Il 15 febbraio scorso, la Duma, Parlamento russo, ha approvato a larga maggioranza, la risoluzione del maggior partito di opposizione, ovvero del Partito Comunista della Federazione Russa (KPRF), rivolta al Presidente Vladimir Putin, affinché riconosca ufficialmente le Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk (dette anche Repubbliche popolari del Donbass).
Il leader del KPRF, Gennady Zjuganov, già nel gennaio scorso, riteneva infatti che, tale riconoscimento, sia l’unico strumento volto ad assicurare la protezione dei 600.000 cittadini russi presenti nel Donbass, attuale area dell’Ucraina, dichiaratasi indipendente nel 2014.
Tale risoluzione era stata presentata dai comunisti il 19 gennaio scorso.
Secondo gli autori della risolzione, infatti, ad oggi, l’Ucraina, sta compiendo un vero e proprio “genocidio” contro la popolazione russa di quei territori, attraverso sanzioni e blocchi economici, oltre che una guerra infinita, che sta causando vittime civili sin dal 2014.
Anche il leader del partito socialista patriottico “Russia Giusta – Per la Verità” (al quale è peraltro iscritto anche l’attore e produttore cinematografico statunitense Steven Seagal), Sergey Mironov, ha espresso il suo sostegno alla risoluzione, dichiarando che “In condizioni in cui importanti forze armate dell’Ucraina sono concentrate al confine con la Repubblica popolare di Donetsk e la Repubblica popolare di Lugansk e minacciano la guerra, riteniamo che una tale misura – ovvero il riconoscimento ufficiale dell’indipendenza di queste Repubbliche – raffredderà le teste calde”.
Secondo i deputati del Partito Comunista, “gli accordi di Minsk hanno contribuito a fermare il conflitto, ma l’Ucraina non li rispetta” e hanno osservato come “tale riconoscimento creerà le basi per garantire la sicurezza e la protezione dei popoli delle Repubbliche popolari dalle minacce esterne”.
Tale risoluzione, votata a maggioranza dal Parlamento russo, ad ogni modo, non impegna il governo presieduto da Putin e sarà comunque lui a prendere in esame il riconoscimento ufficiale delle Repubbliche popolari del Donbass e non è affatto scontato che avalli tale riconoscimento.
Il governo Putin, in tutti questi anni, infatti, si è sempre mantenuto morbido sulla questione e addirittura ha spesso evitato di riconoscere la cittadinanza russa ai cittadini delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. Spesso, infatti, aiuti ai cittadini del Donbass, sia umanitari che di riconoscimento della cittadinanza, sono giunti dai deputati del Partito Comunista della Federazione Russa, in primis anche grazie all’attività del deputato Sergey Shargunov, scrittore e giornalista, con un passato nel Partito NazionalBolscevico di Eduard Limonov.
E proprio Eduard Limonov, nel 1997, deuniciò per primo la situazione umanitaria dei russi in Ucraina. Limonov, infatti, scrisse un appello – dal significativo titolo “NO PASARAN!” (“Non passeranno!”) sullo stile dell’appello antifascista alle Brigate Internazionali antifranchiste durante la Guerra Civile Spagnola del 1936, nel quale, fra le altra cose, scriveva: “I recenti eventi dimostrano che le truppe punitive inviate da Kiev non si fermeranno mai, qualunque cosa accada.
Uccidono massicciamente i civili: donne, anziani e bambini.
Le case vengono distrutte dal fuoco della loro artiglieria. Sono pronti a spazzare via le città e i villaggi della Novorossia e non sono pronti a concedere loro l’autodeterminazione o la libertà.
In queste condizioni, l’idea di fare volontariato e sonstenere l’Ucraina sudorientale diventa una questione di vita o di morte per milioni di nostri fratelli.
Senza di noi, saranno schiacciati e ridotti in schiavitù da questa macchina punitiva della giunta, contando sul sostegno delle autorità di Kiev, degli oligarchi ucraini e degli aiuti esteri”.
Il partito nazionalbolscevico di Limonov, “L’Altra Russia”, fu infatti il primo a sostenere attivamente la popolazione delle Repubbliche popolari del Donbass e così tutta l’opposizione di sinistra al governo di Putin. Governo Putin che, invece, sulla questione si è sempre mostrato freddo.
Forse non un caso che, a votare contro la risoluzione dei comunisti, ovvero contro il riconoscimento delle Repubbliche popolari del Donbass, ci sia stato, all’unanimità, il partito “New People”, partito liberale di centrodestra che sostiene la coalizione di governo putiniana.
Del resto, lo stesso governo Putin, si è sempre dimostrato freddo anche sul riconoscimento dei diritti dei russi abitanti nel nord del Kazakistan, preferendo sostenere l’attuale governo russofobo kazako.
Luca Bagatin
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