La verità sull’integrazione dei sinti e rom!

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Dico da subito che è la prima volta che – da giornalista – mi trovo nell’imbarazzante situazione di dovermi mettere empaticamente nei panni di un nazista. Mi riferisco ai fatti accaduti di recente a Roma relativi alle famiglie cacciate per motivi razziali. 

Confesso che non chiedo mai a chi conosco il gusto sessuale, la religione e l’etnia. Di fronte a questo e nonostante questo io ho deciso che è importante, necessario, indispensabile riportare un post, scritto on line, da Radames Gabrielli, presidente di Nevo Drom di Bolzano, che rappresenta proprio quelle persone, sottolineo persone, che molti mettono in una nebulosa grigia. I rom, gli zingari, come se fossero dieci e tutti uguali. Gabrielli vive lontano da Roma, in un contesto forse migliore, e ha detto questo:

“I sinti e i rom italiani da secoli, vogliono integrarsi, ma senza perdere la propria tradizione, cultura, usanza e sopratutto senza perdere la propria lingua madre, questo perché se un uomo perde questi valori, non perde solo i valori, ma perde il diritto di essere uomo e sopratutto di essere un essere umano.”

“In pratica non è che non vogliono integrarsi, questo perché la maggioranza dei sinti e rom italiani, mantenendo i propri valori, sono già integrati, vivono insieme, in mezzo alla popolazione maggioritaria già da secoli, li si incontra nei Bar, nei ristoranti e pizzerie, nei vari negozi, nei cinema, nei teatri, in strada e vivono negli stessi palazzi e stessi rioni dove vive la popolazione maggioritaria, ma sopratutto lavorano a contatto con la popolazione maggioritaria ogni santissimo giorno, c’è chi lavora come cuoco, come barista, come commessa/o, come autista, come panettiere e altri mille lavori come il musicista, il circense, il giostraio, il saltimbanco, il raccoglitore dei rifiuti ferrosi e altri lavori.”*

“Ma tutto quello che il sinto e il rom fa per integrarsi con la popolazione maggioritaria, non viene apprezzato, perciò non serve a niente, perché la vera verità è che la popolazione maggioritaria mondiale, non vuole veramente l’integrazione dei sinti e rom.”

“Per capirlo, basta essere onesti con se stessi, e accettare che la maggioranza della popolazione maggioritaria, non accetta un rom o un sinto alle proprie dipendenze lavorative, oppure di avere come vicino di casa una famiglia di rom o sinti, anche se questa famiglia è una famiglia onesta che lavora e paga le tasse ed è molto pulita, nessuno vuole una famiglia sinta o rom per il semplice motivo, che è una famiglia composta da sinti o rom, un etnia definita pericolosa e delinquente abituale anche se completamente innocente ed onesta.”

“Al contrario, la popolazione maggioritaria accetta di buon grado di avere come vicino di lavoro e di casa una famiglia composta da assassini, pedofili e delinquenti, basta che sia della sua stessa razza, sopratutto basta che non sia una famiglia rom o sinta.

Perciò alla popolazione maggioritaria, non interessa se il sinto o rom ruba, sporca ecc o se è onesto al 100×100, tutto questo non gli interessa, interessa solo che il sinto o rom non si vuole accettare perché e solo uno “zingaro” questo è il solo ed unico motivo che la maggioranza della popolazione, non lo accetta in nessun caso. Una forma di razzismo particolare che si trasmette da padre a figlio nei secoli e secoli.

*(Certo, ci sono sinti e rom che rubano, ma ricordiamoci che lo fanno non più di tante altre popolazioni del mondo e di certo molto, molto meno di come hanno fatto certi altri!!)

Foto di copertina tratta da Copertina di Radames Gabrielli.

E quindi? Fatico a distinguere oggi chi sia extracomunitario e chi comunitario, non siamo l’Anagrafe comunale. Fatico a dire chi sia sposato o chi non lo sia, per identica causa, insomma sono cose che non sono “necessarie” da sapere per parlare e per condividere percorsi insieme.

Tuttavia MAI, ma proprio mai, mi è successo di chiedermi se qualcuno che vive a Trento o a Roma o a Bolzano o a Bologna sia sinto, rom, ebreo, apolide o se invece sia etnicamente un villico locale (ad esempio dal cognome adigense e armato di zappa) o un emarginato romano (armato di saluto al baffetto e tendenze destroidi). Tendenzialmente vedo persone.

ORA mi sono trovata (non tanto rispetto ai fatti di Roma ma in generale leggendo le notizie) a dover dire a me stessa: che cosa avresti fatto nel 1938 – da giornalista – quando in Italia erano promulgate a titolo legislativo le leggi per la Discriminazione razziale (vendute come positive) che poi hanno portato alla deportazione di circa 9 mila ebrei e altri 30 mila per altri motivi?

La Legge non ammette ignoranza, ma se proprio si vuole essere analfabeti si visiti Wikipedia, si trova anche lì: abbiamo fatto un Referendum per la Costituzione e non si legge l’Articolo 3 che parla di 3 cose inerenti i fatti di Roma: che non si possono discriminare le persone, che lo Stato si impegna per l’equità, che tutti possono esprimere il loro parere.

Ritengo di aver sempre difeso qualsiasi posizione di frattura, amante delle posizioni critiche, quelle sul filo del rasoio, scomode e anche isolate, quando si trattasse di libertà di pensiero. Sono una persona assolutamente convinta che in uno Stato di Diritto esista anche il diritto di avere pensieri diversi, e pure il diritto di essere assolutamente pazzi. 

Diverso quando si ledono i diritti umani passando sopra la gente, sopra il pane, sopra le decisioni politiche e la dignità delle persone.

Così e per questo motivo vi lascio riflettere sui dati statistici per cui, ad esempio, il popolo italiano risulta primeggiare nel Turismo sessuale, nonché si difende bene sul femminicidio e anche sull’evasione fiscale, ma quando andiamo all’estero tutti sono felici del turista e del lavoratore italiano, non parlano di pedofili, di assassini e di ladri. E’ la stessa cosa.

E così nulla, mi è venuto più logico e più naturale provare empatia per i sinti e rom cacciati che per i neonazisti.

A cura di Martina Cecco

 

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