No all’astensionismo: il NON voto è una posizione politica vera

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MARTINA CECCO

L’Italia si posiziona al primo posto in Europa per astensionismo, ovvero per abitudine degli elettori aventi diritto, di non recarsi alle urne in occasione del rinnovo dei rappresentanti politici al Governo in Parlamento, alle Regionali, alle Provinciali e anche in qualche modo e con delle punte (più preoccupanti al Sud) per le Comunali. A tal punto si è arrivati con gli anni, che secondo le stime effettuate dai sondaggisti l’astensionismo è paragonabile a un partito vero e proprio la cui anima e il cui spirito serpeggiano nel comune sentire italiano; ma di fatto, anche se questa posizione è molto romantica e sognatrice, chi non si reca alle urne non aiuta né ostacola alcuno in alcunché, eccetto forse agevolando il conteggio delle schede ai seggi da parte di scrutatori, segretari e presidenti.

Nel 2008, anno in cui furono indette le scorse Politiche a soli due anni dalle precedenti del 2006 dopo lo scioglimento anticipato annunciato a febbraio delle Camere, tanto per cambiare per la Crisi di Governo, si toccarono in Italia dei preoccupanti livelli di astensionismo, i cui dati definitivi furono del 19.5% un dato simile a 10 anni prima, quando vi fu ancora una grande impennata di assenti ai seggi.

Data questa tendenza periodica di una parte di elettorato a non frequentare i seggi è forse d’obbligo precisare che con l’attuale sistema elettorale, il rimanere a casa e non votare consente comunque l’assegnazione del premio e quindi si farebbe senza saperlo il gioco della coalizione vincente; quindi siamo andati a vedere perché in Italia il disertare l’urna non è considerata cosa di gravità.

Disertare l’urna in Italia è sempre stato considerato un gesto di protesta, che viene praticato quando le persone sono demotivate o non si sentono rappresentate o interessate alla vita politica. Quello che non si sa è che il voto del votante che non si è presentato al seggio non ha un valore dal punto di vista effettivo, poiché non esiste una legge che richieda il Quorum alle Politiche, come invece può avvenire per i Referendum.

Al contrario recarsi al voto, entrare nel seggio, prelevare la scheda e votare bianco o nullo, consente di dare un conteggio alle schede e di procedere al valore per la assegnazione dei seggi come se le schede, anche se bianche o nulle, contassero un parere di voto. Fino a qua tutto chiaro, quindi .. sicché per non votare, senza dare realmente il voto ai candidati, ma anche senza fare l’assenteista c’è solo un modo: la Dichiarazione di Non Voto.

La Dichiarazione di Non Voto in Italia è promossa da circa 8 mila persone, che si sono fatte carico di diffondere queste piccole nozioni legislative relative alla Legge Elettorale in corso. A questi otto mila “apostoli” del Non Voto si aggiungono poi le persone che sono a conoscenza di questa possibilità ma hanno sempre preferito votare la classica Scheda Bianca, che in passato aveva un ruolo molto più dignitoso nel contesto elettorale che non oggi.

L’unico vero modo per protestare è questo: entrando al seggio, dopo avere eseguito la procedura di identificazione dell’elettore e dopo che il registro sarà compilato e firmato, non prendendo in mano la scheda, si fa “Dichiarazione di non voto, perché non mi sento rappresentato” una motivazione che è il motto della campagna, libero. La dichiarazione sarà scritta sul registro di fianco al vostro nome e anche nel Libro verbale del Seggio. Questo procedimento vi consente di fare una reale protesta. Ecco che cosa intendono quindi coloro che parlano di Dichiarazione di Non Voto.

Lavorando su base di discussione specialmente on line (Liberalcafé è nato come quotidiano figlio dei network e del giornalismo 2.0) tra i diversi forum e i gruppi di discussione che parlano di politica, se escludiamo i naviganti che si sono fatti attualmente parte attiva politica, cioè stanno candidando nei diversi collegi, nonché se escludiamo coloro che hanno fede a un partito, troviamo una parte di gente che ancora non sa che cosa fare e chi votare; queste persone hanno forti motivazioni per non avere ancora deciso come comportarsi e tanto meno che parte prendere, per una questione di giustizia sociale non si può fingere di non cogliere questo generale malcontento che ancora c’è e che non si risolve con una “pacca sulle spalle”.

Nel non lontano 2008, da questo 42% circa di persone che non avevano ancora chiaro che fare a distanza di 20 giorni dalle elezioni, e si badi parliamo dei 2/5 della popolazione avente diritto sul suolo nazionale, ne uscì un 20% totale tra astensionisti e schede bianche, per cui in queste Politiche 2013 qualcosa si ha da fare o da dire.

Ecco quindi che per volontà costruttiva questa volta ci limitiamo nella critica e non contiamo le preferenze date nulle che risultano dalle statistiche, non ne facciamo opinione e non andiamo a rimestare il numero di protesti per timore di brogli, come non vogliamo ricordare il doppio conteggio febbrile delle schede votate e delle preferenze e la quantità di urne che sono state divelte prima dello scrutinio, nonché anche un paio abbandonate semi vuote per strada (al Sud) e poi i ricorsi e i protesti dei candidati, etc ..

Ci limitiamo allora a constatare che per le Politiche 2013 gli studenti Erasmus, circa 12 mila, sono stati completamente snobbati dal Ministero dell’Interno e non potranno votare; gli italiani all’estero votano sempre in media in poco meno della metà percentuale, in Italia gli aventi diritto sono attualmente ancora indecisi nel 30% dei casi circa, anche se certo manca ancora parecchio alle elezioni. Come si potranno fare mai delle previsioni se tutti andassero a votare?

A questo si aggiungono le proteste pervenute al giornale per le manovre di candidatura dove non c’è stata chiarezza sulle modalità di costituzione delle liste (gli esclusi), si aggiunga anche che la legge elettorale è in procinto di modifiche poiché bocciata dalla sovranità popolare da oltre due anni, a cui si aggiunga che non vi è stata coerenza nella gestione delle diverse primarie dei partiti, con proteste pervenute anche queste al nostro giornale, per la gestione avvenuta con diversi e confusionali regimi che hanno creato un “hortus conclusus” per gli adepti alle sette di partito. Una serie di lamentele, segnalazioni e proteste da parte dei lettori che non potevamo non considerare, data la grossa mole di lavoro che i lettori hanno fatto alla base delle loro segnalazioni, puntuali, quotidiane e precise.

Per questi motivi Liberalcafé, dopo una attenta valutazione del rischio nel parlare di questo genere di iniziativa, ha deciso che in questo anno determinante, in cui sono in gioco poteri maggiori a quelli politici e parlamentari e in cui diverse realtà politiche stanno dando alla luce, ognuno nel suo “campo” dei “mostri” che non ci piacciono (che si moltiplicano quotidianamente) e che tuttavia anche ci preoccupano, considerato che siamo in un paese SALVATO dalla bancarotta, in DEBITO, in una situazione di arretramento economico e anche sociale, con la POVERTA’ alle porte dei centri storici e con uno stato debitorio non solo verso l’estero ma anche tra diversi enti; considerato anche che vige in Italia la logica compensativa, che non vieta al Governo con i suoi servizi di “fare cassa” anche dai fondi che partono dalle posizioni contributive e retributive del singolo cittadino, alla luce di recenti dichiarazioni e di voli pindarici pre-elettorali maniacali e inalberati che non ci piacciono, vogliamo fortemente chiarire a chi NON si sente sicuro di avere scelto il giusto candidato da votare, che può ed è suo diritto presentarsi al seggio elettorale facendo una dichiarazione aperta di non voto e evitando che la sua scheda appoggi liste che non si vogliono votare.

Questo esercizio di non voto vale a maggior ragione laddove vi fossero delle persone che non si recano alle urne perché temono che il loro voto possa essere manipolato o non credono nel sistema elettorale attuale.

Andate ai seggi, non rimanete a casa e se NON siete d’accordo con questo sistema, se non volete dare il vostro voto a chi è in lista nel vostro collegio, potete fare Dichiarazione di NON voto senza incorrere in una sanzione nel pieno diritto del vostro esercizio di potere elettorale.

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