Un trentino alla Casa Bianca?

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di THOMAS MARGONI

L’uomo della nuova destra americana. – Le primarie dello Stato dell’Iowa hanno aperto nei giorni scorsi la lunga corsa che porterà a novembre un esponente del Partito Repubblicano a sfidare, il senatore nero Barack Obama, attuale guida dell’unica superpotenza del globo.

Accanto allo strafavorito mormone Mitt Romney, si è messo in luce, e ben oltre le aspettative, un nome non conosciuto al grande pubblico. Un nome, anzi un cognome, non nuovo però, per chi abita in Trentino: Santorum denota chiare, origini gardesane e infatti, il nonno dell’ex senatore della Pennsylvania era di Riva, mentre la mamma italo-irlandese, aveva origini molisane.

Cattolico, di posizioni ultra-conservatrici, “Rick” è stato spesso coinvolto in polemiche anche aspre, a causa di posizioni legate alla sua confessione, come la non leggera ‘condanna’ dell’omosessualità, che portò ad usare il sostantivo ‘santorum’ come equivalente di ciò che non può essere scritto su un giornale letto dalle famiglie. Fermo sostenitore della teoria del ‘disegno intelligente’, secondo la quale la manì di Dio meglio spiega l’evoluzione delle specie rispetto, ad una pura teoria evoluzionistica, questo esponente della destra americana interpreta il pensiero di una parte non piccola dell’elettorato a stelle e striscie, anche se, a mio parere, mostra già ‘in nuce’, dei limiti evidenti, peraltro noti, che difficilmente gli permetteranno di ottenere in altri Stati percentuali simili a quelle dell’Iowa.

A partire dalle scarse risorse finanziarie, naturalmente: da nessuna parte, ma in America ancora meno, si può fare risultato in politica, senza avere una enorme quantità di fondi da stanziare. E certo Romney, da questo punto di vista, non è messo male… Ma affrontando temi più squisitamente politici, si deve argomentare come, se è vero che una larga fetta degli americani vuole una svolta forte verso il conservatorismo, cosa del resto tipica nei periodi di crisi, gli assunti dell’ex senatore vedano l’oltranzismo come chiave di lettura più netta, il che probabilmente gli alienerà le simpatie delle fasce meno abbienti. E’si vero che Romney non è di sicuro Robin Hood, ma è anche da sottolineare come la sua impronta di tipo imprenditorial-finanziaria sia enormemente maggiore rispetto a quella del nostro. Santorum insomma rischia di avvitarsi su se stesso, non riuscendo a fare il salto di qualità necessario per la candidatura alla White House. Il tutto non deve far dimenticare che è partito senza particolari velleità, e che anzi ha già superato ogni più rosea previsione, ma non si deve dimenticare che l’America ha una capacità, a noi italiani sconosciuta, di capire tempi e difficoltà dei governi. Sono convinto, e lo dico da liberale, che non sostiene affatto posizioni progressiste, che Obama sarà ancora Presidente, e non vedo in Romney, meno ancora ovviamente in Santorum, i crismi del futuro vincitore.

Sono personaggi dalla connotazione certamente spiccata, ma privi di un valore riformatore intrinseco, e se è vero che l’uomo dell’Illinois ha passato momenti difficili, è anche vero che ha saputo condurre questa straordinaria Nazione attraverso una crisi peggiore di quella del ‘29. Nessuna volontà di sminuire, ci mancherebbe altro, quanto ottenuto da Rick, ma solo la constatazione di un limite strutturale di una visione della politica.

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