Fotografia di un cambiamento

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di RAFFAELLO MORELLI

Nei giorni scorsi, è iniziata una vivace discussione sui risultati elettorali delle regionali. E, per più delle 24 ore successive ai risultati, il PD ha sostenuto di aver vinto e che Berlusconi aveva perso dato che il Popolo della Libertà ha avuto una flessione come partito singolo ( flessione che pure si riduce non poco per la mancanza della lista a Roma a causa dell’errore commesso). A parte queste facezie che sono un riflesso istintivo del modo di essere della sinistra fideistica, la tesi più significativa nella discussione è stata finora quella secondo cui in democrazia la sola cosa che conta sono i voti; vince e governa chi ne ha di più, specie nel maggioritario. Con il corollario che sono pure illusioni le posizioni di UDC, dell’estrema sinistra, dell’API ed anche degli ambienti finanziari ed industriali che sperano nel centrismo.

La tesi è giusta come fotografia però manca la radiografia. In nome del realismo liberale, la fotografia dei fatti è indispensabile, ma non si deve scordare che si sta facendo alle elezioni e al governo. Altrimenti la democrazia si riduce alle elezioni e al governo, mentre la democrazia è molto di più. Ad esempio, è anche, come insegna il liberalismo, continuo confronto delle idee, delle proposte sulla convivenza e del modo di esprimersi dei cittadini, singoli ed associati. Insomma, siccome in democrazia le teste almeno non si tagliano, basta contarle ma solo se ci si limita alle elezioni e al giudicare il governo. Non va dimenticato che le teste non sono monadi e che interagiscono. Il dipinto della fotografia riproduce il visibile ma non fa emergere quello che vede la radiografia. E qui è diverso se si approvano o meno maggioranza e governo. Se si approvano, la radiografia è meno urgente. E’ invece urgente se non si approvano ( non facendola è impossibile capire la realtà più profonda, scoprire i meccanismi reconditi, senza cui non si trova la terapia). Nella fattispecie italiana, nel fare la radiografia i politici dell’opposizione sono in ritardo almeno di qualche anno. Ed è qui il nesso tra fotografia e radiografia.

La illusione di UDC e dell’establishment è di poter giocare alla politica dei due forni puntando sul fatto che Berlusconi è in declino ( ma anche il PD, veltronista soprattutto, non scherza). Un atteggiamento con ben poco senso dato che tutti i viventi stanno morendo. Anche l’estrema sinistra si aggrappa al passato e rifiuta la realtà. Oltretutto, il centrismo era forte quando i cittadini non volevano i comunisti e la destra fascista (oggi comunisti e fascisti non ci sono più come ricette appetibili). L’estrema sinistra influiva quando sembrava possibile l’arrivo del comunismo ( oggi è amarcord). E l’establishment pesava in automatico quando la democrazia era boccata oppure dopo quando si pensava impossibile il radicarsi dei parvenus. Tutto ciò i cittadini l’hanno capito molto bene e, in mancanza di alternative concrete, votano il leader che ha di sicuro tanti difetti politici (dirlo da parte liberale è perfino superfluo) , però ci mette la faccia e sa rischiare.

Per rendere possibile il cambiamento di governo attraverso le elezioni occorre avere qualcosa da proporre (e che sia percepito) in merito ai modi di convivere. A questo qualcosa non si può arrivare senza la radiografia della società. Facendola, cioè ragionando delle politiche effettive della convivenza, si può mettere in evidenza che grandissima parte dei problemi italiani attiene a questioni di libertà del cittadino. E che allora, senza un dichiarato gruppo politico liberale, non si possono risolvere tali problemi con sollecitudine. I surrogati non possono attecchire. Solo questo gruppo liberale può svolgere la funzione di stimolatore e di fisiologico equilibratore nel formare una coalizione (questa funzione è ribaltata se ridotta a ricerca di un rifugio in una poltrona di qua o di là).

Insomma, la prospettiva liberale conseguente alla radiografia niente ha a che fare con il centrismo, perché culturalmente viene molto prima di queste furbizie e in pratica si propone qualcosa di ben diverso (non a parole), cambiare la piattaforma dell’offerta di governo rendendola credibile ed appetibile per il voto alle elezioni (UDC e Api sono nostalgici della DC, che aveva una seria motivazione ma in quel contesto). Solo aggregando su idee e progetti ( e oggi esistono potenti canali non tradizionali di aggregazione, purché usati senza rifuggire dalle persone in carne ed ossa), solo muovendo da questo si possono cominciare a prendere voti. Senza partire da qui, il potere lo conservano quelli che già lo hanno.

E’ vero che in Inghilterra i liberali sono oltre il 15% ma da 80 anni non arrivano al governo, però tengono (molto) sulla corda conservatori e laburisti e così svolgono una qualche funzione di riequilibrio. Da noi non solo i liberali non sono al governo ma viene praticato un ostracismo completo e soprattutto voluto ( da parte del centro destra al governo è comprensibile, da parte dell’opposizione e dell’alta borghesia è demenziale) sulle nostre idee, scritte e parlate. Così siamo al paradosso che mentre il bipartitismo e il bipolarismo fisso sono sempre più lontani dalla realtà del paese ( fortunatamente esistono inequivoche le statistiche), i grandi mass media non hanno neppure il coraggio civile di far emergere, a proposito della radiografia, anche le idee e le proposte dei liberali, che sotto questo profilo ci sono eccome ( e per i furbi dell’establishment sono scomode). E allora come fanno i cittadini a dare il voto ai liberali se non sanno (nel senso proprio della parola) che i liberali esistono, visto anche che i liberali, per scelta culturale e per necessità energetica, hanno da tantissimo tempo rinunciato ad una organizzazione da parrocchia o da cellula o da multinazionale e dunque non dispongono di risorse per autopropagandarsi ?

Concludendo. E’ sbagliato pensare che basti la fotografia e che si possa fare a meno della radiografia. Limitarsi a fotografare, finisce per riuscire utile solo ai grossi che vogliono decider solo loro, afflitti da perenne vocazione al predominio. Oggi si è cominciato a capire che prima di contare le teste è necessario fare, oltre le fotografie, anche le radiografie della realtà, per coglierne i meccanismi molto più complessi di quelli visibili in giro. L’obiettivo è far crescere la possibilità che le varie teste trovino terapie più efficaci e più rapide su cui fare la conta e scegliere senza farsi bloccare dagli interessi dei grossi o dal presunto ineluttabile destino. Fare la radiografia è lo strumento per attivare sperimentalmente le libere differenze individuali nella convivenza al fine di stare meglio e di starlo prima.

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