Mai Amato la politica di Berlusconi

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di SALVATORE ITALIA

Sono sempre stato un liberale di centro destra e non ho mai amato la politica di Berlusconi. Quando il Cavaliere prese il potere, militavo nel Patto di Mario Segni: l’uomo, tanto per ricordarlo, che “perse il biglietto della lotteria” come si è sarcasticamente detto e ripetuto, ma che diede all’Italia il maggioritario, le primarie e l’elezione diretta dei sindaci, avviando, peraltro, anche l’idea della repubblica presidenziale.

Di quel periodo ricordo bene lo stupore di tutti all’esito delle elezioni politiche, quando Forza Italia sbaragliò il campo con una comunicazione politica all’avanguardia per il nostro Paese. Oggi il Cavaliere, dopo quasi venti anni di dominio politico incontrastato esce di scena e lo fa in uno stile diverso dal suo solito aplomb. Era da tempo che notavo in Berlusconi una diminuzione di voglia di vincere o forse un po’ di stanchezza verso le solite vecchie facce dei suoi alleati e dei suoi nemici.

Sono stato tra i primi a dire che non doveva essere candidato come premier perché troppo influente sul quarto potere, tra i primi a parlare di partito di plastica, quando sgozzò nella culla i club di Forza Italia, decretando la fine dei partiti organizzati intorno ad un’idea e costruendo il partito persona, che di li a pochi anni venne copiato da tutte le altre forze politiche.
Oggi sento la necessità di affermare senza troppi giri di parole che Berlusconi ha vinto per 20 anni perché alternative non ce ne erano e quelle poche occasioni proposte dalla sinistra moderata facevano sempre e subito rimpiangere i governi del Cavaliere.

Mi spiace deludere chi pensa che i guai dell’Italia siano mali portati dal berlusconismo, purtroppo è vero l’esatto contrario: Berlusconi è stato l’autobiografia della Nazione. Una frase che dice tutto non solo sull’uomo politico Berlusconi, ma anche sul popolo italiano. In esso non c’era più democrazia di quella presente nel maggiore partito del centro destra o minore malizia e accondiscendenza all’inciucio rispetto all’acquitrino della nostra politica.
Tra chi voleva Berlusconi patrono d’Italia e chi lo pregava morto mi sono sempre accontentato di una sua uscita di scena, considerando che attendo dal 1992, oggi dovrei essere un uomo felice. Eppure non riesco a condividere la gioia di tutti quegli italiani che in piazze e su social network festeggiano la caduta del leader maximo.
Trovo, anzi, triste che gli Italiani non capiscano cosa stia realmente succedendo, eppure basterebbe leggere un po’ di politica estera per farsi un’idea del perché e del percome.
Capisco l’esuberanza degli amici del PD e quelli della sinistra più rigorosa, ma proprio mi sfugge come riescano a non tenere un comportamento più riservato tutti quegli amici politici di centro destra che ieri lo hanno votato, inneggiato, spalleggiato, approfittato delle sue amicizie e che oggi fanno festa come se fosse finita una dittatura.

Alcuni dicono che c’è aria di rinnovamento, ma dalle prime battute mi pare di vedere un copione già imparato a memoria. Il governo cade anziché andare a scadenza, si chiedono le elezioni e si fa un governo tecnico, si scelgono i nomi fuori dalla cerchia degli eletti…si candida un tecnico, magari un illustre economista… ma non c’è già stato un Governo Amato così? Giuliano Amato esimio Professore, che per mettere a posto i conti prelevò notte tempo denaro sui conti correnti dei cittadini.
Ho sempre avuto stima e simpatia per Mario Monti, fin dai tempi del suo Sciopero Generazionale, antesignano di ogni idea di ricambio generazionale e fenditure nella monolitica gerontocrazia italiana, ma trovo democraticamente abominevole che venga catapultato alla guida dello Stato senza essere stato votato mai neppure da un italiano. Farsesco che sia stato nominato da Napolitano Senatore a vita il giorno prima e poi chiamato al Quirinale per fare un governo di larghe intese: roba da pentapartito come nella prima repubblica, quando i governi duravano una stagione e ci si poteva sempre mettere d’accordo su chi nominare Presidente del Consiglio.

A chi pensa che sia arrivato il tempo dei nuovi politici dico di non farsi troppe illusioni, anche perché lì nel limbo dei giovani junkers si coltivano politici al massimo da seconda repubblica: ragazzi e ragazze che hanno capito che chiusi i concorsi pubblici e privatizzate le poste l’unico vero posto fisso oggi è la Camera.

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