Immigrazione in Usa: fra sogno e realtà

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di DOMENICO MACERI

La mia studentessa era turbata perché i figli degli immigranti illegali qualificano per le tasse universitarie dei residenti che sono notevolmente basse. Lei, invece, una studentessa straniera dell’Europa occidentale, doveva pagare le tasse dei non residenti che sono molto più alte. Nella sua mente, gli studenti illegali negli Stati Uniti vengono trattati meglio di quelli legali e ricevono più benefici.

Al primo sguardo ciò sembra giusto, ma quando si considera la situazione un po’, scavando sotto la superficie, la verità è abbastanza differente. La California ed alcuni Stati permettono ai figli degli immigranti illegali di frequentare l’università pagando le tasse universitarie dei residenti.

Ora anche il governo federale sta provando ad aiutare i figli degli immigrati non documentati e fornire a tutti loro questa stessa opportunità. Il Dream Act (Atto di Sogno), introdotto nel Congresso originalmente nel 2001, darebbe il diritto ai giovani “illegali” con cinque anni o più di residenza negli Usa prima della promulgazione della legge, di regolarizzare il loro status immigratorio. Potrebbero dunque ottenere la residenza legale ed eventualmente la cittadinanza americana se in possesso di laurea da un istituto universitario biennale oppure arruolandosi nelle forze armate americane.

Prima di concludere che questo disegno di legge sia un’altra proposta dei liberal, bisogna sapere che l’autore era il senatore conservatore Orrin Hatch (Repubblicano-Utah). Inoltre la proposta includeva il supporto di una cinquantina di legislatori repubblicani. I tragici eventi dell’undici settembre hanno rallentato il progresso ma adesso sembra che la Camera ed il Senato lo considerino seriamente. Gli avversari sono naturalmente presenti anche adesso. Le preoccupazioni tipiche includono il concetto della ricompensa degli atti illegali e l’incoraggiamento ad altri di venire illegalmente negli Stati Uniti.

Gli avversari del “Dream Act” sarebbero d’accordo con la mia studentessa: il crimine paga. In realtà, sono i giovani illegali e specialmente i loro genitori che pagano. I benefici educativi dei figli degli clandestini sono pagati completamente. I loro genitori lavorano e pagano le tasse come tutti gli altri residenti di uno Stato. Dovrebbero dunque qualificare per gli stessi benefici degli altri residenti. Gli operai non documentati, infatti, non ricevono tutti i benefici che meriterebbero a causa del loro status immigratorio. Uno dei benefici che gli operai non documentati non riceveranno mai è la previdenza sociale. Durante i quindici anni passati, hanno contribuito più di venti miliardi di dollari al Social Security ma non qualificano per le pensioni. Dato che molti dei dodici milioni di clandestini lavorano con numeri di Social Security falsi che le aziende accettano perché sembrano legali, i contributi a questi numeri non saranno mai richiesti. Dove vanno questi contributi? Arricchiscono le casse del governo e poi saranno spesi a beneficio dei cittadini.

Ma qualunque cosa si pensi degli operai non documentati, i loro figli non hanno commesso alcun reato. Non dovrebbero dunque essere puniti per le azioni dei loro genitori. Alcuni di questi figli sono nati negli Stati Uniti e sono cittadini americani per legge. Altri sono stati portati nel Paese dai loro genitori ad un’età molto giovane e conoscono poco o niente del Paese d’origine. In pratica, sono anche loro americani dato che hanno frequentato le scuole elementari e secondarie in America alle quali hanno diritto per legge federale.

Alcuni di questi “illegali” servono nelle forze armate americane e muoiono per “il loro” Paese. Il Pentagono sostiene che non ci siano clandestini arruolati nelle forze armate americane. Chiunque presenti documenti falsi sarà rifiutato. Tuttavia, la prima vittima degli Stati Uniti nella guerra in Iraq era Jose Gutierrez, un orfano guatemalteco cresciuto a Los Angeles. Era entrato illegalmente negli Stati Uniti e si era arruolato nei Marines con documenti falsi. Difficile rifiutare qualcuno che è morto servendo il suo “Paese”.

Il Dream Act avrebbe un impatto sui due milioni circa di giovani senza documenti. L’approvazione non sarà facile. Troppa gente è legata alla semplice ma molto potente nozione di legale contro illegale e non può vedere oltre per cogliere appieno la complessità della situazione che influisce questi esseri umani.

I senatori Michael Bennet (democratico-Colorado) e Barbara Boxer (democratica-California) hanno dichiarato che la loro rielezione è dovuta in parte notevole al voto dei latinos. L’approvazione del Dream Act includerebbe benefici pratici di natura politica ma anche quelli umani che ovviamente sono più importanti.

Domenico Maceri (dmaceri@gmail.com), PhD della Università della California a Santa Barbara, è docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California, USA. I suoi contributi sono stati pubblicati da molti giornali ed alcuni hanno vinto premi dalla National Association of Hispanic Publications.

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