Giustizia dell’altro mondo #10

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di Enrico Gagliardi

Il caso De Magistris

Luigi De Magistris alla fine dunque ha sciolto gli indugi: si presenterà alle prossime elezioni europee per l’Italia dei Valori. Ironia della sorte però proprio mentre era in corso la presentazione del futuro candidato alla presenza anche di Antonio Di Pietro, dalla Procura di Roma è arrivata la notizia dell’apertura di un fascicolo nei confronti dell’ex PM per le ipotesi di reato di concorso in abuso di ufficio e interruzione di pubblico servizio in relazione all’inchiesta promossa dalla Procura Generale di Catanzaro.

Dunque ancora uno strascico dei fatti che nei mesi scorsi hanno scatenato quella che da molti è stata definita una vera e propria guerra tra le Procure di Salerno e Catanzaro.

In questa circostanza però, almeno per adesso, il leader dell’Idv non sembra voler applicare al caso concreto quello che da sempre è stato il suo principio ispiratore, il suo mantra e cioè la teoria in base alla quale agli indagati non dovrebbe essere concessa la possibilità di candidarsi. In altri termini il principio “dipietrista” per cui il semplice status di indagato sembra equivalere ad una sentenza definitiva di condanna (in contraddizione con i principi cardini della nostra stessa Costituzione) nella vicenda della candidatura di De Magistris non opera.

Da parte sua il magistrato partenopeo, attualmente in forza al Tribunale del Riesame di Napoli, ha già dichiarato che in ogni caso non tornerà ad indossare la toga, anche se non sarà eletto. Certo la sua presentazione nelle liste dell’Italia dei Valori ha riaperto la polemica che da sempre accompagna la candidatura di tutti gli ex magistrati e che ha visto protagonisti altri esponenti di spicco della magistratura inquirente (basti pensare al caso di Giuseppe Ayala o di Gianrico Carofiglio attualmente Senatore del PD) e che soprattutto divide la stessa categoria al suo interno: il Consiglio Superiore della Magistratura infatti pur avendo dato un primo via libera ha sottolineato per bocca del suo vice presidente Nicola Mancino l’opportunità da parte dei magistrati che decidono di candidarsi, di non tornare più ad esercitare il ruolo di giudici.

Indubbiamente Antonio Di Pietro attraverso la candidatura di Luigi De Magistris tenta di pescare in un bacino elettorale che è quello di persone “affezionate” ai comportamenti particolarmente attivi di certa magistratura, specie inquirente, quel circolo nemmeno più tanto ristretto che fa capo ai soliti noti rintracciabili in alcuni giornali, in alcune televisioni, in alcune tribune politiche; non è un caso nemmeno la candidatura di Carlo Vulpio sempre nelle file dell’Italia dei Valori anch’egli per le elezioni europee. Il giornalista del Corriere della Sera che per mesi ha seguito, tra le altre, le inchieste della Procura di Catanzaro affiancherà proprio Luigi De Magistris quasi a saldare quel circolo mediatico-giudiziario, quel rapporto nocivo tra Procure della Repubblica e determinati giornali che troppo spesso ha inquinato e danneggiato in maniera irreversibile le fasi decisive delle inchieste o la vita privata dei singoli indagati.

In attesa dell’esito delle future elezioni europee resta comunque pendente un fascicolo a carico dell’ex Pubblico Ministero di Catanzaro, fascicolo con il quale Antonio Di Pietro dovrà volente o nolente fare i conti, pena la perdita di credibilità di tutte le sue teorie giustizialiste fino ad oggi professate con tanta veemenza.

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