Qualunquismo, superficialità e superstizioni al tempo di Internet

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di FABIANA CILOTTI

Sapevate che il Giappone sta smantellando le centrali nucleari e che nonostante le abbia spente sull’onda del fatto Fukushima non deve fronteggiare carenze energetiche perché tutto ciò di cui ha bisogno gli è fornito dall’eolico? Ecco, perché io, distratta, non ne ero – per così dire e per rimanere in tema – al corrente.
La fonte di questa sconvolgente rivelazione, destinata evidentemente a cambiare i destini dell’umanità, è un blog. Niente contro i blog, per carità. Anch’io ho un blog, e non ne sminuisco l’importanza sociale (quella che anche i recenti fatti di vario sangue in Iran ed Egitto hanno consacrato). Solo che quando si fanno delle affermazioni che vorrebbero avere spirito giornalistico sarebbe meglio indicare le fonti da cui sono tratte, e qua di fonti non ce ne sono. Ma, gettato il sasso, è fatta: a quel punto centinaia, se non migliaia, di lettori ribadiranno la notizia. Eh sì. Perché il problema non è chi scrive, ma chi legge.

E così, ribadite sulle bacheche dei social network, queste non-notizie scatenano discussioni che facilmente strabordano nel delirante, nelle quali si ficca dentro un po’ di tutto: politica, pseudoscienza, complottismo, isteria, e dove a farla da padrona è solo una cosa: l’ignoranza. L’impossibilità di mobilitare, dentro di sé, quelle conoscenze che permettano di valutare, con equilibrio e spirito critico, la veridicità, la compatibilità, la serietà di ciò che si legge. L’italiano è un tuttologo che una volta si limitava a millantarsi CT della nazionale di calcio e oggi diventa, di volta in volta, ingegnere nucleare, neurochirurgo, architetto, criminologo, sociologo e chi più ne ha più ne metta, a seconda del tema di attualità del momento. E l’ovvia conseguenza di questi simposi tra qualunquisti riciclati è sempre la stessa: i veri ingegneri, i veri neurochirurghi, i veri architetti, i veri inquirenti, sono un branco di imbecilli al soldo del potere. Mentre le anime belle, anche se non hanno studiato, sono detentrici della Verità. Sanno tutto loro e dipendesse da loro tutti i casi criminali sarebbero risolti entro quarantacinque minuti (la durata media di un telefilm), i pazienti in stato vegetativo si risveglierebbero immediatamente ciarlieri grazie a un qualche dottor House e l’indomani se ne andrebbero con le loro gambe, e magari il mondo, dopo aver rischiato la catastrofe, verrebbe salvato da un manipolo di coraggiosi (cioè loro) capeggiati da qualcuno che per coincidenza assomiglia pure a Will Smith. A esser cattivi, verrebbe da pensare che aspirino ad una rivincita sulla propria insipienza, della quale ovviamente incolpano gli altri. Io non sono mai stata buona, quindi lo penso.

Leggo, sulla bacheca di una di queste anime belle, il suggerimento di dotare ogni casa di un pannello solare per risolvere il problema energetico globale (“così l’Enel si attacca perché ce ne svincoliamo”, è la brillante considerazione conclusiva).
Un’altra persona, ma della stessa pasta (verrebbe da dire un’altra testa della stessa Idra), sostiene che il riscaldamento a legna e la sua futuristica evoluzione, il pellet, è un validissimo sistema che, se adottato in larga scala, risolverebbe il problema energetico. Sono certa che questo l’avevano capito anche certi nostri antenati di n-mila anni fa, a parte che tra loro e noi sarebbe passato un po’ di tempo e anche una rivoluzione industriale. Che però a fare questa affermazione sia persona che contemporaneamente strepita contro l’effetto serra, la CO2 e la deforestazione mi fa un po’ strano.
Naturalmente poi non si contano le bocche certe che i nuclearisti siano una lobby e finanche che il terremoto in Giappone sia stato provocato ad arte da mano umana, manco a dirlo Americana.

E così, tra centrali nucleari che esplodono come bombe, specchi magici e specchietti per le allodole, fusioni nucleari (eh, sì, perché la fusione del nocciolo è diventata fusione nucleare) e fantomatiche fusioni a freddo, virtù esoteriche della carbonella e quant’altro, l’unica cosa che fonde veramente è la pazienza nei confronti di un popolo ignorante che si crede furbo e intelligente e che fa a gara a chi la spara più grossa, credendoci pure. E su Internet dilagano idiozia e disinformazione a celebrare l’anno della bufala il quale, purtroppo, è però l’unico che non si limita ai canonici 365 giorni solari, anzi, forse sarebbe proprio il caso di parlare di Era della Bufala.
Riportare qua tutte le stupidaggini lette in rete è impossibile, e anche volendo limitarsi a quelle riferite, negli ultimi giorni, alla questione nucleare, servirebbe un’intera collana. Perché non è l’opinione del singolo a preoccupare chi scrive (ognuno sia pro o contro a ciò che vuole), ma il flusso disordinato di pseudo-certezze omologate basate su argomentazioni inconsistenti, le superstizioni del terzo millennio, le nuove categorie magiche, un neomanicheismo in cui il nucleare è la magia nera demoniaca e il solare (o l’eolico) sono le fatine bianche o, ancor meglio, la spada fiammeggiante di un qualche arcangelo (non so quale, non frequento).
Mesi fa, autorevoli esponenti della sinistra scrissero una lettera aperta a Bersani, invitando il PD a rivedere la sua posizione di opposizione al nucleare. La stessa Margherita Hack ha più volte spiegato e recentemente ribadito come su questo tema la popolazione reagisca con paure irrazionali. La figura dell’antinuclearista italico medio esprime profonde contraddizioni, ignoranza sul tema e malafede ideologica.

Paure irrazionali per le quali nessuna spiegazione è possibile e che si perdono nella notte dei tempi e dell’uomo. La realtà dei fatti è che, in previsione di una crisi del fossile e se vogliamo mantenere il nostro stile di vita, è necessario ricorrere ad altre fonti energetiche e che le cosiddette rinnovabili, da sole, non potrebbero mai comunque supportare le esigenze di un paese che pretende di parlare di crisi quando, ad esempio, ogni studente universitario oggi si reca in facoltà in macchina mentre vent’anni fa ci andavamo a piedi o con una bici scassata di quarta mano e nessuno si lamentava. La realtà dei fatti è che Sanità, Sicurezza, Occupazione, Industria, Agricoltura, Trasporti, Servizi necessitano di energia, senza la quale è inutile scendere in piazza di volta in volta contro tizio o contro caio; la realtà dei fatti è che l’auto elettrica è un giocattolino carino, ma prima o poi la devi ricaricare e la spina la devi infilare in qualche presa di corrente (come d’altra parte già accade per gli ecologicissimi treni, che non si muovono per intervento dello spirito santo).

L’ipocrisia italiana è quella che vuole il territorio denuclearizzato ma una cospicua parte della sua esistenza dipende da energia acquistata dall’estero dove con il nucleare viene prodotta, mentre la rimanente parte è colpevole in solido dei disastri come quello del golfo del Messico, già caduto nel dimenticatoio, nel frullatore della notizia, nella tramoggia delle catastrofi; l’ipocrisia italiana è quella degli ambientalisti che accusavano Bush per non aver sottoscritto Kyoto, ma tacciono sulla Cina e sull’Asia emergente che avvelena ambiente ed economia (non in ultimo producendo – con l’energia da nucleare – i famosi pannelli in polisilicato destinati a fare energia pulita da noi e che nella loro durata di vita non riescono a restituire, in termini di rendimento, l’energia che hanno assorbito dalla loro produzione al loro smaltimento); l’ipocrisia di chi non contesta il nucleare iraniano che è tutto fuorché civile, ma a casa propria non lo vuole, facendo finta di non sapere che campa con l’autofertilizzante francese. Sarebbe bello poter fare a meno del nucleare, come del petrolio, degli allevamenti intensivi di mucche e maiali, tornare al buon selvaggio e ai tempi idillici delle candele e dei muli, sarebbe bello perché oltre che avere un ambiente più puro avremmo anche una geopolitica più trasparente, ma troveremmo comunque qualcuno che protesterebbe contro l’abbattimento degli alberi per far legna da ardere o magari un altro che recriminerebbe contro i geloni ai piedi lamentandosi di non poter fare una RMN alle falangi.

Come in preda ad una convulsa anoressia energetica e tecnologica, facciamo del senso di colpa per essere al mondo il criterio per decidere il futuro di questo disgraziato pianeta.
Esistono ecologisti per paura, ecologisti per colpa, ed ecologisti in mala fede. I primi sono quelli che nel dubbio evitano, votano no al nucleare, e quando pensano al nucleare vedono cani a cinque zampe, vitelli a due teste, cavoli radioattivi e bambini idrocefali. Sono quelli che vivono nell’incubo di Chernobyl e oggi di Fukushima. Disposti a credere ad ogni notizia catastrofista mentre rifiutano ogni rassicurante (e fondato) ridimensionamento.
I secondi sono gli anoressici dell’energia, quelli che si sentono in colpa per essere al mondo e la cui aspirazione è quella di riuscire a vivere d’aria. I nuovi asceti laici, profeti dell’apocalisse nucleare prossima ventura, che sterminerà il genere umano per le sue azioni contro il Creato che andava lasciato stare così com’era e quindi ce la meritiamo perché facciamo proprio schifo.

Se i secondi sono un po’ psicotici, sono comunque meglio dei primi, perché almeno sono coerenti. Fanno della loro vita un inferno, ma per lo meno è un inferno integerrimo. I loro sforzi non serviranno a salvare il pianeta, ma le loro anime sono candide. I primi invece sono semplicemente degli ignoranti isterici, quelli che pensano che le radiazioni si fermino al confine, che il già dimenticato disastro del golfo del Messico sia colpa solo dei petrolieri e non si accorgono che loro stessi campano ogni giorno di petrolio e nucleare acquistato, per l’industria, per il cibo, per gli ospedali. Quelli che vogliono la botte piena e la moglie ubriaca. E che però risolvono tutto con un pannellino sul tetto perché quando si parla di “problema energia” l’unica cosa che gli viene in mente è l’acqua della doccia.

I terzi? Beh, i terzi son quelli che si infinocchiano i primi ed i secondi e sulle loro psicosi come sulla loro ignoranza costruiscono imperi. Niente funziona di più del manipolare le paure profonde dell’uomo, per condurlo a credere ciò che gli si vuol far credere.

“Ci sono persone che sanno tutto ma purtroppo è l’unica cosa che sanno”. Oscar Wilde

2 COMMENTI

  1. Post alquanto suggestivo ed in massima parte condivisibile. Se però si invoca maggiore razionalità nel dibattito sul nucleare allora forse sarebbe meglio ammettere che, attualmente, il KW prodotto con il nucleare (se si considerano i costi di costruzione e di gestione di una centrale) è attualmente molto più caro di quello prodotto da una centrale termoelettrica, idroelettrica, ecc. tanto che nessuna compagnia energetica si sognerebbe mai di investire i propri soldi in una centrale termonucleare senza i copiossimi contributi statali che vengono erogati in questi casi (non si dimentichi che il referendum dell’85 aveva ad oggetto proprio l’abrogazione delle norme che concedevano questi incentivi).
    Allora perché puntare sul nucleare? Sostanzialmente per motivi geostrategici: garantirsi (seppure a caro prezzo) l’indipendenza energetica (è la scelta fatta a suo tempo dal Giappone), costruirsi un arsenale nucleare (è la scelta fatta a suo tempo dalla Francia e adesso dall’Iran), scommettere su un futuro aumento vertiginoso dei costi dei combustibili fossili.
    E allora la domanda da porsi è la seguente: lo Stato italiano (inserito stabilmente nell’UE) ha veramente la necessità di garantirsi l’autosufficienza energetica? Ha ambizioni da potenza nucleare? Non è forse più razionale, oggi, sfruttare gli investimenti compiuti dai contribuenti francesi e tedeschi e comprare da loro energia nucleare ad un prezzo inferiore a quello che ci costerebbe produrla da noi stessi?

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