Decisamente fuori dagli schemi il 161esimo evento di Lodi Liberale del 31 gennaio, in cui è stato presentato il libro di Rosario Romeo “Vita di Cavour“, pubblicato da Editori Laterza, di cui si è parlato insieme a Guido Pescosolido (Professore Emerito di Storia Moderna presso La Sapienza Università di Roma), Roberto Pertici (Professore di Storia Contemporanea presso l’Università degli Studi di Bergamo) e Roberto Balzani (Professore di Storia Contemporanea presso l’Università di Bologna).
“Partire dai classici e tornare ai classici è importante per fornire le basi del pensiero liberale e per acquisire competenze da spendere nel dibattito pubblico contemporaneo astenendosi dai populismi.”
Il presidente di Lodi Liberale Lorenzo Maggi ha introdotto la serata spiegando come per Lodi Liberale la qualità e il livello degli intellettuali che intervengono nelle serate sia il punto di partenza delle discussioni. E anche questa serata è stata all’altezza, senza ombra di dubbio. Dopo una partenza delicata l’argomento si è infiammato in modo assolutamente appassionante.
“Autore, politico, statista, amante della libertà, responsabile del cammino verso l’Unità d’Italia, è Cavour – ha detto Maggi – anche contestato per come è arrivato all’unità e per vari punti di vista. Magari anche da chi ha una visione più federale del paese. Tuttavia egli era un liberale realista e temperato, che aveva ben chiaro il principio della libertà economica.”
UN LIBRO CHE RIASSUME L’OPERA MOLTO VASTA DELLO STATISTA
Vita di Cavour è un libro – pubblicato nella collana Economica Laterza – che cerca di condensare in un unico volume i tre volumi che Cavour compose in qualche migliaio di pagine, quasi introvabili in formato cartaceo, mentre esistono in formato Kindle o su eBay.
“Camillo Benso Conte di Cavour è riconosciuto come un grande e famoso liberale”.
UN PUNTO FERMO DI NON RITORNO
“Lo statista di cui ci occupiamo attraverso quest’opera – un libro di Romeo che parla di Cavour ed esce per la prima volta nel 1984, dopo di che esce ristampato e non modificato in edizioni successive – si ritrova in queste pagine, che sono la versione ridotta dei tre volumi che Romeo aveva precedentemente scritto e che restano un qualcosa sino ad oggi di definitivo, nella storiografia cavouriana – ha detto il professor Guido Pescosolido – perché dopo quest’opera nessuno ha più affrontato le 3 mila pagine del Cavour del suo tempo, nonché le versioni brevi hanno sempre avuto il problema di rapportarsi con l’opera di Romeo, premettendo assolutamente l’assoluta obbedienza ai risultati fondamentali dello stesso.”
“Al momento questo lavoro è definitivo, dal punto di vista strettamente e strettamente storiografico.”
PER LE SUE IDEE FINO ALLA FINE, ALLA SUA MORTE
“Protagonista del risorgimento, che senza l’apporto della componente democratica e di Giuseppe Mazzini non avrebbe potuto ottener frutto dalle cancellerie europee nemmeno con la sua attività intellettuale e politica. Dunque il liberalismo italiano ha una componente mazziniana.” Secondo il professor Pescosolido questa linea era stata tracciata già anche da Adolfo Omodeo: però secondo Romeo, mentre Garibaldi stava in Sicilia, Mazzini ammassava uomini nell’Italia centrale, per cercare di creare un’area di controllo democratico. Cavour quindi vince una partita ad alto rischio che, fino all’ultimo momento, avrebbe potuto perdere.
LE ALTERNATIVE STORIOGRAFICHE DI ROMEO
“Romeo non è un autore che lavora in maniera saggistica, lo fa spesso in nota, sporadicamente – ha detto il professor Roberto Pertici – ma racconta e narra le sue interpretazioni che si dipanano nel modo in cui sono presentate, suggerendone una interpretazione senza i giudizi su quello che raccontano gli altri. Narrazione e interpretazione sono le due linee guida di Romeo.”
“Romeo aveva davanti a sé la possibilità di scegliere tra italianismo ed occidentalismo, una tradizione che diverge dal risorgimento: da una parte l’italianizzazione e dall’altra no.” Secondo Pertici l’avvicinamento culturale del Piemonte è un fatto molto importante e, come dice Pellegrini, questo lo si nota già dal secondo ‘500, dopo che si sono prevalentemente dissolte le questioni interne ai diversi frammenti d’Italia, dove emerge solo l’allora Ducato di Savoia.”
CAVOUR NON SCEGLIE L’ITALIANIZZAZIONE
“La vera linea della giovinezza di Cavour parte dall’imborghesimento della famiglia, che decide di lanciarsi negli affari, guardando all’occidente nel suo insieme, davanti a sé.” Secondo Pertici Cavour guarda alla Francia come ispiratrice del suo liberalismo ed è anche mosso da una spinta verso la costituzione dell’Italia unita. Un liberalismo però moderato nei confronti della sinistra subalpina e di tutta una serie di storici che prende di mira, parlandone in particolare nelle note.
Rosario Romeo nasce a Giarre, in Catania, ed è uno dei più grandi storici italiani del Novecento. Socio nazionale dell’Accademia dei Lincei e rettore della Luiss di Roma, ha insegnato Storia Moderna alla Sapienza di Roma oltre che nell’Università europea di Firenze. Tra le sue opere edite da Laterza “Risorgimento e Capitalismo” e “Il Risorgimento in Sicilia”.
“Nel dopoguerra ci sono poche Biografie importanti. C’è il libro di Rosario Romeo e c’è il libro su Benito Mussolini di DeFelice. Oltre a questo ci rimane poco e niente. Un tentativo c’è da parte di Della Peruta su Giuseppe Mazzini, scritto per ricostruire il mondo risorgimentale.” Roberto Balzani ha raccontato come Cavour abbia scritto le sue opere che sono una sorta di attestazione di militanza, di un uomo che ha contribuito a rendere lo Stato italiano uno degli attori economici e sociali europei. La società italiana era un soggetto in pieno sperimentalismo.
I LIMITI DI UNA SOCIETA’ ANCHE CLIENTELARE
“L’operazione di Romeo porta in Italia temi che erano tipici della cultura liberalista avanzata e progressiva. Nei primi anni sessanta il lessico politico era ancora ottocentesco, per cui quest’operazione svecchia parecchio temi e pensieri tipici dei primi anni sessanta calandoli nello spazio culturale a lui contemporaneo.” Secondo Balzani l’opera di Cavour consente di mettere nel cassetto la tradizionale visione romantica, che permeava il paese: egli appoggia ad esempio la motivazione della Guerra in Crimea, per portare il Piemonte all’interno di un sistema di potenze, quello occidentale, da cui non si poteva più rimanere esclusi.
La serata si è chiusa con una battaglia intensa intellettuale intervenuta tra gli ospiti e il professor Paolo Luca Bernardini, uno storico libertario che non concorda con la visione di un Cavour del liberalismo oggi. Per cui, probabilmente, se di liberalismo e di Stato si vuol parlare, bisogna ricostruire il senso del liberalismo nell’800. Non coincidente con quello odierno.
MC