di Elia Banelli
Potrebbe diventare il nuovo scandalo mondiale, o una clamorosa bolla di sapone. Senza dubbio la più grande retata della storia finanziaria.
Tutto dipenderà dallo sviluppo delle indagini nelle prossime settimane.
Riepiloghiamo i fatti: la mattina del 3 giugno i funzionari della Sezione Operativa Territoriale di Chiasso dell’Ufficio delle Dogane, insieme ai militari della Guardia di Finanza, fermano due uomini sulla cinquantina, di passaporto giapponese, provenienti dalla stazione di Milano e diretti in Svizzera.
Gli sequestrano una valigetta e scoprono l’incredibile: nascosti nel doppiofondo titoli Usa per l’ammontare complessivo di 134,5 miliardi di dollari, pari all’1% del Pil americano. Un record.
L’enorme “tesoretto” viene posto sotto sequestro dai militari ed i due uomini sono ora denunciati a piede libero per contraffazione di titoli di stato esteri.
Intanto il magistrato di Como, il sostituto procuratore Daniela Meliota, ha avviato un’indagine per accertare prima di tutto l’autenticità di quei bond.
Si tratta di 249 titoli della “Federal Reserve” americana, del valore nominale di 500 milioni di dollari ciascuno e 10 “Bond Kennedy” da un miliardo di dollari a testa.
Una cifra spropositata, non “negoziabile”, impossibile da distribuire nel mercato finanziario ed utilizzabile esclusivamente nelle trattative tra Stati.
Insieme ai bond miliardari, sotto la biancheria intima è stata rinvenuta anche una copiosa documentazione bancaria, sulla quale è calato il totale riserbo.
Gli scenari che ora si aprono sono molteplici, alcuni più o meno credibili di altri.
Prima di tutto come è possibile che un traffico di queste proporzioni, probabilmente partito dall’Estremo Oriente, transiti sul territorio italiano?
Inoltre se i titoli risultassero autentici, in base alla vigente normativa, la sanzione amministrativa applicabile ai possessori potrebbe raggiungere i 38 miliardi di euro, pari al 40% della somma eccedente la franchigia ammessa di 10mila euro. Una somma cospicua (pari a circa due leggi finanziarie) che finirebbe nelle casse del governo italiano?
Il giallo diventa più inquietante in base alle ipotesi avanzate dalla stampa americana vicina al Partito Repubblicano, che collega il maxi-sequestro di Chiasso con la news pubblicata il 30 marzo scorso da alcuni quotidiani Usa, secondo la quale il Ministero del Tesoro americano avrebbe a disposizione esattamente 134,5 miliardi di dollari provenienti dal fondo speciale per i titoli finanziari “problematici”.
La coincidenza perfetta delle due cifre alimenta più di qualche dubbio: un tesoretto da spendere per affrontare la crisi? Sul web circola di tutto: dai fondi “per finanziare un traffico internazionale di armi” ad un presunto attacco valutario contro gli Usa.
Si saprà di più con il proseguo delle indagini.
Nel frattempo si stanno analizzando i profili professionali dei due uomini fermati a Chiasso. Uno di loro, A.Y., stando alle indiscrezioni del web, potrebbe essere un alto dirigente del ministero delle finanze giapponese, già condannato a 20 anni per frode, su un’emissione non autorizzata di 57 bond giapponesi del valore di 500 miliardi di yen per titolo di stato.
L’altra persona denunciata, M.W., sarebbe stato complice di Yamaguch sempre nell’affare “Series 57”, anche se la notizia non è confermata.
E’ probabile che ci sia un terzo uomo, un imprenditore italiano, al centro di un intrigo internazionale dai contorni sempre più opachi.
Per approfondimenti:
http://www.gdf.it/GdF__Informa/Notizie_Stampa/AdnKronos/Adnkronos_2009/Adnkronos_Giugno_2009/info-1518911049.html
http://www.tio.ch/aa_pagine_comuni/articolo_interna.asp?idarticolo=464556&idsezione=1&idsito=1&idtipo=3
http://www.asianews.it/index.php?l=en&art=15505