Politiche 2013: Premier in Saldo

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MARTINA CECCO

Servirebbe l’ottimismo, un buon ottimismo, per fare delle previsioni rosee per il prossimo Governo. Nella migliore delle ipotesi possiamo vederlo così, come un frutto della dolorosa ma indispensabile scrematura di coloro che non vogliamo più votare, consapevoli che saremo ben poco soddisfatti delle manovre a venire, complice una previsione di decrescita ancora per i prossimi tre anni e una relativa debolezza politica nel programma dei partiti, chiamati ora più a ricostruire il tessuto politico della nazione che non alle imprese eccezionali che nessuno si sognerebbe mai di promettere in questi giorni, o almeno così si profila la situazione.

Non si può dire che l’impegno manchi, ma come spesso siamo obbligati a considerare ci sono dei tasselli che si nascondono tra le logiche della prassi formale, i quali lasciano perplessi o almeno danno preoccupazione. Uno di questi tasselli è la mancanza di trasparenza sulle motivazioni che hanno portato alla caduta così rapida del Governo Monti, ma specialmente alla manovra pre-elettorale che potremmo chiamare “salva-sedia” che ha garantito ai politici già presenti al Governo la semplificazione per la ricandidatura.
Capiamoci quindi, una bozza di legge per la modifica del sistema chiamato Porcellum è in aula da nove mesi senza trovare soluzione, mentre in 8 e si ribadiscono soli due giorni lavorativi oltre la settimana, è stata approvata la modifica alla legge elettorale, passata sotto il titolo di “disposizioni urgenti per lo svolgimento delle elezioni politiche nel 2013″ che ha introdotto alcune “regolette” utili a chi non ha intenzione di avere problemi di disoccupazione politica, che prevedono un quasi diciamo automatismo nella ricandidatura, per introdurre, in caso di scioglimento anticipato delle Camere, una riduzione del 50% delle firme per la presentazione di liste e candidati. La riduzione è stata poi portata al 75% in fase di conversione in legge. Pensate un po’. Di fatto, trattandosi di un Governo Tecnico, non ci sarebbe stato nessuno, con questa legge, particolarmente avvantaggiato, ma passiamo pure sopra la Costituzione, poiché ormai in Italia essa è divenuta un libro per tenere fermo il piede della poltrona se, e quando ballonzola. Se la poltrona non balla invece, essa può stare “a muro”.

Manca poco più di un mese alla tornata elettorale delle Politiche 2013, anticipate al 24/25 febbraio, giustificando la manovra con un risparmio economico nelle tre regioni in cui si tengono anche appunto le Regionali, ultimo colpo di coda dopo una serie di movimenti accelerati che si sono susseguiti senza sosta dalla Crisi del Governo dei Tecnici alla indizione delle nuove elezioni. Incalzati più dal linciaggio popolare che non dalla voglia, per carità, ma pur sempre frettolosi. E una azione memorabile ha sempre richiesto del tempo “Roma non fu edificata certo in un giorno”.

Partiamo dal presupposto che è ben difficile che il popolo italiano, vessato dalle tasse, dalla crisi economica, dalle prese in giro politiche, possa facilmente accettare di votarsi a un partito, alla luce particolarmente delle ingiustizie economiche che hanno diviso l’Italia in “cittadini di serie a” e “cittadini di serie b”, alla faccia della parità di diritti civili che la Costituzione dovrebbe garantire.

E’ dura fingere che non sia così, come è dura vendersi dopo avere infinite volte dimostrato al popolo che in fin dei conti una volta che si è dall’altra parte della scheda elettorale, tutto è più semplice. E’ anche dura andare a riscuotere il voto dai vecchi elettori, che hanno in mano cartelle esattoriali, titoli di borsa stracciabili, pensioni rase al suolo, stipendi ridotti, lettere di recupero crediti che sanno già di muffa; solo un uomo meschino, avrebbe il coraggio, oggi come oggi, di andare dai suoi vecchi elettori a promettere che le cose miglioreranno, non solo per il rischio di un “no” ma specialmente perché c’è coscienza che non potranno andare così, le cose. Dunque è sempre meglio (ironicamente) in questi casi “glissare” e “cambiare aria”.

I punti di vista sulla manovra, tutta politica e abilmente giostrata dal mattatore, Silvio Berlusconi, che ha dalla sua parte la verve e la capacità di declinare a suo vantaggio specialmente le situazioni più difficili, sono dei più vari; dopo il grido di battaglia del Cavaliere l’Italia si è spaccata tra populisti e popolari, da cui l’immediato spazio d’aria libero che ha interessato i più furbi a difendere i propri diritti e, a questo punto i più sciocchi a ritirarsi a miglior dignitosa situazione.

Il giudizio sulla forzatura politica che ci ha portati ad oggi non è così palesemente positivo, bensì critico: la mancanza di un passaggio democratico di consulta, per quanto sia almeno formale, che ci ha “trasudati” dalla Crisi di Governo alle Nuove Elezioni e che ha messo nelle mani del Presidente Giorgio Napolitano, in quei giorni particolarmente ottimista anche per il suo stipendio, la responsabilità di decidere completamente sulle sorti della nazione, diciamocelo, non è piaciuta. E poi Monti, Monti no, non era un politico, non lo era e basta, è uno di quegli uomini che sono lì, per fare il loro lavoro e che lo sanno fare, ma che hanno bisogno di capire dove si vuole andare, specie non da soli, ma insieme a qualcuno che ne sappia, di Italia.

E poco importa se il risultato di tutto questo andirivieni è una grande partecipazione popolare che chiama a candidare tutti, dal “vicino di casa” al deputato in carica, dal senatore all’operaio. Ammesso che riescano ad ottenere le firme per arrivarci, a candidare.
Non è tanto il risultato, che ha riassunto in un mese tutto il panorama politico di una intera nazione, nemmeno la scelta, che può avere in questo percorso dimostrato chi è meritevole di distinguersi e chi invece merita di essere inabissato per sempre: è invece il principio per cui la sovranità popolare, diretta o rappresentativa, ha il diritto alla consulta .. viviamo nella stagione in cui i sondaggi, gli opinionisti, le agenzie di rating decidono per gli altri .. ecco che anche in questo caso possiamo dire di avere subìto una decisione, improvvisa e quasi automatica, poco importa se positiva, negativa o neutra. In ogni caso una decisione che ha limitato la sovranità popolare, il risultato? Premier in saldo!

Dalla completa approvazione per aver riposto nelle elezioni la fides maxima che porta i saggi a credere nel Buon Governo, alla teoria dell’ultimo atto di un copione scritto da tempo, che avrebbe previsto quindi la salita al potere di un sistema diviso tra amministrazione, burocrazia e piazza, teoria che tutto sommato ci convince di più; per arrivare ad archiviare vecchi faldoni impolverati e per consolidare invece questo particolarmente patetico quadro di ambizioni, su cui si conta di poter lavorare bene, ma per quanto basta. E allora compriamoli!

Ecco che scoprendo le nuove coalizioni già siamo sul chi va là: tradizionalmente in Italia vi sono sempre stati una destra, una sinistra e un centro, così chiamati solo ed esclusivamente per la posizione a seduta rispetto al Presidente della Camera. Già di questo potremmo fare parecchia ironia. Vuole quindi la necessità che si rispettino anche quest’anno le formali usanze nel descrivere le coalizioni che hanno a capo i nuovi possibili premier che vanno a rappresentare parecchi (ad oggi ben 219 diversi partiti o movimenti, salvo esclusioni) i quali cercheranno di ottenere appunto il consenso popolare, chi più e chi meno legittimato. Restano fuori dalla schiera politica fatta di Sinistra, Centro e Destra, alcuni tradizionali movimenti italiani di contestazione e di ricerca politica sostituiti dal Movimento 5 Stelle e da FARE per Fermare il Declino.

Candida per la Sinistra il possibile futuro premier Antonio Ingroia, il buon samaritano, un uomo nuovo nel panorama politico italiano, che ha dalla sua parte il cuore pulsante della contestazione al sistema, alla burocrazia e alla cattiva amministrazione, si propone come l’uomo che saprà guidare il paese al rispetto della legalità, insomma una nuova sinistra che abbraccia tradizionali partiti: la sua Rivoluzione Civile, con Italia dei Valori, Verdi, Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani.

Candida per il Centrosinistra il risultato delle Primarie 2012, Pierluigi Bersani, arrivato fin qui come trasportato dall’onda, balena spiaggiata del sindacalismo italiano, portando con sé il Partito Democratico, Sinistra Ecologia & Libertà e Centro Democratico.

Candida invece per il Centro il dimissionario Mario Monti, senatore a vita nominato e salvato a pochi giorni dalla decadenza, a capo di Scelta Civica (per la Camera) – Con Monti per l’Italia (per il Senato), rappresentativo del mondo burocratico italiano, chiamato dalle cancellerie europee per risolvere i problemi dell’Italia e appoggiato da Montezemolo. ben visto dal Vaticano, porta con sé l’UDC, Futuro e Libertà. Sotto il continuo monitoraggio e oggetto di attenzione di un po’ tutti i politici italiani, chiamati a più consultazioni durante lo scorso Governo, è lo specchio del mondo economico e finanziario, delle banche e del denaro. Membro del Birderberg Group è il contro canto del Cavaliere.

Candida per il Centrodestra invece un’ombra, che rispecchia la destra italiana, sparita. A sostenere questa ombra sono la Lega Nord, il Popolo della Libertà, Fratelli d’Italia, la Destra. Silvio Berlusconi non sarà il premier a patto che i voti non lo confermino.

E parlavamo quindi di assenze e di movimenti che si sono defilati dal Parlamento, ecco i nuovi volti della politica di contestazione:

  • tutto solo e senza alcun partito alle spalle il Movimento 5 Stelle ha portato alla candidatura a Premier Beppe Grillo, con i suoi candidati selezionati via internet e con i gazebi nelle città. Un movimento non politico, decisamente fuori da ogni schema, che si è fatto da solo;
  • una espressione della cultura universitaria economica e del giornalismo è Fare per Fermare il Declino, il movimento che ha come candidato Premier Oscar Giannino. Un movimento giovane che punta ad essere un riferimento per il rinnovo della classe politica e per lo studio delle risoluzioni simultanee di tasse e spesa pubblica.

Ecco, a rigor di logica ci chiediamo la governabilità del post elezioni, dove la unica possibilità di riuscita è in una grande sincronizzazione tra il Centro e il Centro-Sinistra, con qualche apertura verso l’economica Fare, che riserva qualche asso nella manica e specialmente delle novità. Se le urne premiassero invece la coalizione di Centro Destra la situazione cambia, una incompatibilità con la Scelta Civica e la non governabilità con la opposizione ci riporterebbe al 2011. Con una differenza sostanziale: nel controcanto un M5S inviperito, una Sinistra molto forte e un insieme di politici declinati all’economia e di fatto la controparte storica del populismo.

Nelle urne gli italiani hanno spesso tradito le aspettative della piazza, vuoi per disillusione, per forza dell’abitudine o per scarsa voglia. In questo caso si aggiunge la necessità di rispondere a delle domande importanti su quello che si vuole dal futuro, motivo in più per dire la verità su quello che si vuole avere dalla politica, con la massima espressione della propria opinione.

Il Governo è espressione della sovranità popolare, non è coerente che esso continui a perdere il consenso entro i primi due anni di carica, come non è possibile che il percorso per arrivare alla politica sia fatto solo di interessi, scambi di favori e di favoritismi in genere: facendo fede alla legalità e alla meritocrazia, tenendo presente che siamo in un momento di completo rinnovamento, che il prossimo Governo probabilmente non potrà durare molto a lungo, o perlomeno non potrà fare grandi cose, siamo chiamati a votare con coscienza e se non si fosse soddisfatti di quello che viene messo in saldo, non c’è obbligo di acquisto, perché anche il non – voto, espresso in urna con la coscienza che è un voto di protesta, viste le premesse alla base di queste elezioni, ha una sua grande importanza.

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