Con la serie evento “Adrian”, Celentano vuole lanciare un messaggio al mondo.
Gli ascolti non gli interessano. Questo i soloni dell’Auditel, forse, non lo hanno capito.
Un messaggio che, forse, come tutti quelli lanciati dagli artisti visionari, viene colto da un ristretto numero di persone. Forse, in questo caso, nemmeno da tutte. Forse solo da due o tre. Forse solo da dieci o da cento o…non importa.
Il Molleggiato presenta un progetto che aveva già in mente da tempo. Forse sin da quel lontano 1985 nel quale scrisse, diresse e interpretò “Joan Lui – Ma un giorno nel paese arrivo io di lunedì”. Un insuccesso di critica e botteghino, ma che rimase un film cult per coloro i quali hanno saputo apprezzarlo.
Anche allora Adriano vestiva i panni del Messia o, quantomeno, di un Messia. Un Messia moderno/antimoderno, che tenta di illuminare il cammino di un’umanità preda della dittatura tecno-mercantile e consumista. Una dittatura già denunciata da Pier Paolo Pasolini, l’inascoltato.
Celentano, ancora una volta, con “Adrian”, lo fa – sin dal titolo – in modo autocelebrativo, certo e allora ? Lo fa prendendo a prestito la sua popolarità, il suo carisma, la sua immagine finanche fisica, trasformandola in un essere ultraterreno. In un supereroe che abita nelle periferie di Milano e diviene così una bandiera post-ideologica. La bandiera dei più deboli, schiacciati dal cemento, dalla mafia, dai soprusi di una politica autoreferenziale e di una economia che promuove la dittatura del danaro e del consumo e lo fa in modo subdolo, strisciante, come il peggiore dei totalitarismi.
Celentano propone così, in prima serata, su Canale 5, un cartone animato alternativo – magistralmente disegnato da Milo Manara, con musiche di Nicola Piovani – sulla realtà che stiamo vivendo e su quella ancora peggiore che potremmo vivere, se non acquisiremo consapevolezza della deriva che sta prendendo questa sedicente “civiltà”.
“Solo l’Amore ci può salvare” è il leitmotiv che accompagna la serie tv, dedicata a Gino Santercole e prodotta da Claudia Mori, la cui bellissima immagine è rappresentata anche nel cartone quale compagna di Adrian.
“Solo l’Amore ci può salvare”. Una frase apparentemente banale, ma che dice tutto. Solo ciò che non si può ancora vendere e comprare ci può salvare. Perché ci stiamo condannando e non ce ne stiamo nemmeno rendendo conto. E a dircelo è un cantante di 80 anni, che ha attraversato gli Anni ’50 – ’60 – ’70 – ’80 – ’90 – ’00. Non sarà stato coerente nel suo stile di vita, ma che importa. Celentano è uno che si mette in gioco. Mette in gioco la sua credibilità e lo fa anche a rischio di fare flop negli ascolti. E anche per questo è un mito del nostro tempo.
L’Adrian della serie è un orologiaio che vive in un’Italia dittatoriale tecno-mercantile del futuro che, con una semplice canzone, mette in crisi il sistema.
Adrian vuole sapere. Vuole sapere perché la gente non si ribella di fronte a chi predica bene e razzola male, di fronte ai costruttori di ecomostri, ai corrotti, a chi promuove una crescita economica che non è affatto illimitata. E che distrugge l’ecosistema e le relazioni fra le persone, che diventanto rare e asettiche.
Adrian, l’orologiaio, apre così le menti di molte persone. E ciò infastidisce i piani alti. Il Potere. Quel Potere che vuole rendere tutti felici attraverso il sistema del consumo, della corruzione e lo status quo.
Una favola banale, si dirà ? Qualunquista ? Facile dirlo. Ma è davvero così ? Non è forse la realtà che ci si presenta sotto gli occhi, la quale è molto più semplice rispetto a tanti bei discorsi filosofici che si possono fare ?
Adriano Celentano la presenta attraverso la sua semplicità. La semplicità di un autodidatta, pur non così lontana dalla visione pasoliniana (e non solo, se pensiamo alle analisi che fa il filosofo orwelliano Jean-Claude Michéa relativamente alla pericolosità dei centri commerciali e del sistema della crescita illimitata). Una semplicità antimoderna, dalla parte delle periferie, dell’ambiente, dei più deboli. E contro il Potere.
Un messaggio per la prima volta trasmesso in tv in prima serata su una rete non certo nota per produrre format di grande qualità. Di questo, chi scrive, è grato ad Adriano Celentano e al suo Clan.
Luca Bagatin