di DARIO MAESTRANZI *
Alcune riflessioni. Nel settore pubblico troviamo gli sprechi, le regalie, i clientelismi, le gare truccate,le fatture gonfiate , le opere pubbliche mai finite, le centinaia di migliaia di amministratori e politici, i lussi della casta, etc… Vi siete mai chiesti chi alla fine salda il conto di tali macroscopici sperperi?
Provo a rispondere a questa domanda: i contribuenti onesti e tra essi i più vessati sono i piccoli imprenditori e i dipendenti del settore privato (spesso con stipendi sotto la soglia della povertà) come gli operai, i commessi, i precari e così via. In parole coloro che pagano le tasse senza godere di privilegi.
Non c’è una giustizia sociale (soprattutto in Italia dove il settore pubblico è straripante, in Trentino poi…) : i potenti sprecano e si ingrassano alle spalle di chi produce davvero, titolare o dipendente che sia.
Pensiamo ai fannulloni del settore pubblico, ai manager pubblici (il mitologico Cimoli, 2 milioni e mezzo di stipendio all’anno per portare Alitalia ad un deficit record di 700 milioni ogni anno) e ai politici (per lo più cortigiani acefali) e ai loro stipendi e poi pensiamo a quanto guadagna, alle condizioni di lavoro, agli orari, un metalmeccanico oppure un commesso di un negozio. E’ un mondo alla rovescia: in proporzione chi spreca guadagna tanto e chi produce guadagna poco. Infine, cosa non di secondo piano, nel settore pubblico vi sono tempi lavorativi di assoluto privilegio rispetto al settore privato. Ricordo a questo proposito che in Trentino il settore pubblico chiude i battenti alle 13 (più o meno) del venerdì. E c’è stato chi ha seriamente proposto di prevedere per il settore pubblico un orario verticale che termini il giovedì. Bello l’orario verticale, ma costa ed è poco produttivo. E chi paga?