Ubriache fradicie al party in spiaggia, due 15enni violentate dall’amichetto

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Questo è il titolo di una battaglia impari senza alcun risultato.
Un titolo di un quotidiano che testimonia quanto il maschilismo sia ancora radicato nel giornalismo italiano.
Donna colpevole, fatto.
Uomo giustificato, fatto.
Con il risultato di una banalizzazione del gesto che banale non lo è per niente.
E lo stupratore?
Va ascoltato e compreso!
Mi pare giusto.
Attenuare il gesto criminale, è diventata ormai una prassi.
E invece questo titolo dovrebbe sconvolgere.
Ma il contenuto:
“I brindisi sono proseguiti fino a quando le due vittime hanno iniziato a risentire dell’alto tasso alcolico nel sangue perdendo così ogni cognizione di quello che stava succedendo”, sconvolge ancora di più.
Perché rimanda al solito colpevolizzare sempre e solo la donna.
“Se non avesse indossato la minigonna”, “se non avesse messo tutto quel trucco”, “se non avesse avuto il jeans troppo attillato”, “il tanga“.
E infine:”se non avessero bevuto…”, tutto questo non sarebbe accaduto!
Si, perché un uomo non è mica una persona con cervello!
Un cervello c’è ma altrove, nascosto da una montagna di pregiudizi.
E una donna, si sa, se davvero non volesse, non permetterebbe all’uomo di stuprarla.
Banalità del male.
Io la chiamo così.
Banalizzazione che diventa assoluzione per chi la compie.
E quando si assolve il male, il male non può smettere di esistere.
Però: “Una delle 15enni si è quindi appartata sul lettino col ragazzino e anche l’altra minorenne, pare invaghita del giovane, li ha a sua volta seguiti.”
Invaghita. Innamorata. Quindi stupida, fragile e ovviamente consenziente.
Questo titolo è lo specchio di una società liquida fondata sul niente.
Anzi si… fondata sull’onda del momento.
E così l’informazione non informa… insinua dubbi, allude, umilia.
Non siamo fermi.
Stiamo tornando indietro a 50 anni fa.
Svegliamoci!
Complimenti all’autore di questo titolo.
Davvero un ottimo lavoro!

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