Grecia 2014: I primi due turni delle elezioni presidenziali

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Il 23 dicembre, poco dopo mezzogiorno, si è svolto il secondo voto del Parlamento della Grecia per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica Ellenica. Come al primo turno, per essere eletti è necessario raggiungere la maggioranza qualificata di 2/3 dell’assemblea composta da 300 deputati, ovvero 200 voti. L’unico candidato è Stavros Dimas (Nuova Democrazia), già Commissario Europeo per l’Ambiente dal 2004 al 2009 e ministro degli Esteri nel governo tecnico-politico di Lucas Papademos (novembre 2011 – maggio 2012), proposto dal governo formato da Nuova Democrazia e Pasok, che in Parlamento ha una maggioranza di 155 seggi. Il mancato raggiungimento della quota stabilita richiede un terzo turno – il 29 dicembre – dove però il numero di voti richiesti per l’elezione scende a 180. Qualora nemmeno al terzo turno si realizzasse l’elezione del Presidente della Repubblica allora si andrebbe a elezioni anticipate, che nell’eventualità si svolgerebbero il 25 gennaio o l’1 febbraio.

Il prossimo Presidente della Repubblica succederà a Karolos Papoulias (Pasok – Movimento Socialista Panellenico) eletto per la prima volta nel 2005, candidato da Pasok e Nuova Democrazia, con 279 voti e rieletto nel 2010, candidato da Pasok, Nuova Democrazia e Laos, con 266. Entrambe le volte al primo turno e senza concorrenti.

Nel secondo turno i voti per Dimas sono stati 168, 131 hanno votato per esprimere la presenza, uno assente. Oltre ai voti della maggioranza di governo, il candidato ha ottenuto anche quelli di 13 deputati indipendenti su 25. Nessun sostegno invece dai gruppi parlamentari di entrambi gli schieramenti di opposizione: Syriza – Coalizione della Sinistra Radicale, Alba Dorata, Kke – Partito Comunista, Anel – Greci Indipendenti, Dimar – Sinistra Democratica. Il risultato ha segnato un aumento di consensi per Dimas in confronto al primo turno, il 17 dicembre, quando i voti per lui furono 160 e per il governo si trattò di un risultato al di sotto delle attese. Il secondo turno ha invece creato condizioni tali da far ipotizzare al governo la possibilità di raggiungere il traguardo, nonostante la complessità del lavoro necessario per trovare i 12 voti mancati.

Nel terzo turno si considera possano aggiungersi anche i voti di altri 3-4 deputati indipendenti. Si dovrebbero allora radunare almeno altri 8-9 deputati favorevoli, che il Primo ministro Antonis Samaras (Nuova Democrazia) punta a trovare presso Sinistra Democratica (9 seggi) e Greci Indipendenti (12 seggi). In occasione del primo voto, Samaras ha escluso sia la possibilità di formare un governo “speciale” in funzione della elezione presidenziale, ritenendo la proposta in contrasto con la Costituzione Ellenica, sia il cambio di candidato al terzo turno.

A fronte delle prese di posizione da parte di Samaras, prima del primo voto presidenziale, Evangelos Venizelos – Presidente di Pasok, Ministro degli Esteri e Vice primo ministro – aveva sottolineato l’importanza di trovare il consenso anche di Syriza, in modo da evitare elezioni anticipate e usare così i prossimi due mesi di estensione del piano di salvataggio per i negoziati con Ue/Bce/Fmi. Dopo il primo scrutinio, alcuni deputati della coalizione di governo hanno chiesto che si stabiliscano condizioni per giungere alla elezione del nuovo Presidente. Tra loro, Dora Bakoyannis (Nuova Democrazia) ha detto che Antonis Samaras ed Evangelos Venizelos dovrebbero cercare un accordo con l’opposizione stabilendo una data per le elezioni anticipate (purché siano dopo la prossima stagione turistica).

Il 21 dicembre Samaras ha pronunciato un discorso in cui ha sottolineato la necessità di un più ampio consenso nazionale per l’elezione nel nuovo Presidente della Repubblica, prospettando l’eventualità di una espansione dell’Esecutivo e di un accordo con l’opposizione per far svolgere elezioni anticipate a fine 2015, precedute dal completamento di una serie di riforme economiche e da una revisione della Costituzione. Esclusa ogni modifica nella linea da parte di Syriza (il suo Presidente, Alexis Tsipras, ha detto che “nè il Parlamento nè il popolo daranno a Samaras un assegno in bianco per continuare il piano di salvataggio.”), l’apertura del Primo ministro ha invece avuto effetto in particolare su Dimar: vari suoi deputati hanno contestato la chiusura da parte di Fotis Kouvelis – Presidente del partito – ad una eventuale convergenza sul nome proposto dal governo, poichè questa decisione avrebbe dovuto essere approfondita nell’ambito del gruppo parlamentare.

Da notare che l’ipotesi di una convergenza di voti di Alba Dorata su Stavros Dimas è stata subito respinta da lui e da Nuova Democrazia che, attraverso Kyriakos Mitsotakis, ministro per la Riforma Amministrativa, ha detto che qualora qualcuno dei deputati di Alba Dorata votasse per Dimas ci sarebbe una risposta immediata di ND, i cui deputati a quel punto voterebbero “presente” e il Presidente non sarebbe eletto. Dimitris Koutsoumbas, Segretario generale del Kke ha detto che gli sviluppi in merito all’elezione presidenziale sembrerebbero avvicinare le elezioni anticipate, sottolineando che le dispute tra governo e Syriza sono intorno a questioni che non incidono sui motivi della crisi.

In parallelo alla elezione presidenziale si susseguono sviluppi intorno al quadro politico-elettorale, in particolare sul versante del centro-sinistra. Fotis Kouvelis ha avviato negoziati con Syriza per un’alleanza nelle prossime elezioni, a condizione che le iniziative siano congiunte e Dimar possa mantenere una propria autonomia. George Papandreou, già Presidente di Pasok e Primo ministro, ha espresso l’intenzione di dar vita a una nuova formazione, lasciando così il partito fondato da suo padre, Andreas, nel 1974. Il Pasok, ora presieduto da Venizelos, è orientato alla creazione di un’ampia alleanza di partiti e movimenti di centro-sinistra.

Una rilevazione condotta da Pulse RC, pubblicata il 23 dicembre, indica che la maggioranza degli intervistati (55%) non vuole elezioni anticipate, sebbene il 59% ritenga che appaiano inevitabili. Samaras, con il 36%, è ritenuto il più adatto al ruolo di primo ministro; Tsipras è al 29%; il 32% ritiene che non lo sia nessuno dei due. Syriza si conferma primo partito con il 28.5%, Nd 25%, Pasok 6.5%, Alba Dorata 5.5%, Il fiume 5.5%, Kke 5%, Greci indipendenti 3.5%, Altri partiti 5.5%, indecisi 8.5%. In conseguenza di tale scenario, confermato anche altri sondaggi (seppure con qualche variazione percentuale tra i partiti), si delinea uno scenario in cui la vittoria di Syriza non sarebbe di proporzione tale da permettere a Tsipras la formazione di un governo monocolore. Per Syriza sarebbe allora necessario trovare qualche alleato.

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Ninni Radicini è studioso e commentatore delle vicende politiche della Grecia contemporanea. Collabora con varie pubblicazioni fra cui il portale «Mondo Greco», il quindicinale «Orizzonti Nuovi», il periodico «Akhtamar» edito dalla Comunità Armena di Roma. È autore di Kritik, newsletter indipendente di arte, cinema, cultura e attualità. Ha pubblicato molti articoli sulla Grecia, concentrandosi soprattutto sullo studio dei risultati elettorali e sull’evoluzione dei partiti politici nel contesto nazionale ellenico.

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