DALLE TASSE INIQUE ALL’URBANISTICA; LE CARENZE DELLA COMUNITA’ OGGI, DA HAYEK, IN LODI LIBERALE

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Nel 130esimo evento di Lodi Liberale è stato presentato il libro di Friedrich August von Hayek “La società libera”, pubblicato da Rubbettino Editore, insieme a Lorenzo Infantino (Professore di Filosofia delle Scienze Sociali all’Università LUISS Guido Carli di Roma), Stefano Moroni (Professore di Pianificazione Urbana e Politiche Territoriali al Politecnico di Milano) e Antonio Masala (Professore di Filosofia Politica all’Università di Pisa).

Per i classici del pensiero liberale l’associazione Lodi Liberale ha ormai mantenuto un ritmo molto alto a settimane alterne, per la presentazione dei testi capitali del liberalismo, tra cui non poteva non esserci anche quest’opera di Hayek. “E’ una sorta di trattato onnicomprensivo di 800 pagine circa con prefazione di Lorenzo Infantino, e con un saggio di Sergio Ricossa – dice Lorenzo Maggi, presidente dell’associazione – il testo tratta dell’idea di una società libera, è un manifesto programmatico omnicomprensivo che tratta di tutti gli aspetti cari ai liberali in un’ottica cristallina.”

“Il valore della libertà individuale poggia soprattutto sul riconoscimento dell’inevitabile ignoranza di tutti noi nei confronti di un gran numero di fattori da cui dipende la realizzazione dei nostri scopi e della nostra sicurezza. Se esistessero uomini onniscienti, se potessimo sapere non solo tutto per quanto tocca la soddisfazione dei nostri desideri di adesso, ma pure i bisogni e le aspirazioni future, resterebbe poco da dire in favore della libertà. E a sua volta, ovviamente, la libertà individuale renderebbe impossibile prevedere tutto. La libertà è essenziale per far posto all’imprevisto e all’imprevedibile; ne abbiamo bisogno, perché come abbiamo imparato, da essa nascono le occasioni per raggiungere molti dei nostri obiettivi. Siccome ogni individuo sa poco, e in particolare raramente sa chi di noi può fare meglio, ci affidiamo agli sforzi indipendenti e concorrenti dei molti, per propiziare la nascita di quel che desideriamo quando lo vedremo.” Friedrich August von Hayek.

LA LIBERTA’ VA DIFESA ANCHE SUI PUNTI DI VISTA MENO APPREZZATI

“La parte più stimolante è la terza parte del volume in cui riflette sulle tematiche del socialismo, del welfare state, dell’assistenzialismo, motivando la sua contrarietà. Segue la parte sull’imposizione fiscale in cui c’è una serie di pagine contro la progressività dell’imposta, che in Italia è ampiamente appoggiata.” Hayek spiega come mai è moralmente sbagliato tassare in modo progressivo chi ha più ricchezza, in quanto l’unica ragione su cui si fonda è l’invidia sociale.

LE RADICI DELLA LIBERTA’ SECONDO HAYEK

Se vogliamo capire questo libro dobbiamo pensare che l’autore ha speso tutta la sua vita in questo progetto politico, caricandosi sulle spalle il destino del liberalismo. Secondo Lorenzo Infantino è il maggior pensatore liberale del ‘900. “Se non avessimo avuto Friedman e Bruno Leoni avremmo avuto una mancanza, ma se non avessimo avuto questo pensatore ci saremmo trovati tutti molto più poveri. Per buona parte del ’900 è stato un punto di riferimento. Il suo trasferimento da Vienna a Londra è stato un punto rilevante della sua carriera. Andando infatti alla London School of Economics, ha potuto congiungere la tradizione evoluzionistica austriaca con quella scozzese.”

Hayek è probabilmente il membro più noto della nota Scuola austriaca di economia, in cui vi è una forte convinzione nel ruolo e nell’importanza dell’individuo nell’economia, piuttosto che in qualsiasi gruppo collettivo o governo. Durante gli anni ’30, si impegnò in un vivace dibattito con l’economista Keynes – Keynes sostenne un significativo intervento governativo nell’economia per stimolare la crescita, mentre Hayek no.

“Dalla tradizione scozzese nasce l’idea della società ordinata in modo non intenzionale. Quando egli incontra la cultura scozzese si rende conto che concepire anche la fallibilità umana è imprescindibile per la costituzione di un ordine sociale che tenga conto dei principi economici ed anche umanisti della società!”

“Da Vienna egli porta l’evoluzionismo, inoltrandosi in pieno utilitarismo:  sempre negli anni ’30. Le lezioni a Londra sono sul ciclo economico, sui prezzi, sulle produzioni, sono delle lezioni molto tecniche che mettono però in evidenza quello che c’è sotto, appunto.”

LA SOCIETA’ APERTA E’ PIENA DI NEMICI

“Il progetto sovietico voleva la soppressione della proprietà privata, il sistema nazista voleva sottometterla al controllo completo del governo. Hayek porta negli Stati Uniti il patrimonio di un percorso molteplice e ha gli strumenti per elaborare le sue teorie.”

STIAMO ANDANDO NELLA DIREZIONE SBAGLIATA

Hayek veniva dalla scuola di Carl Menger, il quale riteneva che tra gli sforzi umani quelli volti alla fornitura di bisogni materiali (economici) siano di gran lunga i più importanti: “l’esatta teoria dell’economia politica è una teoria che ci insegna a seguire e comprendere in modo esatto le manifestazioni dell’interesse personale dell’uomo negli sforzi degli esseri umani economici volti a fornire i loro bisogni materiali”. Questo libro infatti quando usciva era in anticipo sulla storia culturale italiana, che usciva dal fascismo ed era resistente – come lo è anche ora – alla trattazione delle idee di libertà.

CENTRALIZZARE LE RISORSE SIGNIFICA RIDURRE A ZERO LA COOPERAZIONE SOCIALE VOLONTARIA

“La legge e la legislazione, il diritto e la legislazione vanno separati, secondo Hayek – dice Infantino – esattamente come scriveva Aristotele ne la Politica. Le leggi approvate devono essere nel rispetto dei principi del diritto e quindi apprezzate per questo da ogni membro della comunità e non viceversa.”

Calpestare la libertà significa non avere futuro. Senza le risorse, nessuna libertà è possibile. Se pensiamo che tutti sappiamo tutto non risolviamo niente: se esistessero uomini omniscienti poco resterebbe della libertà. Noi non sappiamo in anticipo che cosa desideriamo, non possiamo saperlo perché il processo di competizione comporta la scoperta di quello che non si sa.

“Il problema diventa più grave non appena il governo si accinge ad assicurare una previdenza per la vecchiaia non solo minima ma “adeguata”, senza tener conto delle necessità dell’individuo e dei contributi da lui versati, Quando lo Stato si assume il monopolio di questa forma di protezione sociale, quasi invariabilmente compie due censurabili passi: il primo, accordando la prestazione non solo a chi, versando i contributi, ne ha acquistato il diritto, ma anche a chi non ha ancora avuto il tempo di maturarlo; il secondo, pagando le pensioni alla loro maturazione non con i guadagni dei capitali all’uopo accumulati e cioè con un reddito supplementare dovuto agli sforzi del beneficiario, ma attraverso il trasferimento di parte dei frutti dell’attività di coloro che al momento lavorano. E non cambia nulla se lo Stato nominalmente accumula un fondo di riserva e lo investe in buoni del tesoro o se chiaramente fronteggia impegni correnti con le correnti entrate fiscali.” Da La società libera di Friedrich von Hayek.

Egli riteneva che lo Stato avrebbe dovuto in qualche modo occuparsi delle persone deboli con problemi di povertà e che in qualche modo non erano autonome. Dunque è importante riflettere sul fatto che esiste un’ignoranza consapevole, cioè un principio in base al quale i legislatori sappiano che chi emana delle norme che valgono per tutti, possono anche essere fallibili e non hanno un punto di vantaggio e di dominio sul mondo per il semplice fatto che in quel momento ricoprono un ruolo.

“Dalle opere di Friedrich August von Hayek abbiamo ancora molto da trarre: nelle scuole poco si parla di questi autori, perché se oggi viviamo nella civiltà del benessere, lo dobbiamo anche a questa tradizione e non alle idee nate da fulcri antagonisti. La maggior parte delle polemiche contro di lui sono il frutto dell’ignoranza.”

 

Secondo Antonio Masala è possibile dare una versione attualizzata di molti concetti in esso contenuti: “Un testo importantissimo della tradizione liberale: Hayek è il più importante esponente del liberalismo del ‘900. Questo testo è quello di un pensatore che ha una grande coerenza: arriva prima a delle conclusioni scientifiche e quindi analizza le sue conclusioni teoriche, partendo dall’economia ma allargandosi alle scienze sociali in senso ampio.” Naturalmente non è soltanto un economista, ma uno studioso di più ampia visione, come il suo maestro: gli scritti sulla CONOSCENZA sono fondamentali: un ordine costruito solamente sulla ragione non potrebbe funzionare.

“LA VIA DELLA SCHIAVITÙ è una parte di quel progetto, mentre questo testo si pone in continuità con questo testo. Il testo che vediamo questa sera è il primo grande trattato di Teoria del Liberalismo: si propone una sistematica della tradizione liberale. Un lavoro consapevole e notoriamente ambizioso: nel suo progetto contava di arrivare ai politici e all’opinione pubblica, un fatto che non gli riuscì. Un’opera sterminata.“

“Hayek è consapevole di quello che fa, aveva grandi ambizioni e pensava di replicare il grande successo del libro precedente, per cui ne pianifica l’uscita spendendone le copie a giornali ed esperti, per destinare il libro anche all’opinione pubblica ed ai politici”.

Non riuscendovi per via del fatto che il libro era anche molto complesso e poiché molti giornali a cui lo aveva spedito si rifiutarono di recensirlo. I politici sul momento lo lessero con qualche segno di interesse ma bisognò attendere diversi anni prima che il libro venisse realmente recepito. A differenza di Margareth Thatcher che amava molto quest’opera. Essa ebbe un notevole successo scientifico, invece.

LA LIBERTA’ E’ IN RAPPORTO TRA GLI UOMINI, SI REALIZZA QUANDO NON C’E’ UNA COERCIZIONE ARBITRARIA

“L’ambizione e gli obiettivi del libro si notano già a partire dal primo capitolo, dove Hayek si cimenta con la definizione della libertà”.

LIBERI SOTTO LA LEGGE E IL DIRITTO

Impedire la coercizione è un fatto impossibile, ma il filo rosso che caratterizza questo libro è il superamento dell’arbitrarietà della coercizione: regole giuste, regole certe, sono una garanzia per la libertà. La coercizione e la politica vanno confinate, secondo Hayek, nell’ambito della difesa della libertà individuale. La coercizione va ridotta al minimo.

“Il liberalismo e la democrazia non sono la stessa cosa, il rapporto tra loro potrebbe essere problematico. Non necessariamente convivono sempre pacificamente: la democrazia stabilisce che cosa sarà la legge.”

“E’ meglio vivere in un governo non democratico ma soggetto alla legge, che in un governo democratico non soggetto alla legge” dice Hayek.

LA DEMOCRAZIA NON DEVE ESSERE SOLO A MAGGIORANZA

“Se la democrazia diviene idea che ci si deve sempre conformare al volere della maggioranza, allora la democrazia è il capovolgimento del principio attraverso cui si è sviluppata la civiltà. La differenza tra liberalismo e democrazia sta nel rispetto dell’individuo.”

Hayek sostiene che la legge applicabile a tutti, non specifica, volta a conseguire uno scopo, a creare un ordine, ma consente per questa sua qualità generalizzante di ottimizzare la divisione della conoscenza, allora consente di superare la costituzionale ignoranza dei singoli e quindi il meccanismo dello sviluppo sociale spontaneo si mantiene in vita. In questo c’è un collegamento molto forte: l’idea di Hayek è che la legge ha una fondamentale missione di garantire un ambiente sociale, una regolarità che serve all’ambiente sociale, che consenta di realizzare l’ordine. La legalità è essenziale ma non una garanzia in sé e per sé.

Von Hayek ritiene che per la democrazia il problema centrale sia quello di chi deve dirigere il governo. Il liberismo esige, a suo avviso, “che ogni potere – e quindi anche quello della maggioranza – sia sottoposto a limiti.

Nella parte finale del libro, nel 22° capitolo, parla di alcune situazioni particolari, in questo caso si occupa della città e della vita urbana, dell’urbanistica.

LA CIVILTÀ È INSEPARABILE DALLA VITA URBANA

“Tutta la comunità sopporta i costi della vita urbana e sotto certi aspetti invalida il semplice diritto di proprietà, in quanto in questo caso le scelte dei privati non ricadono solamente su di loro. La vita urbana comporta delle scelte che, alla fine, nel bene e nel male, ricadono su molti!”

UN FOCUS SULLE LEGGI URBANISTICHE SECONDO HAYEK

Stefano Moroni ritiene che Hayek sollevi i problemi attualizzabili delle comunità urbane, dove il limite del governo locale emerge spesse volte impedendo lo sviluppo, o meglio tradizionalmente, nel tentativo di risolvere i problemi della vita urbana, introducendo delle limitazioni che sono ancor maggiori che non negli altri campi.

Uno degli esempi più vicini è il problema degli affitti, i permessi per edificazione, le urbanistiche e in genere le limitazioni. Questi argomenti che troviamo in Hayek, raramente sono discussi, in quanto concreti, ma in realtà sono attuali e importanti.

Le città moderne, molto abitate, hanno spesso problematiche legate alla penuria di case in affitto, oppure alla carenza di abitazioni ben curate e ben tenute, queste sono tutte conseguenze che derivano da una cattiva gestione del mercato delle case. Argomenti che Hayek, in questo libro, tocca.

Dal punto di vista legato alla pratica della gestione urbanistica, secondo Stefano Moroni, tenuto conto del periodo in cui Hayek scriveva, sarebbe stato utile prestarvi attenzione, in quanto tratta in anticipo delle problematiche che sono venute a galla una dopo l’altra negli anni successivi.

“La questione non è essere o meno a favore della pianificazione urbanistica, ma capire se la pratica è a scopo di realizzazione o di centralizzazione: certamente serve la pianificazione urbanistica, specialmente in città, visto che gli effetti esterni sono difficili da controllare senza una regolazione, ma le indicazioni specifiche di Hayek sono chiare!”

“Per un urbanista sono tre le argomentazioni per un’urbanistica moderna rivisitata: è meglio se le regole sono introdotte a livello locale e se le autorità locali sono in concorrenza per la scrittura di queste regole, ovvero è preferibile che le unità amministrative siano in concorrenza per selezionare le migliori. In secondo luogo i regolamenti edilizi dovrebbero privilegiare le prestazioni che soddisfi un edificio, non le regole per l’edificazione, ad esempio evitando le specifiche tecniche di cui si occupa la tecnologia e di cui si occupa il mercato e la ricerca edilizia. Infine, creare nuove forme amministrative, sul modello delle corporazioni che possono gestire le proprietà dei privati, superiormente al singolo lotto, ma secondo nuove istituzioni legali, comunità contrattuali, di diritto privato, entro cui i privati hanno una libertà d’uso.” Stefano Moroni ritiene che Hayek abbia evidenziato come la vita nelle città abbia avuto molti ambiti di limitazione per la politica liberale e spesso le soluzioni che sono state attuate non sono delle migliori.

Ndr Questo libro si trova anche su Kindle.

 

A cura di Martina Cecco

 

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