MARATONETI PER CASO 2018

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CRONACA DI UNA GIORNATA MEMORABILE“I sogni son desideri chiusi in fondo al cuor.. ma credi fermamente che il sogno realtà diverrà” perché la Maratona per me ha significato davvero un sogno che avevo fin da bambina.

Premetto che non sono un’atleta ma una persona da sempre appassionata allo sport, da buona Moser non posso che amare la bicicletta e tutti gli sport in generale che ahimè sono messi sempre in secondo piano. Ma viverle di persona è tutta un’altra cosa. Così, per festeggiare il traguardo dei 35 anni, con un gruppo di amici, abbiamo deciso di cimentarci in una Maratona, anzi oserei dire LA MARATONA per eccellenza: quella di New York. In poco tempo grazie all’aiuto della nostra allenatrice Elisa Baitella abbiamo percorso quello che per noi rappresentava un’impresa titanica, la temibile corsa sui ponti newyorkesi, che tocca tutti i cinque, lunghissimi, affascinanti quartieri della città.

Cosi all’alba di una tiepida, per fortuna!!, domenica di novembre ci siamo preparati per la nostra impresa. A bordo del pullman tante emozioni contrastanti, a volte adrenaliniche alimentate anche dall’esperienza emozionante del giorno prima del ritiro del pettorale, a volte di sconforto nel vedere la lunga strada che da lì a poche ore avremmo percorso. Alle 7.30 siamo giunti al campo di Staten Island dove ad accoglierci, oltre all’esercito americano, vi erano atleti ed atlete da tutte le parti del mondo, un mix di lingue, colori. Ad ognuno di noi era stato assegnato un colore, che indicava il percorso che avrebbe dovuto correre, un gate, al pari di un aeroporto, ed un numero di gruppo che indicava l’orario di partenza.

Alle 10.40 in punto, dopo il tradizionale saluto e l’inno americano, il mio cannone ha risuonato e la folla ha iniziato a correre, il ponte di Verrazzano oscillava tanta era l’energia trasmessa dai corridori. Da lì un susseguirsi di emozioni indescrivibile, la folla lungo le strade che grida il tuo nome, bandiere di tutti i paesi del mondo, bambini che ti incitano, musica di ogni dove e tipo, dal corso Gospel al coro della Chiesa coreana, ballerini, cantanti, bande…una festa per gli atleti e per la città.

Per i primi km sembrava davvero di volare, percorrere le strade di Brooklyn, del Queens..le strade set di tanti film e che in quel momento erano una visione per tutti noi atleti (tranne l’infinita retta da 7 Km…la cui fine sembrava proprio un miraggio). All’ingresso di Manhattan, un boato ci ha accolto e lì anche se le energie iniziavano a scarseggiare l’entusiasmo era tale da far correre chiunque.

Dopo il Bronx, l’attraversamento di Harlem ed gli ultimi interminabili, infiniti Km al Central Park…si diventa finisher, si entra nella storia. Una fatica immensa, più volte mi sono chiesta chi me lo avesse fatto fare. Ma poi ripensi agli sguardi, all’entusiasmo, alle persone che probabilmente mai rivedrai nella tua vita che hanno tifato per te, gridato il tuo nome lungo le strade, vedi i tuoi tanti compagni di viaggio provenienti da ogni parte del mondo che ti sono stati di incoraggiamento e supporto nei momenti più difficili, tanti volti, tante storie… Mi rimarrà nel cuore il senso di umanità, da ovunque tu sia, qualunque sia la tua storia, hai davanti a te una lunga sfida e solo con l’aiuto di tutti arriverai al tuo traguardo. Provate per credere!

Marianna Moser

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