Finora è stato magro il bottino che il vice Presidente Usa, Joe Biden, ha raccolto con la sua visita in Medio Oriente. Anzi, per certi versi lo si può dire ancora più vuoto rispetto alle attese. Esattamente una settimana fa, il Presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen, raccoglieva favorevolmente la proposta della Lega Araba di riavviare i negoziati indiretti con Israele. Stamattina, alla luce delle ultime decisioni del governo Netanyahu di dare il via all’edificazione di nuovi insediamenti intorno a Gerusalemme, Abu Mazen ha fatto una repentina marcia indietro. Una decisione che è stata appoggiata anche dalla Lega Araba.
Questo significa che anche quei governi membri dell’organizzazione, che si erano offerti per fare da mediatori (Egitto e Giordania), hanno deciso di ritirare la mano tesa verso Israele. Biden non è riuscito a convincere Netanyahu. Al contrario, il Ministro dell’Interno israeliano (esponente di spicco dello Shas), Eli Yiashai, non ha neanche aspettato che il vice Presidente Usa lasciasse il Paese per dare l’ok alla costruzione di nuove colonie. Gli arabi sono arrivati alle loro conseguenze. Anch’esse altrettanto un po’ affrettate, ma inevitabili. A dispetto delle speranze nutrite dal Premio nobel per la pace, Barack Obama, lo scongelamento dei negoziati per il processo di pace si dimostra sempre più lontano. Israele del resto sa di avere in mano una carta invincibile contro gli Usa. Ben più forte della intransigenza finora dimostrata riguardo ai villaggi del “Gush Etzion” e annichilente sulla ostinata retorica pacifista di Obama. Netanyahu gioca infatti sulla spaccatura interna all’Anp. A suo giudizio, finché Abu Mazen non delegittimerà Hamas, i colloqui non potranno riprendere.
Ma questo per Ramallah è impossibile. Se commettesse una mossa tanto impopolare, perderebbe l’appoggio di buona parte della Lega Araba, così come il già debole sostegno dell’opinione pubblica interna. Israele è cosciente di tutto questo. Biden forse no.
Per un approfondimento ulteriore sulla questione si rimanda all’articolo pubblicato da liberal il 10 marzo 2010 e attualmente on line sul blog worldonfocus.wordpress.com/