Intervista all’Avv. Stefano Maffei, membro della segreteria del partito liberale italiano, dopo l’ultimo congresso

0
1385

di Piero Sampiero

(1) Quanti anni ha, di che cosa si occupa, quando ha iniziato la sua militanza nel pli e perché?

Ho 34 anni e sono un docente universitario. Mi occupo di diritto e giustizia penale e in questi mesi lavoro particolarmente al progetto europeo JUSTIS, attivo a Parma in collaborazione con il King’s College e la London School of Economics, che si occupa di misurazione dei livelli di fiducia dei cittadini nella giustizia. Mi sono sempre sentito “liberale” e rimpiango di non avere iniziato prima l’impegno militante. Il mio più che un impegno è un grido di dolore.

(2)Vuole spiegare meglio quest’ultima frase?

Il grido di dolore è legato al riconoscimento del fatto che l’educazione, i mass media e più in generale lo stile di vita degli italiani sembrano oggi ostacolare i “ragionamenti complessi”. La politica pare essersi ridotta a slogan e alternative secche: immigrati si/no, inasprimento delle pene si/no, aiuti alle imprese si/no. Il limite di questa classe dirigente è quello di avere illuso gli italiani che tali alternative possano fornire risposte esaustive a quelli che, invece, sono temi straordinariamente complessi, e per i quali servono competenze e qualità, non populismo e demagogia.

(3)Lei fa parte della segreteria del pli, a seguito dell’ultimo congresso. Può indicare quale programma intende attuare il suo partito nel panorama politico attuale?

Sintetizzerei il programma politico del PLI su tre aree: l’alleggerimento dello Stato, la difesa dello Stato laico e la valorizzazione di merito e competenze. In occasione delle elezioni europee il PLI porterà avanti alcune “battaglie” in linea con la propria tradizione culturale. Mi preme qui soprattutto tranquillizzare chi teme che i “liberali” bandiscano ogni impegno dello Stato in economia: un impegno allo Stato lo chiediamo, ed è quello di pagare con puntualità i debiti ai propri fornitori. Uno Stato non può essere “sociale” se non è anche “puntuale”.

(4)Non crede che l’alleanza del segretario del pli, il riconfermato Stefano de Luca con Paolo Guzzanti, nominato ex abrupto vice-segretario, accentui l’impronta personalistica che già gravava in passato sul partito?

Se personalità del calibro di Paolo Guzzanti trovano oggi nel PLI l’unico luogo autentico per una critica liberale verso l’attività del Governo me ne compiaccio. Il Presidente Berlusconi ha usurpato il titolo di liberale con un sapiente uso mediatico della bandiera dell’anticomunismo. Ma chi può credere che sia liberale un Governo che rifiuta di inserire nella propria agenda l’abolizione delle province, che regala 6 mila miliardi delle vecchie lire all’Alitalia che non esita a fare uso della decretazione di urgenza anche in una materia tanto delicata come il fine vita? Benvenuto quindi a Paolo Guzzanti e spero che altri si uniscano; in primis penso a Antonio Martino, ex Ministro della Difesa, che proprio nei giorni scorsi ha espresso nei confronti del Governo le stesse riserve che il PLI esprime da tempo, nel più completo ostracismo dei mass-media.


(5)Pensa sia realistico il progetto di un pli autonomo per le prossime elezioni europee? Chi potrebbe essere il papabile? Lo stesso Guzzanti?

La legge elettorale obbliga il PLI, per svariate ragioni, a cercare e promuovere alleanze. Sono in corso negoziati serrati, e questo mi obbliga a una certa cautela in proposito. Un punto però è fuori discussione: il PLI non potrà allearsi con nessuno dei 2 partiti di plastica (il PD con e senza elle) che sono corresponsabili del degrado della cultura politica italiana e, più in generale, del declino del Paese.

(6)Lei ritiene coerente con le origini storiche del pli una convergenza con i radicali, come pare auspichi il vicesegretario attuale?

Sarei felice di una convergenza con i radicali, che storicamente nascono proprio come la corrente di sinistra dei liberali. Certo, è innegabile che le decisioni politiche del Partito radicali talvolta risultano indistinguibili dalle intuizioni – ma anche dagli umori – di Marco Pannella. Un matrimonio non si può fare senza la sposa, ma io resto ottimista su questo, come su altri fronti.

(7)Le elezioni all’ultimo congresso sono state contestate dalla minoranza guidata da Diaconale e Taradash, sollevando qualche dubbio sul corretto utilizzo delle procedure, sollevando ombre sulla trasparenza del partito, assimilabile per tali ‘defaillances’ ai vecchi gruppuscoli partitocratici, nostalgici dei pentapartito di antica memoria e dei compromessi sottobanco, per ottenere prebende e poltrone o poltroncine alla vecchia maniera. Che cosa risponde?

E’ chiaro che gli screzi congressuali hanno lasciato qualche strascico, ma non credo il punto fossero poltrone e poltroncine, visto che il PLI oggi ne offre ben poche ai propri adepti. Al contrario, Taradash e Diaconale hanno subito dopo fatto valere le proprie “entrature governative”, il primo con la nomina a Presidente di un Parco Nazionale, il secondo con la benedizione per la corsa di sindaco a Livorno. Faccio ad entrambi gli auguri di buon lavoro e di successo, ma ci tengo a rimarcare come il PLI sia oggi il punto di riferimento per chi ritiene che i liberali non possano confondersi con un Presidente monopolista, con gli aiuti al comune di Catania, con chi propone un federalismo senza precisarne i costi…Potrei continuare…

(8)All’incontro di ‘Libertiamo’, la rivista di Benedetto della Vedova, sono stati esaminati svariati temi politici e culturali, da dibattere all’interno del futuro partito della libertà, con autorevoli interventi di parlamentari e dello stesso Berlusconi, auspicando che la voce della ‘polarità liberale’ dia corpo ad un progetto futuro per la crescita della democrazia e della libertà nel nostro paese.
Non le viene il dubbio il partitino che si fregia della denominazione di liberale sia ormai superato dalla storia e dalla temperie politica, favorita dalla nascita del pdl e che il suo scarso peso elettorale non faccia che favorire la frammentazione, e comunque la perdita di voti a favoe della sinistra? O pensa che con DeLuca e Guzzanti il pli sia destinato ad essere più di centrosinistra che di centrodestra?

Non sempre avere i numeri significa anche avere ragione. Un’alleanza a livello nazionale con la sinistra è fuori discussione, perchè il nostro progetto politico è un altro. Puntiamo, come ho già detto, a creare una vera e propria palestra per i giovani, in vista del dopo Berlusconi, in cui la politica italiana dovrà necessariamente ricominciare a fare i conti con le competenze e le professionalità, non più con “maggiordomocrazia” e “mignottocrazia”. Ecco il senso del progetto dei 300, per i giovani liberali che si riconoscono nel nostro manifesto. Ai giovani dico: cercatemi su facebook, e aggiungetevi al gruppo dei 300. Sarà una bella avventura.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci il tuo nome