I saluti di apertura sono stati affidati dal moderatore, il capufficio stampa della Provincia Giampaolo Pedrotti, al sindaco di Trento Andreatta, che ha richiamato l’accoglienza che Trento ha sempre riservato a questa manifestazione, con i suoi spazi, i suoi volontari, le tante iniziative “di contorno”.
Cipolletta ha ricordato come il tema scelto, la mobilità sociale, sia controverso, cosa che può essere rinvenuta anche nei comportamenti privati di ogni cittadino. “Spesso si è orgogliosi della mobilità sociale nel passato – ha sottolineato – e molto più cauti su quella del presente o del futuro”. Un esempio è quelli degli immigrati dai paesi più poveri, che l’Europa cerca di tenere lontano da sé.
Per il rettore Collini il Festival dell’Economia di Trento è però esso stesso uno strumento di mobilità sociale, mettendo il sapere degli specialisti a disposizione di tutti i cittadini e favorendo un libero confronto su temi sempre di grande attualità. “Lo stesso dicasi per l’università. Il 70% dei nostri laureati non è figlio di laureati, e già questo è un dato che ci dice qualcosa, anche se non si deve abbassare la guardia”.
Il direttore scientifico del Festival Tito Boeri ha ricordato come il tema della prima edizione era stato ricchezza e povertà, speculare a quello di quest’anno. La mobilità sociale è importante per ragioni di equità, naturalmente, ma anche di efficienza e di crescita economica, perché mobilità “vuol dire consentire a chi ha le capacità di emergere”. Tuttavia la crisi ha impattato più fortemente sui segmenti più poveri della società e in particolare sui giovani, molto meno su chi è benestante. Il divario, insomma, si è allargato. Lo stesso vale anche su scala europea. Nella sua nuova veste di presidente dell’Inps Boeri ha inoltre auspicato che l’Istituto possa dare un contributo alla crescita dell’equità sociale e al miglioramento del welfare del Paese.
Laterza ha detto che chi fa l’editore è per sua natura convinto che ci sia un legame stretto fra mobilità sociale e conoscenza. “Il Festival è un investimento in conoscenza, diffusa, accessibile, per quanto possibile, capace di presentare punti di vista diversi e anche di fare autocritica. La partecipazione è sempre stata molto forte, il che significa che sia la formula sia il livello qualitativo sono stati all’altezza della sfida”.
Gregorio De Felice ha sottolineato come la Banca Intesa Sanpaolo è sempre stata felice di sostenere questa manifestazione. “Mobilità sociale in letteratura è associata a crescita economica – ha detto – ma anche a qualità della crescita. Gli ultimi dati ci dicono che l’Italia è uscita dalla recessione almeno sul piano congiunturale. Ma non possiamo accontentarci di questo, dobbiamo puntare su una crescita che produca anche coesione sociale. Il modello americano per noi non va bene”.
Nunzia Penelope segue il Festival dal 2006 e quest’anno cura la mostra del decennale. Una mostra che vuole essere anche molto pop, alla portata cioè di tutti. “Qui – ha ricordato inoltre – si è parlato di temi fondamentali come il conflitto fra generazioni prima che diventassero centrali nel dibattito nazionale e internazionale. Il Festival di Trento è stato sempre avanti, lo Steve Jobs dei festival”.
Infine il governatore del Trentino Ugo Rossi, che ha ringraziato tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione di questa manifestazione, compresi i tanti volontari. “Una decima edizione ricca di grandi nomi – ha detto – , ma che conferma la caratteristica vincente del Festival, la sua accessibilità a tutti pur nel rigore dell’approfondimento scientifico. Per il Trentino la mobilità sociale è essenziale: in questa direzione vanno gli investimenti in scuola e università, nelle infrastrutture telematiche e nei servizi, nella crescita della nostra competitività. Il Trentino ha anche sperimentato già da qualche anno il reddito di cittadinanza e sta approntando una batteria di ammortizzatori sociali innovativi. Lo stesso dicasi per previdenza e sanità. Tutti questi sono elementi che favoriscono la mobilità e la coesione. Ma quale mobilità sociale vogliamo? Una mobilità sociale che riguarda le persone ma anche i territori, e questo significa accettare la logica del merito, della competizione, dell’orientamento ai risultati. Non è un peccato parlare di business. Accanto a questo, uno sforzo continuo per garantire pari opportunità a tutti e per stare accanto a chi va più piano”.
Un saluto infine da Rossi anche a chi il Festival lo critica o lo contesta, perché il pluralismo è parte integrante di questa grande manifestazione.