Politicamente corretto. Storia di un’ideologia in Lodi Liberale

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Nel 68esimo evento di lunedì 25 marzo 2019 è stato presentato in Lodi Liberale il libro di Eugenio Capozzi “Politicamente corretto. Storia di un’ideologia” insieme all’autore, al giornalista Giuseppe Cruciani, al professor Luigi Marco Bassani, alla presenza di Lorenzo Maggi e Alberto De Luigi.

“Alle cause e alle radici dell’ideologia del POLITICAMENTE CORRETTO per definire come si è arrivati al conformismo linguistico attuale: la generalizzazione da una parte, il fastidio di dover cedere per convenzione virtuale dall’altra” nella presentazione della serata è Lorenzo Maggi a mettere in evidenza gli argomenti trattati nel libro. Si può ancora parlare italiano oppure serve prima standardizzare il linguaggio su quello utilizzato dai comunicatori?

La perdita ingente di patrimonio culturale, nonché di senso, non pare preoccupare la vulgata, eppure si sta rischiando di appiattire la lingua italiana sul linguaggio internazionale della tecnica, che è privo di qualsiasi sentimento e di qualsiasi passione. Insomma piatto e informe, anonimo.

“Diversitario è l’aggettivo che viene declinato nei vari aspetti: autofobia e autofilia, la civiltà occidentale ha uno status di superiorità culturale, etica, morale, rispetto alle altre civiltà, grazie principalmente al progresso legislativo in tema di diritti e di doveri. Queste sono le basi, insieme al mercato capitalismo, per cui una certa élite progressista è arrivata alle conclusioni opposte: il conformismo. In ambito accademico il professor Marco Bassani e in ambito giornalistico Giuseppe Cruciani sono di fatto i portavoce dell’anticonformismo.” Secondo il Presidente di Lodi Liberale Lorenzo Maggi il politicamente corretto è una tendenza culturale di pochi, che si vuole imporre a tutti.

I DOGMI DEL NEOPROGRESSISMO SI POSSONO RAGGRUPPARE IN QUATTRO BLOCCHI PRINCIPALI:

“1)l’equivalenza tra le culture e le civiltà (il multiculturalismo); 2) l’equivalenza tra desideri e diritti (la rivoluzione sessuale, antropologica, biopolitica); 3) la messa ai margini della civiltà umana rispetto alla salvaguardia dell’ambiente (ecologismo ideologizzato e antiumanesimo ambientalista); 4) la concezione dell’identità non come eredità naturale e storica, ma come scelta soggettiva, espressione dell’autodeterminazione individuale e collettiva.”

POSSIAMO SALVARE LA TERRA DISTRUGGENDO L’UMANITA’

“In 700 anni la Terra tornerà abitabile quando l’uomo si estinguerà: in un filmato con questi presupposti si voleva tranquillizzare l’essere umano, relativamente all’impatto della sua presenza. Ma abitabile da chi?” La perplessità del professor Bassani serve a dare una chiave di lettura alla posizione ideologica delle classi dirigenti occidentali: non parliamo di linguaggio, in merito potrebbe essere ovvio che si preferiscano termini gentili piuttosto che scorretti, ma l’ordine delle idee non è questo.

“Il pensiero delle classi dirigenti di oggi, in occidente, è invece una RETORICA che vuol passare a divenire MORALE.”

“Le radici profonde della visione del mondo che ha generato il Politicamente corretto partono da una strutturale tendenza alla censura: molti sostengono che la libera manifestazione del pensiero sia la maggiore libertà, ma non è esattamente così in tutti gli ambiti. Anche in una pubblica conferenza, visto che non è quasi mai realizzata in totale libertà, non esiste libera manifestazione del pensiero!”

Senza il libero mercato e senza la libera proprietà, non esiste libertà di pensiero.

“Le idee hanno delle conseguenze e quasi tutti utilizziamo idee di altri – riporta Bassani – il sistema del mercato tuttavia è sempre stato sotto attacco, nel libro si parla di aristocrazie globali per identificare quelle che sono le élite, che si sono intestardite di decidere le sorti del pianeta.”

IL MERCATO CREA DISUGUAGLIANZE E DISTRIBUISCE EQUAMENTE LA MISERIA?

La rivolta politica è emersa qualche anno fa, con il populismo di Salvini, Trump e Bolsonaro, che rappresentano questo spirito di fastidio per quanto imposto.

“Gli stati del Sud degli Stati Uniti sono il primo laboratorio dove sono iniziate le proteste contro la segregazione razziale: tutto nasce dal processo iniziato nel 1896, nella sentenza SEPARATI MA UGUALI. Nel 1954 invece la Corte Suprema stabilì che i servizi pubblici dovevano essere desegregati. Da qui inizia tutto il processo di rivolta, che attualmente ha portato alla distruzione delle statue, etc … una sorta di risonanza che dagli anni sessanta riporta la narrazione della colonizzazione, sul fatto che il Sud degli USA è terra dell’uomo bianco”. La segregazione, dice Bassani, doveva scomparire, ma non ci sono state forme di resistenza e guerre civili rispetto a questo, per cui le minoranze si sono autoproclamate: le donne, i neri, i migranti, attualmente gli omosessuali, etc… Secondo questa teoria la MAGGIORANZA colpevole sono i maschi bianchi eterosessuali di mezza età. Poco importa se statisticamente, e anche economicamente, per molti versi, nonché politicamente, questo concetto non ha né arte né parte e non ha nessun senso.

EPOCA DELLE QUOTE

“A questa logica ciascuno ha diritto di reclamarsi come minoranza, facendosi portare avanti le proprie istanze dal Partito Democratico, trasformando il concetto di appartenenza, naturale, nel concetto di minoranza, innaturale. E’ un modo della politica per ottenere facilmente dei vantaggi”. Pensa il professor Marco Bassani. Attingere ai Fondi federali facilmente, in pratica.

“L’idea di fondo è che le narrazioni degli uomini bianchi non sono in alcun modo conciliabili con le narrazioni degli oppressi, la molteplicità dei discorsi non permettono una sintesi, permane l’idea che il gruppo dominante abbia una versione che non è adeguata a descrivere i fenomeni!” Il professor Marco Bassani sottolinea che in comune tutto questo fermento ha solamente il nemico collettivo dell’oppressore, che è una costante della storia dall’origine dell’umanità.

LE MICROAGGRESSIONI

Esiste una teoria in merito. Le micro aggressioni sono intese come dei “piccoli” eventi, quindi possono inosservati ai più, ovvero sono degli atteggiamenti, discorsi e comportamenti che sottendono un messaggio svalutante, discriminatorio e stigmatizzante. Questi sono vissuti come un fatto grave per una parte di studiosi, ma principalmente non ci riesce a trovare la risposta, ad esempio una contropartita è l’appropriazione culturale, nel senso che secondo questo stile strano di ragionare non si può nemmeno portare avanti istante o assimilarsi a altre culture perché si usurpa.

In questo minestrone senza senso e senza utilità a rimetterci è la libertà di pensiero e di espressione.

“Nella comunicazione la grande produzione e la grande stampa, considerata intellighenzia del paese, non consente di dare conto di cose che – ha detto Giuseppe Cruciani – fino a poco tempo fa, erano esatte, ad esempio parlare di confini di Stato! Se si pensa che la migrazione debba essere scelta o contingentata allora chi lo dice non è empatico, non è umanista, è razzista.”

La moda del Politicamente corretto si esprime però solo sugli argomenti di attualità politica, dove cioè i politici stanno portando avanti delle campagne, ad esempio lo Ius Soli o i Diritti per i Gay, etc… quindi non si tratta di una cultura pulita, originale, ma di una polemica funzionale e strutturale al potere. Questo, ed esempio, diviene lampante in argomento del femminicidio, dove i casi comodi da cavalcare vedono alcune femmine più uccise rispetto ad altri cadaveri.

Si possono fare innumerevoli esempi, ad esempio Giuseppe Cruciani porta gli esempi emersi sui giornali, come la Legittima difesa, che viene descritta come il Saloon, aver votato a Destra vuol dire essere strano, essere di sinistra è bene, legalizzare la prostituzione diviene un fenomeno di sfruttamento e insomma tutto il me to. Ogni cosa concreta, fattuale, viene deviata sull’ambito moralista, il nuovo perbenismo è il vecchio bigottismo in salsa giornalistica.

Insomma, secondo Cruciani è un MODO per raccontare le cose che fa presa sulla massa: non condividere la campagna di Greta Thunberg, essere contro l’aborto, la posizione della Chiesa, tutto quello che non è trendy, sulla stampa, viene deriso e attaccato facilmente con questa strategia.

“Io penso che il politicamente corretto sia ancora vivo e vegeto”. Ha detto Giuseppe Cruciani.

“In ogni contesto culturale e sociale c’è una costante pressione nel ridefinire il linguaggio che si traduce nella rimozione di espressioni, definizioni, modi di dire, e nella corrispondente adozione di una serie innumerevole ed elaborata di eufemismi, neologismi, perifrasi, approvati volta a volta dalle élite culturali, politiche e mediatiche più influenti.”

IL POLITICAMENTE CORRETTO E’ UN’IDEOLOGIA, NON UNA RISORSA PER TUTTI

Eugenio Capozzi ha scritto un libro in cui cerca di dare delle linee obiettive di pensiero, per far capire come funziona questo meccanismo: poiché viviamo in un luogo dove i diritti individuali e la libertà sono portati avanti come bandiera di diritto, ma in realtà non siamo liberi affatto, siamo costretti a una forma di censura alla base, che alla fine è un’arma a doppio taglio.

“Questo processo non ha niente a che fare con le regole della democrazia liberale. L’essere umano ha il suo confine di sacralità intorno alla quale si stabilisce una garanzia. Questa censura, questo senso di colpa indotto, non sono parte del processo normativo, ma sono parte di un fenomeno di comunicazione politica che va in questo senso.” Ha detto Eugenio Capozzi.

Diviene ironico pensare che, senza l’uomo occidentale bianco, non staremmo nemmeno a ragionare del diritto di ragionare del diritto, e tutto il resto, che è ovvio e banale ma che non va di moda dire, in quanto presumibilmente le cose giuste non vendono bene.

“Non possiamo paragonare le punizioni per le micro aggressioni alle punizioni vere, non esistono ordinamenti di diritto che cancellino la realtà, la cultura non è messa in discussione realmente, ma dobbiamo uscire da questo grottesco dove ci siamo cacciati. L’espressione di questa ideologia, similmente a quella dittatoriale, passa per una classe dominante, per i gruppi che portano in alto la forma del consenso, è la Dottrina delle élite dell’Occidente, che in questo modo parlano per farsi accettare attraverso la colpevolizzazione dell’Occidente in quanto tale.”

COLPEVOLI DI AVER PENSATO IL PENSIERO

“Le grandi ideologie totalitarie del passato a cavallo del secolo scorso si sono eclissate dopo gli anni cinquanta, la grande promessa delle ideologie europee era di eliminare il male dal mondo, una promessa agnostica, che affonda le radici delle catarsi dell’umanità nella Rivoluzione francese, per nobilitare l’essere umano, trasformando il regno dei conflitti e degli interessi in un regno di uniformità nel bene. La fine della storia in una società utopistica del bene. Tutto questo viene patrocinato con un messaggio di collettivismo, di progressismo, che trova consensi dove li trova. Con il crollo dei miti della razza e delle politiche autoreferenziali, si va a cercare il colpevole nel pensiero, precisamente nel pensiero dell’uomo bianco, occidentale, maschio, di mezza età, europeo o americano.”

Dalla copertina: “Il finale della “Carmen” riscritto. Una petizione per rimuovere dal Metropolitan di New York un quadro di Balthus contestato per presunta pedofilia. Ovidio bandito dalle università americane perché offensivo e violento. Sembra non esserci modo di sfuggire alle censure imposte dal politicamente corretto, che si sforza di riscrivere la storia e la lingua, rimuovendo ogni potenziale fonte di discriminazione e producendo rocamboleschi eufemismi. Eugenio Capozzi ricostruisce le origini ed evidenzia le attuali contraddizioni di questa retorica collegandola a una vera e propria ideologia, che affonda le radici nella crisi della civiltà europea di inizio Novecento, cresce con la ribellione dei baby boomers negli anni Sessanta e, con la fine della guerra fredda, la morte dei totalitarismi e la globalizzazione, si impone come egemone in un Occidente sempre più relativista e scettico. Una visione del mondo che ha dato vita nel tempo a dogmi e feticci: il multiculturalismo, la rivoluzione sessuale, l’ambientalismo radicale, la concezione dell’identità come pura scelta soggettiva. Se oggi gli eccessi e gli aspetti grotteschi del politicamente corretto sono ormai evidenti, proporne un’analisi storica è ancor più necessario. Proprio quando un fenomeno culturale e politico appare avviato verso la parte discendente della sua parabola, infatti, può diventare oggetto di studio: svincolandosi dalla logica della contrapposizione polemica, è possibile capire come agisce concretamente sulle nostre scelte.”

A cura di Martina C

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