The great stagnation

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di UMBERTO VILLA

In occasione dell’annuale “Discorso Bruno Leoni”, organizzato dall’IBL (Istituto Bruno Leoni) a Palazzo Visconti, a Milano, si è tenuta una piacevole lezione di Tyler Cowen, economista liberale americano, editorialista del New York Times e docente alla George Mason University.
Il titolo dell’incontro era “The great stagnation”, proprio come quello di uno dei libri di Cowen, che ha parlato principalmente dei problemi dell’Unione Europea, soffermandosi in più circostanze sull’Italia.

Sull’UE il suo parere è abbastanza negativo, considera, infatti, un “sogno delirante” il progetto dell’Europa unita, perché è stato progettato male. Secondo Cowen è impensabile immaginare un sistema per più nazioni con la stessa politica monetaria, ma con politiche fiscali, lingue e culture differenti.
Nonostante questo punto di vista pessimista, propone per l’Italia tre modi per uscire dall’attuale crisi:

1) aumentare il tasso di natalità, che attualmente è troppo basso e, infatti, si prevede che la popolazione italiana tra quarant’anni si dimezzerà;
2) valorizzare il fattore immigrazione, immaginandola “selettiva”, senza dunque per forza aprire i confini nazionali;
3) sulla questione del rapporto debito/pil, che supera le tre cifre, Cowen dice che bisognerebbe considerare anche quello debito/benessere nazionale, che è solo al 5%. L’Italia, dice, è un paese ricco, tassando il 5% della ricchezza il debito sparirebbe. Lo stesso economista, però, giudica male questa terza ipotesi, perché illiberale e perché è ingiusto tassare la ricchezza, quindi l’eccellenza.

Cowen sostiene che proprio questo apparente benessere dell’Italia, sia la ragione principale per cui nel nostro Paese non ci sia una grande forza di volontà di abbattere il debito e risolvere la questione fiscale. Per questo motivo negli ultimi 12 anni il nostro reddito pro capite non è aumentato, dando inizio alla nostra “grande stagnazione”.
Sempre riferendosi a noi, ha rapidamente trattato la questione giovanile, affermando che in Italia i giovani sono sottovalutati e mal utilizzati e questa sia la causa per cui, troppo spesso, non riusciamo a stare al passo con l’economia moderna in continuo avanzo e sviluppo.

Trattando la tematica europea, ha descritto come assolutamente drammatica e irrecuperabile la situazione greca. Entro cinque anni la Grecia lascerà l’Euro, o meglio, l’Euro lascerà la Grecia, perché ci sarà una grande fuga di capitali, nessuno più investirà nelle banche greche e il governo non pagherà più tramite moneta, ma attraverso cambiali che, secondo l’economista americano, la gente comincerà a scambiarsi e pian piano a richiamare “dracma” fino a quando l’euro non scomparirà del tutto.
Cowen ha più volte ribadito che a questo triste esito arriverà anche il Portogallo, più difficilmente questo sarà anche il destino di Spagna e Italia.
L’addio all’euro di questi Stati avverrebbe perché l’idea francese di mantenere in piedi l’Europa grazie ai finanziamenti tedeschi, che sono quelli che più si sono arricchiti con la moneta unica, non regge, perché la Germania difficilmente accetterebbe. In caso lo facesse, chiederebbe di controllare direttamente i bilanci dei paesi in bilico e imporrebbe condizioni severissime, che nessuno Stato potrebbe mai accettare.

Alla fine di questo interessantissimo incontro, mi sono detto che se una voce così stimata nel mondo, come quella di Tyler Cowen, dice questo di noi e dell’Europa, l’unico modo che abbiamo per reagire è quello di rimboccarci le maniche, attuare una politica di rigore, ma nel senso che deve rigorosamente tagliare la spesa pubblica e rigorosamente attuare politiche liberali, e lottare a livello continentale per creare un’unione politica, non solo monetaria, affinchè si creino davvero gli Stati Uniti d’Europa. Questa è la chiave? Non lo so, ma se l’Europa resta così com’è, il fallimento è certo.

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Studente di quinta Liceo Scientifico, si iscriverà dal prossimo anno accademico a Giurisprudenza, perchè crede fortemente nei valori di legalità e giustizia. Laico liberale di centro, che mai voterebbe UDC e che sogna un movimento che raccolga tutti i liberali italiani, ma è consapevole che difficilmente si verificherà una cosa simile. Appassionato di politica italiana ed europea, ha approfondito le tematiche riguardanti il diritto del lavoro e la sua riforma, sposa la "Flexsecurity" modello danese proposta da Pietro Ichino, che stima molto. Membro dell'associazione liberale milanese "Impegnati" e cofondatore di "iLib", movimento liberale che mira ad una costituente liberale.

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