Che cosa succede a sinistra: nasce il Secondo Welfare

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Su iniziativa del Centro di Ricerca Luigi Einaudi di Torino nasce “Percorsi di secondo welfare”, il laboratorio sul secondo welfare in Italia, che coinvolge numerosi partner. Il progetto, con la direzione di Franca Maino e la supervisione scientifica di Maurizio Ferrera, docenti dell’Università degli Studi di Milano, si propone di ampliare e diffondere il dibattito aperto da un’inchiesta di Dario Di Vico e un commento di Maurizio Ferrera apparsi sulle pagine del Corriere della sera nel giugno 2010.

Sempre più spesso in Italia nascono e si sviluppano programmi di protezione e investimenti sociali a finanziamento non pubblico che si aggiungono ed intrecciano al “primo welfare” di natura pubblica ed obbligatoria, integrandone le carenze in termini di copertura e tipologia di servizi. Questo “secondo welfare”, generalmente caratterizzato da un marcato radicamento territoriale, coinvolge una vasta gamma di attori economici e sociali quali imprese, sindacati, enti locali ed il Terzo settore, creando un sistema ancora embrionale ma dotato di grandi potenzialità. Uno spazio destinato a ricerca e raccolta di materiali ed esperienze che favoriscano il dibattito e la condivisione di “best practices” diventa oggi più che mai cruciale al fine di conciliare con successo la necessità di un ridimensionamento della spesa pubblica con la tutela dei nuovi rischi sociali.

Negli ultimi anni i Paesi europei si sono trovati a dover affrontare le pressioni provenienti dall’esigenza impellente di contenere la spesa da un lato, e dal rapido trasformarsi della struttura dei bisogni sociali della popolazione dall’altro. La difficoltà di conciliare vincoli di bilancio sempre più stringenti ad uno stato sociale che tuteli i nuovi rischi derivanti dall’invecchiamento demografico e dalla precarizzazione del mercato del lavoro ha spinto i Governi degli Stati europei a predisporre ampie riforme dei rispettivi sistemi di welfare. Anche l’Italia, seguendo la linea suggerita dall’Unione Europea, ha attuato programmi di “ricalibratura” del welfare pubblico.

Nonostante i modesti progressi sul fronte degli “investimenti sociali”, gli imponenti interventi di riequilibrio della spesa lasciano largamente scoperte le categorie di cittadini più bisognose, tra cui i giovani, le donne, i lavoratori precari e gli anziani, che non possono contare sulla disponibilità di risorse pubbliche. E’ proprio in questo contesto che si fanno strada iniziative che mobilitano ricchezza di provenienza privata in grado di supportare il sistema pubblico in vista delle crescenti aspettative. Il diffondersi di progetti di questo tipo fino a formare un sistema articolato di “secondo welfare” complementare rispetto a quello pubblico, che continuerà ad assolvere la sua funzione redistributiva di base, è particolarmente promettente in Italia. Il nostro Paese è infatti caratterizzato da un solido risparmio privato e da una bassa percentuale di cittadini consapevoli che decidono di aderire a schemi di welfare integrativo.

Possibili fonti di finanziamento sono le assicurazioni private e i fondi di categoria, le fondazioni bancarie e altri soggetti della filantropia, ed il sistema delle imprese. Anche gli enti locali, seppur vincolati nelle loro decisioni di spesa, possono assumere un ruolo importante nel promuovere partnership pubblico-privato e contribuire al reperimento di risorse aggiuntive. Il “secondo welfare” deve, per sua stessa natura, svilupparsi in maniera spontanea e ispirarsi a logiche di mercato o “quasi-mercato”, ma sempre appoggiandosi a una struttura regolativa che, benché flessibile e definita primariamente a livello locale, protegga i beneficiari da “incastri” disordinati o ancor peggio opportunistici.

Info su www.secondowelfare.it

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