netflix sono determinanti per le scelte culturali dei giovani, ci troviamo a dover passare dal visto e dall’udito alla parola scritta. L’impoverimento del linguaggio diventa anche impoverimento del pensiero. La semplificazione, estrema, porta ad esiti tragici. I semplificatori hanno sempre avuto un certo successo.”

“Secondo l’autore, infine, il linguaggio è stato strettamente sterilizzato: motivo per cui il problema poi non è solamente un fatto tecnico, perché usiamo il linguaggio per scrivere il pensiero. Il linguaggio è il pensiero, se pensiamo a Wittgenstein è abbastanza semplice comprendere come (tenendo presente don Milani nella scuola di Barbiana) il linguaggio e le parole sono il sintomo della democrazia. I limiti del linguaggio sono i limiti del mio mondo. Come si diceva in Orwell, dove il nuovo Leviatano decideva su come far parlare e pensare i suoi schiavi.” Il prof. Enzo di Nuoscio ha sottolineato come la letteratura sia ciò che riesce a trasformare e a cambiare le cose, perché la libertà è comunque costretta a rispettare il suo stesso testo epistemologico, come diceva Gadamer.

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